VERSO REDIPUGLIA – il nonno di Bergoglio e la Grande guerra

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 Il 31 luglio 1914 il ministro degli esteri Antonino San Giuliano, a Roma, esponeva al Consiglio dei ministri la sua convinzione sulla neutralità dell’Italia, ma ormai era troppo tardi. L’Europa correva verso il baratro del primo conflitto mondiale. Due giorni prima l’Austria aveva dichiarato guerra alla Serbia e scoppiava il primo conflitto mondiale. Un anno dopo l’Italia schierava 31mila ufficiali e più di un milione di soldati di truppa. Tra questi Giovanni Carlo Bergoglio di Francesco e di Maria Brugnaro, classe 1884, nato il 13 agosto in località Bricco Marmorito di Portacomaro Stazione, frazione di Asti non lontana da Portacomaro, e nonno di Papa Francesco.
«Ho sentito tante storie dolorose dalle labbra del mio nonno che l’ha fatta sul Piave», ha detto il Pontefice (riferendosi alla Grande guerra) a conclusione del discorso che il 6 giugno ha rivolto all’Arma dei Carabinieri in occasione del bicentenario della nascita della Benemerita. Sono state le parole che hanno fatto scattare un lavoro di recupero della memoria storica a partire dal certificato di nascita di Giovanni Carlo Bergoglio fino alla richiesta di informazioni al Centro documentale della Regione Militare nord dell’Esercito Italiano e presso agli archivi di Stato di Torino, Alessandria e Asti.
Si arriva così al registro che attesta la visita di leva del nonno di Papa Francesco il 28 giugno 1904. Giovanni ha venti anni, alto 1 metro e 66, bruno, capelli ricci e occhi castani. In base alle leggi del tempo, però, viene “rimandato” per “deficienza toracica” evitando, ma solo per poco tempo, tre anni di servizio militare obbligatorio. Infatti, con l’entrata dell’Italia nel conflitto il 23 maggio 1915 a fianco di Francia, Inghilterra e Russia anche il nonno di Papa Francesco, a trent’anni, viene richiamato alle armi. Il numero di matricola del soldato Bergoglio è 15.543. Tra i dati e i contrassegni personali presenti sul suo foglio matricolare c’è il colore dei capelli castani, il mento tondo, il naso aquilino e la sua professione: caffettiere. Giovanni giunge in territorio dichiarato in “stato di guerra” il 10 luglio 1916 e viene assegnato al 78° reggimento fanteria che operava al confine con la Slovenia a nord di Gorizia nel settore del Monte Sabotino. Il 77° e il 78° reggimento facevano infatti parte della brigata Toscana. Nei giorni in cui arriva Giovanni Bergoglio la “Toscana” si era già trasferita alla fronte del medio Isonzo alla dipendenza della 4a divisione. Sarà protagonista di aspre battaglie per tutta l’estate del 1916, a partire da quella avvenuta nella notte del 5 agosto, alla vigilia della battaglia di Gorizia, nel 1917 e nel 1918. Non mancarono atti di coraggio e prove di valore da parte dei soldati che componevano la brigata durante la guerra. Non a caso le bandiere dei reggimenti furono decorate con la medaglia d’oro al valor militare. Ma a quale prezzo? Quante famiglie devastate, quanto dolore? Basta pensare che alla fine della guerra i militari di truppa del 78° contarono 882 morti, 1.573 dispersi e 3.846 feriti. Una tragedia nel dramma più grande di uno scontro globale voluto dai governi a scapito delle persone e della loro dignità.
 
Il nonno di Papa Francesco si salvò e, dopo essere stato aggregato al 9° Bersaglieri di Asti, lasciò il territorio di guerra. Fu inviato in licenza illimitata nel dicembre dello stesso anno e, dopo essere stato iscritto nella milizia territoriale nel distretto di Casale il 15 agosto 1919 fu congedato con una dichiarazione di buona condotta e premiato con la somma di 200 lire. La ricchezza più grande, però, fu quella di ritornare a Portacomaro. Da lì era partito laddove le trincee scavate sui costoni delle montagne sembravano rughe sulla fronte di un uomo e la pioggia che cadeva giù dai crinali le lacrime dei parenti lontani.
 
Giovanni Bergoglio e tutti gli altri nonni d’Italia che superarono il dramma della Grande Guerra sono tornati alla vita due volte: perché sono sopravvissuti, ma soprattutto perché sono stati ascoltati dai figli e dai nipoti. Tra questi Jorge Mario Bergoglio che dei racconti di nonno Giovanni si è sempre ricordato. Oggi da Papa invita tutti noi a riscoprire i nostri nonni affinché la memoria possa diventare storia e dagli errori del passato operare quotidianamente per costruire un futuro di pace. Anche per questo la visita del pontefice al sacrario militare di Redipuglia prevista per il 13 settembre assumerà un significato ancora più intenso. (Vincenzo Grienti)