Lourdes – L’Arcivescovo nella Messa alla Grotta: “verità, giustizia, amore, libertà”

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(21-05-2018) La mattina di sabato la delegazione italiana comprendente le scuole, le accademie e vari reparti delle Forze armate e di Polizia insieme con le famiglie, e accompagnati dalle note suonate dalla Fanfara della Brigata Granatieri di Sardegna, si è raccolta come di consueto presso la Grotta dell’apparizione della Beata Vergine Maria per la celebrazione della Santa Messa presieduta dal nostro arcivescovo mons. Santo Marcianò e concelebrata da tutti i cappellani militari italiani presenti.
Nell’omelia il nostro vescovo richiamava al tema del pellegrinaggio: “Pacem in terris: la pace sulla terra”; esortando a chiederla “a noi stessi, alla Chiesa, come strumento e sacramento di pace”. “La pace che è un grido anelito di ogni uomo”.
“Ma per edificare la pace” ricordava, è necessario riferirsi all’ordine che è dato dalla Sapienza creatrice di Dio. “Dio ha fatto tutto bello e ha creato l’uomo il più bello delle creature”. Quindi “siamo chiamati a rispettare ogni persona umana per la sua dignità, perché è divina in quanto ognuno di noi è figlio di Dio”.
Per fare ciò il vescovo indicava 4 vie connaturali alla persona umana: verità, giustizia, amore, libertà.
Verità: quella di cui tutti abbiamo bisogno. “Vuol dire prendere coscienza dei nostri doveri nei confronti degli altri. Essa ci fa intravvedere il futuro, altrimenti è menzogna!”. “Chi non vive nella verità, rischia di distruggere” e non costruire pace. Facendo riferimento a S. Teresa di Calcutta mostrava la dignità della verità della vita che nasce nel grembo di una madre: “se una donna arriva ad uccidere il proprio bambino nel grembo non ci sarà mai pace”. Questo è riconoscere la dignità!
Giustizia: che vuol dire riconoscere i diritti degli altri.
Amore: se il mondo fosse tutto a posto, in pace, ci sarebbe comunque sempre bisogno di cercare e curare gli ammalati, i poveri, i bisognosi. Ricordava quindi che “c’è sempre bisogno di amore”. “L’amore che non si dà a parole ma con i fatti” e che vuol dire “aprire gli occhi”. “Avere attenzione all’uomo. Come fate voi militari quando intervenite nei territori, nelle missioni internazionali dove operate a favore della sicurezza e della dignità delle persone. Ciò porta a dire alle popolazioni: non andate via!”
Libertà: come responsabilità verso se stessi verso gli altri. Esortava perciò a comprendere che la pace è un fatto poliedrico: “è fatta di atti concreti operati dalla gente, dalle persone. Ma ha bisogno di gente che viva da risorta per diventare strumenti di pace!”
Concludeva perciò con “viviamo da risorti, chiediamolo a Maria, la nostra mamma, e siamo sempre più operatori di pace!”.
Dopo l’omelia quindi venivano rinnovate le promesse di fedeltà reciproca delle coppie di sposi presenti e che festeggiavano i loro anniversari di nozze. Venivano altresì ricordati i traguardi raggiunti da sacerdoti e religiosi che festeggiavano il loro anniversario di ordinazione e di consacrazione.
 (M. Medaglini)