Il linguaggio “paradigmatico” di questi giorni

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(22-04-2020) Vale la pena riproporre i passaggi salienti di una dichiarazione rilasciata di recente dall’Arcivescovo all’Adn Kronos, riguardo al linguaggio in uso nei media riferito alla pandemia.

“Il riferimento alla guerra è spesso diventato, in questi giorni, un modo paradigmatico di descrivere la situazione provocata dalla pandemia da Coronavirus”. Così l’Ordinario Militare che poi aggiunge: “da un lato l’uso di questo linguaggio è certamente comprensibile, dal momento che, in particolare nei due grandi conflitti mondiali, si può trovare una circostanza storica utile per descrivere e interpretare un evento dalle proporzioni inedite e preoccupanti, che non ha precedenti simili nella storia più recente. Per certi versi – chiosa – quella che stiamo vivendo è, difatti, una sorta di guerra, nel senso che è “lotta” contro un “nemico” sconosciuto, violento ma – in questo caso – comune a tutta l’umanità”. Poi precisa: “è una lotta che si combatte con le ‘armi’ costruttive dello studio e della ricerca, dell’assistenza clinica e della sollecitudine politica, del controllo delle norme e del rispetto delle norme… dell’unità nella solidarietà e, per i credenti, nella preghiera”.

Ed ancora: “Ciò che appare inopportuno e deviante è che un linguaggio del genere sia usato con insistenza e con toni eccessivi, con esagerazione teatrale, con la superficialità di chi, magari fino al giorno prima, aveva ostentato un analogo estremismo di opposta matrice, ovvero in senso negazionista nei confronti dell’allarme circa il pericolo del contagio e la necessità di misure contenitive”.

Per l’Arcivescovo: “possiamo, dunque, anche parlare di guerra e, soprattutto in Italia, possiamo parlare di “dopoguerra”, come ha fatto con incoraggiante sapienza il Presidente Mattarella. Ma possiamo farlo se, da questo periodo storico, sappiamo trarre la lezione di quella rinascita che si fonda sul rispetto della dignità e dei diritti umani, su una politica onesta e attenta alle fasce più povere, malate e deboli della popolazione, sulla valorizzazione del nostro territorio, sul sostegno delle imprese, sulla creatività dell’arte e della cultura, sulla giustizia sociale e sul senso di fraternità”.