Una giornata per non dimenticare i caduti del Monte Piana

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(21-07-2015) Al monte Piana (Dolomiti di Sesto) si sono commemorati domenica scorsa i cento anni dalla morte del maggiore Angelo Bosi, l’ufficiale a cui è stato dedicato il rifugio sulla cima del monte e, soprattutto, si sono ricordate le migliaia di soldati che in quel luogo persero la vita per i combattimenti, il fuoco delle artiglierie, gli stenti, le fatiche, il gelo durante la prima guerra mondiale.
E’ stato un evento caratterizzato da tutta la solennità che il posto richiede. A presiedere la celebrazione eucaristica l’Ordinario Militare per l’Italia, monsignor Santo Marcianò. Presenti autorità militari e il picchetto armato del 6° reggimento alpini, oltre a numerose autorità civili. La cerimonia era organizzata in simbiosi dalle sezioni Cadore e Padova dell’Associazione nazionale alpini e dalla Associazione “Amici del Monte Piana” a cui – quest’anno – si è aggiunto il contributo del “Comitato per il centenario” di Auronzo.
Significativi i diversi passaggi dell’Ordinario nell’omelia: “Ai nostri giorni, il mondo militare, soprattutto quello italiano, sta portando al mondo un messaggio chiaro di rifiuto dei confini visti come trincee di guerra: un messaggio di accoglienza e abbattimento dei muri, che è un prezioso, indispensabile, fecondo seme di pace. E questo va gridato con forza, assieme al grazie. Si tratta di un impegno non facile di fronte al quale tutti, inutile dirlo, ci sentiamo fragili. Non dobbiamo, però, perdere la speranza. Gesù lo sa, conosce la nostra povertà e il nostro cuore. È Lui, dunque, che prende su di sé la Croce, cioè la missione di abbattere i muri in noi. Gesù ci aiuta a sviluppare stili di vita che distruggano l’inimicizia: il dialogo, come crescita nella propria identità e rispetto dell’identità dell’altro; la sobrietà, come superamento dell’egoismo e attenzione al bene comune; l’umiltà, come antidoto al senso indiscriminato di dominio sulle cose e le persone. Ma – come scrive il Papa – «non è facile maturare questa sana umiltà e una felice sobrietà se diventiamo autonomi, se escludiamo dalla nostra vita Dio e il nostro io ne occupa il posto, se crediamo che sia la nostra soggettività a determinare ciò che è bene e ciò che è male».
Anche voi alpini, voi militari, – ha concluso mons. Marcianò – dite così il vostro «no» deciso a ogni guerra, prendendovi cura delle persone come dell’ambiente e imparando dall’amore per le vette, per la natura, per il creato, a crescere con un cuore come quello di Gesù, la cui «compassione» per i bisogni e le sofferenze degli altri va oltre tutto, oltre i propri interessi, oltre il proprio riposo, oltre la propria vita.
Sì, cari amici, dalla contemplazione alla compassione. Finché ci saranno uomini così, uomini che – come voi alpini, come tanti militari – vivono la compassione e la comunione universale, la guerra non avrà futuro, come sussurra, oggi, questo splendido Monte.