Da oggi l’Arcivescovo in visita al contingente italiano in Kosovo

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 (02/04/2015) Per le Celebrazioni Pasquali, l’Ordinario Militare si recherà in visita in Kosovo, dove tanti nostri militari sostengono la popolazione locale vittima di violenze e della tragedia della guerra.

«In quella terra – dichiara il Vescovo – celebrerò il Triduo della Passione, Morte e Risurrezione di Cristo, cuore di tutta la vita e di tutta la speranza cristiana, così necessaria anche in un tempo come il nostro, in cui spesso sembra spenta proprio la speranza della pace. Ma, spesso, sono proprio i nostri militari a riportare la speranza di una pace che può sempre risorgere». Infatti, come il Vescovo ha scritto nel Messaggio inviato, in occasione della Pasqua, alla Chiesa Ordinariato Militare, «anche se gravemente violata, la pace può risorgere, come risultato di un processo di trasformazione lenta, operata da chi cerca di sgretolare la violenza nel suo pericoloso imporsi quotidiano e lo fa in maniera silenziosa, senza proclami pacifisti e senza lotte ideologiche, ma con la cura, la difesa, la protezione, con le armi della vicinanza e del servizio, del dialogo e della condivisione. La pace può risorgere da quell’aiuto che i nostri militari portano a fratelli lontani, lasciando il proprio Paese e ricostruendo, con loro e per loro, le rovine di Paesi distrutti dalla guerra, le coscienze di uomini annientati da totalitarismi, la crescita di popoli tenuti all’oscuro dalla conoscenza del mondo e oscurati alla conoscenza del mondo, l’interesse per culture di cui si vorrebbero cancellare le identità, le devastazioni di odi fratricidi che lasciano indifferenti i potenti della terra». «È un impegno grande – ricorda ancora Mons. Marcianò – e la Chiesa sente il bisogno di dire “grazie”, sostenendo con grande impegno pastorale l’opera dei militari, creando tra essi un clima di comunione che li aiuti ad affrontare le tante difficoltà, rafforzando la loro fede nell’infinito amore di Dio. Un amore che può far vincere la pace come, nella Pasqua, ha vinto la morte».