Salvatore Martinez: la profezia dirompente di Evangelii Gaudium….per la chiesa “da campo”

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(06-03-2018) “I movimenti ecclesiali laicali sono per la Chiesa ricchezza e bellezza e i cappellani militari, pastori impegnati nella Chiesa “da campo”, sono onorati e gratificati dall’impegno dei laici perché sono i loro unici collaboratori. La nostra missione è da laici, tra laici”.
Con queste parole Mons. Santo Marcianò, nei giorni scorsi, ha inquadrato e presentato l’apostolato dei sacerdoti dell’Ordinario Militare a Salvatore Martinez, presidente del Rinnovamento nello Spirito (RnS), invitato ad approfondire la dimensione pastorale nel cammino di formazione permanente del Giovane Clero, i preti ordinati nell’ultimo decennio, sviluppando e approfondendo l’esortazione apostolica Evangelii Gaudium di Papa Francesco.
Proseguendo, mons. Marcianò, nell’introdurre Martinez, ha usato espressioni cariche di affetto fraterno e di profonda stima, lo ha definito “un laico innamorato del Signore, che vive radicalmente il Vangelo, uno strumento in cui si riconosce l’agire dello Spirito di Dio nella storia degli uomini, un pungolo per i sacerdoti”.
Incoraggiante e speranzoso il primo pensiero rivolto da Martinez ai presenti: “Guardo a voi e so cosa il Signore può fare attraverso di voi. Quanto i laici possono essere segnati dalla vostra santità, dallo zelo per la casa del Signore… perché io devo tutto, davvero tutto, all’incontro con santi sacerdoti. Lo dico con una gratitudine immensa”, citando i suoi padri e maestri: p. Matteo La Grua, don Dino Foglio, p. Giuseppe Bentivegna.
Le successive battute di Salvatore non hanno lasciato spazio a esitazioni: è tempo di operare e vedere miracoli, è tempo di novità! Riconoscendo quanto afferma il Papa in Evangelii Gaudium che il tempo in cui viviamo è un tempo di crisi e, aggiunge, che la madre di tutte le crisi è spirituale, la nostra generazione – la prima del primo secolo del terzo millennio – è chiamata a vivere un tempo di discernimento nella misura in cui lo si fa diventare un tempo di conversione e di scelte, un tempo di sfide, ma anche di opportunità benefica affinché il nostro spirito umano si orienti sullo Spirito di Dio.
La presenza e le parole di Salvatore, sin da subito, hanno favorito un’estensione di sguardi e di orizzonti, quanto il vescovo si auspicava all’inizio dell’incontro: “Troppe volte anteponiamo all’esperienza di Cristo le nostre ragioni, troppe volte ci priviamo delle intime esperienze con Dio impedendo, dunque, l’ingresso negli abissi della misericordia divina”. Ecco l’invito a fidarsi dell’azione dello Spirito Santo, a coltivare nella preghiera – quella d’ampio respiro che trasforma e riforma l’uomo – una fede umilmente confessata, vitalmente praticata, permanentemente perseguitata.
Come monito quaresimale è risuonato forte il richiamo del Libro delle Lamentazioni: «Esaminiamo la nostra condotta e scrutiamola, ritorniamo al Signore. Innalziamo i nostri cuori al di sopra delle mani, verso Dio nei cieli» (Lam 3). Esplorando l’esortazione Evangelii Gaudium, manifesto programmatico del pontificato bergogliano, molti sono stati i passaggi che hanno tratteggiato una Chiesa, con in testa i pastori, a rischio infarto spirituale, ammettendo che il presumibile malessere sia da ricondurre ad un affare di cuore. Malattia dagli effetti devastanti: vivere come se Dio non esistesse, promozione di attività senza motivazioni adeguate, assunzione di mondanità spirituale, accentuazione dell’individualismo misto ad autonomia, preponderanza della funzione a discapito dell’unzione, un’omiletica sterile.
Salvatore Martinez, richiama il Cad. Ratzinger nella sua ultima uscita a Subiaco prima di entrare in Conclave: “Soltanto attraverso uomini intimamente toccati da Dio, Dio potrà fare ritorno nella storia” e propone e lancia la maxi operazione “cuori puliti”. Specie per i cappellani, dalla vita con i militari abbastanza esigente, si richiede un maggiore rafforzamento interiore per resistere al male e, una volta commossi, riuscire a muovere verso l’esperienza della misericordia divina, a pronunciare parole fondamentali, a diffondere il buon odore della santità, della vita eterna.
Per quanto la conversione non si possa porre a teorema, il Papa paternamente indica cinque verbi nei quali si possono ritrovare e rintracciare i passi verso una conversione pastorale in chiave missionaria: “La chiesa in uscita è la comunità dei discepoli missionari che prendono l’iniziativa, che si coinvolgono, che accompagnano, che fruttificano e festeggiano” (EG 24), e Salvatore a ciascuno di questi verbi associa, rispettivamente, le dimensioni profetica, comunionale, pastorale, carismatica, cultica, da recuperare e incentivare perché non prevalga il comodo e terribile criterio del “si è sempre fatto così”.
Martinez riconosce già nella possibilità offertagli di parlare da laico ai cappellani giovani, una conversione in itinere, un favorire un Gesù “in entrata”, perché si abbia una chiesa “in uscita”. Un cappellano militare che non cammina da solo, ma che nel percorso di formazione permanente conta “sempre sui fratelli e specialmente sulla guida del Vescovo per un saggio e realistico discernimento pastorale” (EG 33) sta adempiendo, senza paura, con audacia e creatività gli orientamenti del documento papale, perché appaia nell’Ordinariato Militare quanto le è più proprio e che corrisponde ai desideri di Papa Francesco: “Io vedo la Chiesa come un ospedale da campo dopo una battaglia”. Noi sappiamo, noi lo siamo!
 
don Rino De Paola