NO, NON VINCE LA GUERRA – Letture, canti, immagini di un Natale sul fronte

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(16-12-2015) Nella chiesa di Santa Caterina a Magnanapoli ieri sera è risuonato l’eco del Natale 1914. A cento anni dall’entrata nella prima guerra mondiale dell’Italia, il Centro Culturale Roma, con la collaborazione dell’Ordinariato Militare per l’Italia, ha celebrato non sono un anniversario, ma l’umanità di cui può essere protagonista un soldato in guerra, nell’evento dal titolo Se non vince la guerra.
Il coro alpino La Biele Stele di giovani studenti universitari di Roma lo ha ricordato attraverso i canti tradizionali, mentre con letture di lettere dal fronte e stralci dal film Joyeux noel. Una verità dimenticata dalla storia, è stato possibile per il pubblico immedesimarsi nel celebre fatto, spesso dimenticato, della Tregua di Natale. Quella notte di Natale del 1914 soldati europei di opposti schieramenti poterono deporre le armi e andare incontro al nemico cantando, festeggiando, giocando insieme, innanzitutto perché condividevano una cultura comune, fatta di canti, inni, festività, tradizioni.
Non solo un fatto di 100 anni fa, ma una possibilità ancora oggi. In una situazione di crisi, non solo economica ma anche sociale, politica e prima di tutto umana, in cui ci troviamo a vivere, in un contesto di attacchi terroristici e scenari di violenza in diverse parti del pianeta, stiamo vivendo quella che Papa Francesco ha definito una “Terza Guerra Mondiale a pezzi giunta fino a noi”. Di fronte a questa situazione, l’Europa appare spesso impacciata, incapace di dare una risposta unitaria. Questa cultura comune esprimeva a ben guardare un cuore comune, un cuore più grande della guerra.
Per Francesco Morabito, direttore del coro alpino CET, «il centenario dell’entrata nella Prima Guerra mondiale è stata un’occasione per una riflessione sul tema della guerra e dell’umanità dei popoli che le vivono. Abbiamo scoperto che nei canti più belli, anche i più tristi e drammatici, non vi è traccia di recriminazione e di disperazione, ma, anzi, un senso di compassione e di speranza. Abbiamo sentito vibrare la nostalgia, l’avvertita mancanza o lontananza di qualcosa – Qualcuno – che colmi il cuore umano. Nel cantare assieme, di chi scioglie in canto la propria umanità, e soprattutto nella bellezza espressiva delle armonie musicali, intuiamo una risposta possibile, che supera la somma delle umanità individuali, così come l’armonia musicale sfonda la misura delle singole voci».