Perugia – Verso la Pasqua col Cardinale Bassetti

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(26-03-2018) I Cappellani della IX Zona Pastorale “Marche-Umbria” al completo e una nutrita presenza di Militari di tutte le Forze Armate, della Polizia di Stato, della Polizia Penitenziaria, Pompieri, Crocerossine ed Associazioni Combattentistiche e d’Arma, il 23 marzo scorso, ci siamo trovati nella Cattedrale San Lorenzo in Perugia per la celebrazione della Santa Messa in preparazione alla Santa Pasqua. Ha presieduto la concelebrazione Sua Eminenza il Cardinale Gualtiero Bassetti, Arcivescovo della città e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Una giornata tutta bella, tutta speciale; persino il tempo ci ha regalato una magnifica giornata di sole dopo tante giornate di freddo e pioggia. La Messa arricchita dai canti del Coro della Polizia Locale di Perugia (per gli amici e per i maligni è il Coro delle Vigilesse di Perugia, molto più belle con gli spartiti di musica sacra che con i blocchetti delle multe, tutte nel cuore di don Aldo Nigro, loro Patron). Ancora più straordinario è stato il Cardinale Bassetti che in due momenti ha voluto esprimere per la nostra Chiesa Ordinariato Militare parole entusiastiche e che fanno bene all’anima e non solo. Già in sacrestia, mi ero avvicinato al Cardinale per chiedergli se potevo in Chiesa rivolgergli alcune parole di saluto a nome dei Cappellani e soprattutto del nostro Arcivescovo Mons. Santo Marcianò, e lì lui mi disse le seguenti parole: “Voi della Chiesa dell’Ordinariato Militare state facendo delle cose molto belle e siete un bell’esempio per tutta la Chiesa d’Italia”. Ho pensato che fossero delle parole di circostanza, comunque assai gradite, ma non potevo immaginare il resto. Iniziata la celebrazione, tra cori e voci festanti (!!!) delle vigilesse, dopo il saluto del celebrante gli ho rivolto delle parole di saluto: “Eminenza carissima, grazie per essere con noi oggi in questo giorno di grande festa: giorno nel quale siamo convenuti in questo luogo sacro per vivere, guidati da Lei, un momento di preghiera, col quale vogliamo predisporci, nel migliore dei modi, alla celebrazione della Santa Pasqua, festa di luce, di vita, di speranza e di pace, festa che addolcisce il nostro cuore”. Ovviamente ho aggiunto i saluti affettuosi e fraterni del nostro Arcivescovo e, terminato il mio intervento, il Cardinale ha ripreso la parola dicendo delle cose davvero stupende sulla nostra Chiesa Ordinariato Militare: “Grazie a tutti voi che siete qui oggi, rappresentanti della Chiesa Ordinariato Militare. Questa Chiesa che è un esempio per tutte le Chiese d’Italia. Questa Chiesa che vive una credibile e tangibile comunione pastorale, che è un esempio per tutti, tutti dovrebbero essere così”. C’è qui sufficiente motivo per essere contenti, le parole del Cardinale mi hanno toccato il cuore e reso felice, parole “pesanti” se consideriamo che a dirle è stato proprio lui, il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana e che proprio per questo qualche confronto se lo può permettere. Che dire? Durante l’omelia, sempre il Cardinale, ha elogiato il lavoro dei nostri Militari in Patria e all’estero e proprio pensando a quest’ultimi ha raccontato della bellissima giornata vissuta in Libano col nostro contingente, dove, oltre alle cerimonie di rito, ha avuto la gioia di amministrare il sacramento della Cresima a 18 dei nostri giovani soldati e nei colloqui ha potuto aprire gli occhi sui tanti segni di risurrezione che i nostri Militari portano nel mondo: “lavorano, soffrono, sentono la mancanza degli affetti, ma li ho visti motivati, costruiscono, ricostruiscono, infondono speranza, tanti piccoli segni e pegni di risurrezione”. Questa è la Pasqua, una Pasqua che può essere vissuta e annunciata ogni giorno, qui e dovunque. Dio che non ha risparmiato la morte del suo unico Figlio (a differenza di come aveva fatto risparmiando la vita di Isacco… sempre parole del Cardinale), attraverso la Croce manifesta tutta la portata e la potenza del Suo Amore, e noi, Militari che siamo a servizio del bene di tutti possiamo col nostro servizio riaccendere la speranza alle tanti croci portate dagli uomini (che Dio non vuole che muoiano) e renderle alberi di vita. Le croci portate dagli uomini non possono essere destinate a portare un cadavere, ma la risurrezione. L’unico cadavere sulla croce sarà quella del Figlio Unigenito. Il diavolo balla, danza, grida di gioia… ma rimane fregato, da lì, proprio dalla Croce Gesù attirerà tutti a sé e gli svuoterà l’inferno. A Pasqua non muore nessuno, né Cristo né i tanti cristi della terra: a Pasqua chi muore è proprio la morte. Auguri!
P. Peppino Faraci