(13-06-2016) Assisi – Introduzione dell’Arcivescovo all’incontro di aggiornamento e formazione per il Cappellani Militari

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 Assisi, lunedì 13 giugno 2016

Carissimi confratelli, siamo ancora insieme a vivere il nostro annuale corso di formazione, occasione che, data la situazione logistica della nostra Diocesi, diventa la più significativa, assieme agli esercizi spirituali, per il presbiterio della Chiesa dell’Ordinariato Militare, dopo la Messa Crismale: è “il” momento di incontro, comunione e aggioramento, per tutti i cappellani militari e i sacerdoti della nostra Chiesa. Anche questo incontro si inserisce, per noi, nel Giubileo Straordinario. Uno “straordinario” che, potremmo dire, sta diventando “ordinario”; ed è bene che sia così. Abbiamo vissuto, nell’Anno Santo, il nostro Giubileo Sacerdotale nella Messa del Crisma, il Giubileo dei Militari, l’apertura delle Porte Sante nelle Missioni Estere e nella casa di reclusione di Santa Maria Capua Vetere, le Celebrazioni Giubilari nelle diverse Zone Pastorali; infine, con alcuni di voi, abbiamo contemplato la Misericordia condividendo la straordinaria esperienza del Pellegrinaggio Giubilare in Terra Santa… Quello che credo il Signore ci chieda, in questi giorni che vivremo insieme e insieme a San Francesco, è proprio di trasferire, tradurre la misericordia in linguaggio ordinario, cioè in «vita», come fece lui. Io ho cercato di farlo nella Lettera Pastorale scritta per il Giubileo, che oggi consegno a ciascuno di voi; ora cercheremo di farlo anche attraverso il Programmma del nostro incontro, che intende proporre la misericordia come mistero da scoprire e, allo stesso tempo, da suscitare nelle realtà di cui parleremo. Anzitutto la realtà della famiglia: «Misericordia e famiglia». Avevamo il dovere di iniziare proprio da questa riflessione. Sentiamo, infatti, la necessità di collegare tanti elementi, emersi nei Corsi degli anni precedenti, alle preziose indicazioni della corposa Esortazione Apostolica Amoris Laetitia: un Documento con cui il Papa, da una parte, parla al cuore delle persone e delle famiglie, quasi mettendosi accanto alla loro realtà concreta e alla concretezza del potere di amore che viene loro dalla grazia sacramentale e dal rapporto con il Signore; dall’altra parte, parla a tutti coloro che sono impegnati nella pastorale della famiglia e con le famiglie, parla a noi pastori, affidando il tesoro della famiglia alla nostra fede e alla nostra cura, alla carità e al discernimento, alla nostra creatività e contemplazione. Riflettere ancora sulla famiglia sarà importante anche per me, perché dovrò completare la Lettera Pastorale sulla famiglia che desidero sia un reale riflesso di quanto la nostra Chiesa vive, pensa, prega e necessita. È per questo che, in continuità con gli anni precedenti, oltre alla relazione specifica che ci verrà offerta dal Cardinale Menichelli, Arcivescovo di Ancona e Padre Sinodale, conto molto sui vostri suggerimenti e riflessioni, anche sugli interrogativi e sulle provocazioni che emergeranno dai lavori di gruppo di oggi e dal dibattitto di domani: sono certo che il Signore, che ha guidato la Sua Chiesa a condividere la strada delle famiglie del mondo attraverso due Sinodi, saprà guidare anche noi in questi giorni, per aiutarci a svolgere meglio il nostro servizio al matrimonio, comunità umana ed ecclesiale attraverso la quale entra nel mondo l’amore, la misericordia. Della misericordia approfondiremo, poi, la ricaduta sociale e socio economica, in particolare il suo ruolo nella «tutela della giustizia e della pace», due aspetti che stanno al cuore del nostro ministero tra i militari e che verranno sviluppati da uno studioso di chiara fama, il professor Zamagni. La misericordia dovrebbe essere il criterio interpretativo della società, Papa Francesco lo ha affermato già da Cardinale Arcivescovo di Buenos Aires, riferendosi più volte all’Icona del Buon Samaritano quale simbolo di una società