Esercizi in Terra Santa: cronaca dell’ultimo giorno di permanenza

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(22-04-2016) Siamo giunti all’ultimo giorno della permanenza in terra Santa. Il desiderio dei cappellani è quello di “rimanere” ancora qualche giorno. Ma lasciamo cadere questa “tentazione”, ricordando lo stupore di Pietro nel vedere Gesù Trasfigurato sul monte Tabor: “Signore, è bello per noi stare qui, facciamo tre tende… una per te, una per Mosè e l’altra per Elia”. E’ tempo di andare. Nonostante è difficile “staccarsi”, da questi luoghi santi. Il primo appuntamento della giornata si svolge al Patriarcato Latino di Gerusalemme. Incontriamo il Vescovo ausiliare dei Latini, Mons. William Shomali, che dopo il saluto affettuoso e fraterno dell’Arcivescovo, spiega ai presenti le “condizioni” in cui vivono i cristiani di Terra santa.  La presentazione in tre parti ha analizzato l’aspetto economico, politico e socio-religioso: “Nella zona di Betlemme, ad esempio le istituzioni cattoliche (scuole, ospedali e Università di Betlemme) danno lavoro a un terzo della popolazione cristiana della regione” ha sottolineato mons. Shomali. “Ecco perché la Chiesa cattolica di Terra Santa continua a intervenire per aiutare i più poveri”.
Il vescovo ausiliare non ha dimenticato di menzionare un’altra risorsa per i cristiani. L’aiuto che arriva dalle chiese d’Occidente. “Durante i difficili anni dell’Intifada, quando la disoccupazione raggiunse il 60% e quando la comunità cristiana soffriva d’insicurezza e povertà, abbiamo sentito una solidarietà immensa da parte dei nostri fratelli in Occidente. La storia dovrà ricordarsi di questa generosità”. L’alto prelato, ha poi ricordato le difficoltà che incontrano i cristiani palestinesi (attraversare i checkpoint; prendere l’aereo ad Amman e non a Tel Aviv; la difficoltà di costruzione di immobili; l’emigrazione e la difficoltà di riunione delle famiglie; divisione dell’acqua).
Sul piano politico, Mons. Shomali spiega senza illusioni che la “continuità del conflitto non sembra promettere una soluzione a breve scadenza”. Dunque, è necessario sperare contro ogni speranza. Il destino di questa comunità  cristiana, e la sua sopravvivenza dipendono dall’evoluzione del processo di pace ma anche dalla capacità dei cristiani di vivere come cittadini liberi ed eguali in mezzo ai due blocchi maggioritari: l’Islam e l’ebraismo, e di trovare la forza nella fede di rimanere cristiani, fieri di esserlo e di offrire una bella testimonianza agli altri”.
A proposito della vita religiosa, il vescovo è molto chiaro: “Oggi, i cristiani in Terra Santa sono orgogliosi di essere cristiani. La pratica del battesimo è molto alta. Tutti si sposano in Chiesa. Partecipano a cerimonie sociali; un terzo partecipa alla messa domenicale. Vogliamo approfondire la fede di questi cristiani, che appare spesso superficiale e sociale. Stiamo lavorando per migliorare la catechesi e stiamo anche incoraggiando alla lettura quotidiana della Parola di Dio”. 
A termine dell’incontro, ci trasferiamo nella chiesa dedicata alla Trasfigurazione del Patriarcato di Gerusalemme, dove, abbiamo celebrato l’Eucarestia. Mons. Marcianò, ha ricordato in questa Santa Messa, quanti nei prossimi mesi celebrano l’anniversario di Ordinazione Sacerdotale. Abbiamo sentito il calore del pastore che ha cura delle sue pecorelle. Ora è giunta l’ora di partire. Ognuno porta nel suo cuore un bagaglio ineguagliabile di spiritualità. Che certamente sarà messo a disposizione di quanti desiderano incontrare il Signore e camminare nelle sue vie.
 
Don Salvatore Lazzara