Gesù cade “la quarta volta” – Messaggio dell’ Ordinario per la Santa Pasqua 2016

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(25-03-2016) Sembrano, ormai, tante stazioni della Via Crucis: Bruxelles, in questi giorni; e poi anche New York e Parigi, il Kenya e la Tunisia, il Mali e lo Yemen, la Siria, il Mar Mediterraneo e il Mar Egeo… come pure i tanti presidi militari che vediamo moltiplicarsi nelle città, quasi come in un assetto di guerra. E il male inspiegabile, il terrore incontrollabile, le fughe inarrestabili sono – erano già – il dolore, il peso specifico della Croce che il Figlio di Dio ha portato e continua a portare tra le strade del mondo.
Tante Stazioni di una Via Crucis che, assieme, quasi compongono la “guerra mondiale a pezzi” più volte denunciata da Papa Francesco e ora, a suo stesso dire, sempre più unificata.
Sotto il peso di questa guerra, di questo terrore, di questo dolore, di questa follia assurda senza apparente via d’uscita, ci sembra che Gesù cada, quasi ci fosse un peso in più sulla Sua Croce già schiacciante. Ci sembra che Gesù cada una “quarta volta”!
Non era successo nella strada verso il Calvario, dove altre mani contrastavano le mani armate: le mani del cireneo che offrivano pausa alla fatica; le mani di una donna, ristoro per il sudore; le mani della Madre, ricordo di una carezza che restituisce forza; le mani del ladrone pentito che suscitavano compassione; le mani del centurione che indicavano, nella morte, una Vita senza fine.
 
Servono ancora le nostre mani, perché Gesù non cada la “quarta volta”!
Servono le vostre mani, carissimi militari, chiamate a contrastare le mani armate per portare difesa sicurezza, con la presenza tra la gente, l’intelligenza dell’indagine, la collaborazione in disegni strategici, l’impegno in missioni internazionali; servono le vostre mani che continuano a sottrarre al mare migranti e profughi, bambini e donne, accompagnando il gesto del soccorrere con il calore della carezza, talora necessaria per l’ultimo sforzo che eviti la morte tra le onde… Il momento difficile che il mondo vive vi chiama in causa in modo speciale, interpella il vostro coraggio, la competenza, la dedizione totale fino al rischio della vita, lo stile che vi contraddistingue quali convinti operatori di pace. E la comunità umana, la Chiesa tutta vi è grata per questo.
Ma servono anche le mani di tutta la comunità umana, di una comunità internazionale che non può continuare a ignorare come la lotta al terrore richieda armi diverse. Richieda mani unite non da interessi economici o politici, non dalla semplice difesa di alcuni territori che lascia altri nell’abbandono indifferente, non dalla violenza che continua a respingere, nella fallace illusione che fermare chi fugge dalla guerra sia fermare la guerra fuori della porta di casa.
Sì. Gesù non cade, non cadrà la “quarta volta” se, per disarmare le mani armate, ci saranno ancora mani così, unite da una strategia di difesa dal male, di contrasto della logica del male. Mani non chiuse ma tese, lungo le Stazioni della Via Crucis dei nostri giorni ormai sparse in ogni luogo del pianeta, in ogni mare, in ogni cuore umano, per trarre in salvo ciò che resta dell’umanità e evitare che essa precipiti in una caduta forse fatale. Mani spalancate da quella misericordia che, come aveva imparato San Giovanni Paolo II dagli orrori della guerra, è «limite imposto al male».
Mani giunte nella preghiera, capaci di invocare, implorare, intercedere; capaci di indicare il Cielo, come il centurione, e sperare che l’uomo si ricordi di essere fatto per quella Vita senza fine che tutti ci attende nel mattino della Risurrezione.
Buona Pasqua di cuore. E così sia!
 
X Santo Marcianò