Omelia di Mons. Marcianò nella Solennità di S. Maria Virgo Fidelis

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(21-11-2018) Pubblichiamo il testo integrale dell’omelia pronunciata dall’Ordinario Militare stamattina nella Messa presso la Scuola Ufficiali Carabinieri di Roma

 Carissimi fratelli e sorelle, «Dio ci ha scelti prima della creazione del mondo»! Se davvero meditassimo a fondo queste parole della seconda Lettura (Ef 1,3-6.11-12), avremmo un po’ più chiaro cosa significa “missione”. Dio crea il mondo, la storia. E’ la storia umana di tutti i tempi e tutti i luoghi con le sue epoche, le sue vicende, le sue avversità e il suo splendore… la storia fatta di progresso e dominazioni, di guerre e di pace, di scoperte scientifiche e di grandi opere d’arte… la storia fatta di uomini che si incontrano, di amicizie che nascono, di famiglie che si formano e trasmettono le storie di padre in figlio… una storia immensa e, dentro questa storia, “io”, “noi”; non per caso ma frutto di una precisa «scelta» e, grazie a questo, portatori di una missione insostituibile. Scelti da Dio, «eletti», dice letteralmente il testo greco di San Paolo; e l’elezione è un tutt’uno con la missione. Per capirne meglio la portata, possiamo forse chiederci cosa proviamo quando, ad esempio, un superiore ci “sceglie” per affidarci una missione importante, delicata, magari confidandoci di non volerla affidare ad altri… Ce ne sentiamo altamente responsabili e cerchiamo di mettere tutto noi stessi per portare a termine questo incarico. Quanto è grande il vostro senso di responsabilità, cari carabinieri! In un tempo della storia che vede comportamenti e scelte irresponsabili – non solo da parte di persone giovani ma talora anche di uomini e donne con compiti di guida nella società, nelle famiglie e nella stessa Chiesa – voi, non di rado, diventate simbolo di un senso di responsabilità che fonda la fedeltà. In realtà, si è fedeli perché ci si sente responsabili. E come la “responsabilità” prevede la presenza di un qualcuno a cui dover “rispondere”, così la “fedeltà” implica una relazione, qualcuno a cui essere fedeli. Celebriamo oggi la festa della Virgo Fidelis, vostra Patrona; Maria, umile donna di Galilea, fedele a una missione per la quale si era sentita scelta da Dio e fedele a Dio che l’aveva scelta. Come per Maria, la scelta di Dio è l’origine della nostra missione nel mondo, anche della vostra missione di carabinieri. Ma la scelta di Dio è pure il fine della missione: Dio ci ha scelti, continua Paolo, per essere «santi»; non perché “servisse” a Lui qualcosa ma ci ha scelti per noi stessi, per farci eredi di un dono: la santità. Stiamo riflettendo sulla santità nella Scuola di preghiera di quest’anno, con l’aiuto di un bellissimo Documento che Papa Francesco ha donato alla Chiesa, l’Esortazione Apostolica Gaudete et Exultate. Dentro la chiamata alla santità, ci ricorda il Papa, c’è una speciale chiamata alla gioia. Ma essere santi – lo vediamo nella parola ebraica kadosh – significa anche letteralmente essere separati, cioè scelti, il che ha un riflesso concreto sulla storia. La santità, cioè, non è un qualcosa di spiritualistico, che riguardi anime particolarmente dotate, ma è frutto della fedeltà alla propria missione, nella misura in cui si comprende che essa ci viene affidata da Dio e viene portata avanti da Dio, in noi e attraverso di noi. «Per essere santi non è necessario essere vescovi, sacerdoti, religiose o religiosi – scrive Papa Francesco -. Molte volte abbiamo la tentazione di pensare che la santità sia riservata a coloro che hanno la possibilità di mantenere le distanze dalle occupazioni ordinarie, per dedicare molto tempo alla preghiera. Non è così. Tutti siamo chiamati ad essere santi vivendo con amore e offrendo ciascuno la propria testimonianza nelle occupazioni di ogni giorno, lì dove si trova»[1]. Preparandomi nella preghiera a questa Eucaristia, ho pensato molto alla santità dei Carabinieri; accanto a figure forti come Salvo D’Acquisto e altri, la vedo in tanti di voi che si spendono in modo esemplare: solo pochi giorni fa abbiamo celebrato il funerale di uno dei vostri ragazzi, Emanuele, la cui dedizione è arrivata al dono della vita durante un inseguimento… Davvero la santità non è astrazione ma vivere fino in fondo, in pienezza; fare il proprio dovere sentendosi responsabili di una missione, il che supera il senso del dovere, arricchendolo – dicevo proprio ai funerali di Emanuele – dell’eccesso di amore, della sproporzione con cui l’amore oltrepassa il dovere perché vede nell’altro la persona della quale si è responsabili, da custodire e salvare, persino con la propria vita. Un tale modo di vivere il dovere introduce un elemento di umanizzazione nel mondo, nelle realtà istituzionali, nel lavoro quotidiano, nelle relazioni interpersonali. E voglio dire, con grande convinzione, che esso è tipico dell’Arma e che l’Arma, in certo senso, lo impara proprio dalla Virgo Fidelis. È il dovere inteso come responsabilità, come fedeltà.    Nel Vangelo (Mc 3,31-35), Gesù sembra rifiutare Sua Madre ma, in realtà, ci mostra in Lei il modello di tale fedeltà: «Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre». Compiere la volontà di Dio non è solo accettare gli eventi o eseguire i comandi, ma vuol dire imparare a leggere la storia che Lui ha creato, sapendo intravedere la propria missione come collaborazione a questa creazione che continua. C’è un parallelo tra un senso del dovere così inteso e la costruzione della pace. Anche la pace, dice il Concilio, «non è mai acquisita una volta per tutte ma la si deve costruire continuamente», tenendo conto dei cambiamenti della storia e convinti che essa «non è semplicemente assenza di guerra» quanto piuttosto «opera della giustizia», cioè «frutto dell’ordine impresso nella società umana dal suo fondatore»[2].   Cari amici carabinieri, Maria ci insegna la fedeltà a quest’«ordine», fondato sulla gerarchia di valori che parte dalla giustizia, e ci chiede di rimanervi fedeli nei cambiamenti della storia. È la fedeltà alla storia, così com’è stata pensata da Dio e nella quale la nostra missione si inserisce. Vi sono grato, vi siamo grati, perché sentite nel cuore la responsabilità della storia e la portate avanti ogni giorno in compiti diversi, in Italia e nel mondo, che sempre hanno come criterio della gerarchia dei valori la giustizia e la pace. Così, voi aiutate anche la Chiesa intera a lavorare nella direzione della storia scritta da Dio, con il vostro servizio che raggiunge tutti, soprattutto le periferie geografiche ed esistenziali della povertà, dell’esclusione, della violenza e del sopruso, cercando di scrivere pagine di non violenza, di difesa della vita, di rispetto dell’ordine impresso da Dio nella storia. La Virgo Fidelis vi accompagni e protegga la vostra missione che vi vede fedeli alla storia, testimoni di un dovere vissuto nella gioia della responsabilità e, mi auguro sempre più spesso, della santità. Grazie di cuore!X Santo Marcianò


[1] Francesco, Esortazione Apostolica Gaudete et Exultate, 14
[2] Concilio Ecumenico Vaticano II, Costituzione Gaudium et Spes, 78