Giurando fedeltà, sono pronti a partire

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(15-10-2020) Nel pomeriggio di giorno 8 ottobre, nella cappella del Seminario Maggiore “S. Giovanni XXIII”, due giovani, Luigi Sarnataro e Gianni Mizzi, hanno prestato solenne giuramento di celibato alla presenza dell’Ordinario Militare Mons. Santo Marcianò.

Questo giuramento solenne, incastonato nella celebrazione del vespro, ha coinvolto l’intera comunità del seminario e non solo, diversi, infatti, sono stati i militari convenuti, compresi i testimoni scelti da Luigi e Gianni.

Il Vescovo, commentando con profondità ed ampiezza la lettura del vespro, ha invitato i due seminaristi, e tutti i presenti, a comprendere meglio il senso del giuramento. Esso infatti significa la dichiarazione pubblica di volersi donare totalmente, di volersi, nel senso più nobile del termine, espropriare per donarsi al servizio della Chiesa. Si tratta effettivamente di una espropriazione dalle singolari caratteristiche, essa infatti non sottrae ma arricchisce, non toglie ma dona, non fa decrescere in nulla la persona e la dignità umana, ma la esalta e la eleva, la rende capace di essere se stessa in modo migliore e più pieno, sempre se ciò viene letto nella prospettiva di una vocazione da parte del Signore a questo stato di vita ed a questo servizio.

L’ammissione agli ordini sacri, infatti, deve precedere questa forma di giuramento, su questo punto in particolare il vescovo ha voluto richiamare l’attenzione dei presenti. Gianni e Luigi, insieme all’intera comunità del seminario, hanno preparato questo momento, vivendo un tempo di esercizi spirituali – fra il 27 settembre ed il 3 ottobre – presso la comunità monastica di Camaldoli, dove il P. Matteo Ferrari ha approfondito con generosa esegesi i capitoli 8 e 9 del Vangelo di Matteo.

I nostri due compagni poggiano solennemente la mano sui sacri vangeli, recitano all’unisono la professione di fede, raccolgono gli sguardi attenti e calorosi dei presenti, affidano con cuore umile e fiducioso la loro vita al Signore della storia.

I superiori del seminario vengono invitati dal vescovo a salire sul presbiterio, quasi a fare da ala al giuramento. Ala ulteriore siamo noi seminaristi insieme al resto del popolo di Dio. La solennità del momento non toglie nulla all’armonia familiare che caratterizza la nostra comunità, anzi le dona una luce particolare. Ognuno di noi compagni si sente partecipe di quanto avviene, è coinvolto, sente che due membri della comunità stanno compiendo un passo importante, significativo, coraggioso, e vive sinceramente unito al giuramento di Gianni e Luigi con il cuore e la preghiera.

Il vescovo non fa passare inosservata la comune radice latina di “iuramentum” e “ius”, giuramento e legge, ma ricorda anche “iugum”, il giogo. La radice perciò contiene diverse sfumature semantiche, ma è preponderante quella che indica il “legame”, che peraltro anche in italiano ha la stessa radice di legge. Chi giura si lega, accetta quel che è definito “iugum”, il giogo. Ma Gianni e Luigi ruminano nel cuore le parole di Gesù: “Il mio giogo è dolce, il mio carico è leggero” (Mt.11,30). Nessuna rinuncia, dunque, ma solo accettazione grata di un dono, un dono che nel casto silenzio della donazione sussurra agli uomini l’eternità, annunzia la fedeltà piena, testimonia l’incorruttibilità dell’autentico amore.

(Raimondo La Valle)