giusta perché fondata su una logica di compassione, condivisione, cura. Oggi l’Icona del Buon Samaritano è diventata il simbolo del Giubileo, quasi a voler indicare come sia proprio la Misericordia a costituire il “proprium” che, nella tradizione, caratterizza e giustifica l’Anno giubilare: la restaurazione della giustizia retributiva, la liberazione da ogni tipo di schiavitù, la condivisione del raccolto… non ultimo, il “fermarsi”, nella preghiera di gratitudine e di lode, che consente di riconoscere un Creatore al quale tutte le cose appartengono e dal quale proviene ogni dono. Ecco, allora, che la misericordia diventa anche il criterio interpretativo della vita militare: ho voluto spiegarlo nella Lettera Pastorale, cercando di individuare alcune «opere di misericordia» tipiche del nostro mondo; ed è bello che quei gesti ricchi di misericordia, che tanti dei nostri militari compiono quotidianamente con senso del dovere e non poca oblatività, possano essere riscoperte come una sorta di «beatitudini», ricchezza per il mondo e per la nostra Chiesa. Perché la misericordia, come il Papa ci ricorda nella Bolla di indizione del Giubileo, è «l’architrave» che sorregge la vita della Chiesa[1]. Tutto questo, però, esige che noi per primi riscopriamo la misericordia come «architrave» che sorregge la nostra vita di presbiteri: «Misericordia e sacerdozio» sarà il tema dell’ultima giornata che trascorreremo insieme. Una piccola variazione al Programma prevede, infatti, che l’intervento di padre Amedeo Cencini – canossiano e psicologo esperto di formazione umana, in particolare nel sacerdozio e nella vita consacrata – sia spostato al giovedì pomeriggio e si prolunghi il venerdì mattina, il che ci richiederà di anticipare le conclusioni del Convegno. La misericordia è il perdono che, in quanto sacerdoti, siamo chiamati ad amministrare in nome di Dio ma, prima di tutto, siamo chiamati a vivere nell’esperienza personale, ricevendo dalla relazione con il Signore il dono di essere perdonati e di perdonare noi stessi, il dono di essere misericordiosi imparando noi, per primi, a “usarci” misericordia. È il momento più intimo che questo Giubileo ci richiede, è il momento più autentico. Se è vero che l’Anno Santo ha un forte significato sociale, comunitario, comunionale, è vero che tutto questo sgorga da un cuore riconciliato e capace di riconciliazione. Un cuore come quello di Francesco! È con lui che il nostro Corso ci chiede quest’anno di camminare. Siamo ad Assisi, una terra che, grazie a questo Santo straordinario e straordinario uomo, diventa scuola di perdono e di pace, scuola di povertà e umiltà; non ultimo, scuola di fraternità, anche di concreta fraternità sacerdotale ed ecclesiale. La vivremo con gioia e gratitudine, questa fraternità: nei momenti di riflessione, confronto e svago tra noi, come pure nella preghiera e nella Liturgia condivise con i frati francescani che ci ospitano e con alcuni vescovi dell’Umbria, segno di quella comunione con le Chiese locali che, in quanto cappellani, ci sforziamo sempre di costruire. Ci accompagni, dunque, il cuore di Francesco, alla cui Tomba avremo anche il dono di celebrare l’Eucaristia. Come vi ho scritto nella Lettera di invito, questo sarà un momento di ringraziamento e preghiera per il X Anniversario della mia Ordinazione Episcopale, che ricorre il prossimo 21 giugno e che, da vescovo, desidero celebrare nella comunione più intima e profonda con voi confratelli sacerdoti; ma questa Celebrazione sarà anche il segno sacramentale del nostro Pellegrinaggio Giubilare nei luoghi di Francesco e del cammino di questi giorni. Cari confratelli, iniziamo questo Pellegrinaggio, iniziamo questo Corso! E che la misericordia di Francesco sia la testimonianza con cui il nostro sacerdozio è chiamato a confrontarsi e sia il dono che il Signore ci concede, anche per intercessione di Santa Chiara e per le Mani della Madonna, di Santa Maria degli Angeli. Buon lavoro. X Santo Marcianò


[1] Francesco, Miseirocrdiae Vultus