“Sempre pronti a servire i fratelli come Maria ha fatto con la cugina Elisabetta” (mons. Marcianò)

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(22-04-2016) Un antico pellegrino anonimo, citato dal monaco benedettino Pietro Diacono (XII sec.), ci parla dei ricordi sacri presenti nei dintorni Betlemme: “Non lontano di là c’è una chiesa detta dei Pastori, dove un grande giardino è accuratamente chiuso tutto intorno da un muro; e c’è in quel luogo una grotta molto luminosa, che ha un altare là dove un angelo, apparso ai pastori veglianti, annunciò la nascita di Cristo”. Anche san Girolamo (fine IV sec.) menziona più volte questo luogo, associandolo alla biblica Migdal-Eder (Torre di Eder o del gregge) e la chiesa di Gerusalemme vi celebrava una festa la vigilia del Natale. Prima dell’arrivo dei crociati la chiesa fu distrutta ma, nonostante ciò, le rovine continuarono ad essere visitate dai pellegrini. Tradizionalmente il luogo era segnalato a Deir er-Ra‘wat, sul margine meridionale della pianura sottostante Betlemme, dove esistono notevoli rovine di un antico edificio sacro.
Nella cornice descritta, è iniziato il penultimo giorno di esercizi spirituali. Puntuale come al solito, il predicatore, mons. Frisina, tiene la prima riflessione del giorno (la versione integrale sarà disponibile a breve in formato audio): “I pastori, cioè la gente umile, lontana dai palazzi del potere, sono i primi ad andare alla grotta per vedere il bambino di cui gli avevano parlato gli angeli. Questi umili lavoratori, ricevono una notizia sconvolgente. La nascita del Re di Israele, del messia atteso dalle genti, nasce in un umile grotta. E quando lo vedono –commenta don Marco, parafrasando un antico canto natalizio composto da San’Alfonso Maria de’ Liguori-cominciano a toccare i piedini, poi le manine di Gesù bambino che li benedice, non volendo lasciare la grotta, entrano ed escono, perché la loro gioia è grande! Anche noi siamo chiamati ad annunciare ai fratelli ciò che abbiamo “visto e toccato”, con semplicità, facendo gustare agli altri la bellezza del Vangelo. Questa è la forma più alta di evangelizzazione a cui dobbiamo aspirare, affinchè “la buona notizia”, sia portata a tutte le genti”.
A termine della riflessione personale, riprendiamo il cammino verso Ain Karem, il luogo della Visitazione di Maria alla cugina Elisabetta. Il Vangelo ci presenta il percorso frettoloso di Maria dopo l’Annunciazione, dalla cittadina della Galilea alle ridenti colline della Giudea. La Basilica, ricorda l’incontro tra le madri e i loro pargoli portati nei rispettivi seni, che si riconoscono in una mutua esultanza di gioia e festa, nell’attestare che è il Signore Dio d’Israele “che ha visitato e redento il suo popolo”  scrive la storia dell’umanità. Il Santuario è ridente, immerso nel verde, quasi nascosto, ma ben conosciuto nella zona, la fatica per raggiungerlo è ricompensata, dal paesaggio fiorente e silenzioso che racchiude e custodisce la memoria di quell’incontro. Difatti appena arrivati non si può che rimanere estasiati e sentirsi, come lo furono i protagonisti dell’incontro evangelico, pieni di gioia e di riconoscenza cantando il Magnificat. Incastonate nella parete, che ha di fronte il Santuario stesso, sono poste delle maioliche diversamente lavorate in svariate lingue antiche e moderne. L’inno alle meraviglie di Dio, pronunciato da Maria, è canto che attira subito l’attenzione dei visitatori, un invito alla preghiera, e al ringraziamento al Dio del cielo, “che abbassa i superbi e innalza gli umili”. L’incontro tra le gestanti che fa riconoscere, per opera dello Spirito, la presenza, da parte del Precursore, del Messia atteso, diviene un canto alla vita che non può che essere colto nella gioiosa atmosfera che si respira, invitando così i pellegrini al silenzio e alla preghiera.
Celebriamo la Santa Messa nella Basilica. Mons. Marcianò, invita i sacerdoti ad essere sempre pronti nel servizio, come lo è stata Maria con la cugina Elisabetta.  Nell’omelia, il predicatore, non manca di sottolineare la disponibilità che ogni sacerdote deve avere nel portare agli uomini la parola della salvezza: “nonostante le vie dell’annuncio sono ripide e pericolose, non dobbiamo temere di andare dove il Signore ci indica”.
Durante la Celebrazione dell’Eucarestia, ricordiamo l’anniversario sacerdotale di don Giuseppe Merola, che alla fine esprime il suo ringraziamento al Signore per il dono del ministero sacerdotale. Nel pomeriggio a Betlemme, presso la grotta di San Giuseppe, ascoltiamo la seconda meditazione del giorno, che anche questa sarà disponibile su file audio. Non possiamo temere! Il Signore, con amore accompagna tutti noi credenti. Rispondendo alla sua chiamata, la paura finisce. Lui, il Salvatore è sempre presente, ed attende che anche noi cominciamo a costruire i cieli e la terra nuova.
Don Salvatore Lazzara