L’Ordinariato al convegno dei cappellani NATO a Gloucester

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(18-11-2021) Se la cooperazione tra gli Ordinariati Militari cattolici di tutto il mondo è una realtà consolidata da tempo, quella tra cappellani di diverse confessioni cristiane o addirittura provenienti da altre fedi resta ancora prevalentemente circoscritta alle specifiche circostanze che, di volta in volta, si vengono a creare nei teatri operativi esteri o in specifici contesti multinazionali.

Da questa considerazione e sulla scia di alcune esperienze analoghe già svoltesi in passato è nato il progetto di padre Alex Bennett, cappellano militare della Chiesa Anglicana, di organizzare un convegno di confronto e formazione che riunisse le diverse espressioni dell’assistenza spirituale nello specifico ambito dei Paesi che aderiscono all’Alleanza Atlantica.

L’appuntamento si è svolto nella prima decade di Novembre a Gloucester (UK), presso il quartier generale del Corpo di Reazione Rapida della NATO, dove padre Bennett presta servizio, e ha visto la partecipazione di cappellani e relatori provenienti da varie nazioni. Per l’Ordinariato italiano erano presenti don Salvatore Lazzara e don Bruno Mollicone.

I lavori si sono svolti interamente in lingua inglese e hanno affrontato l’ampio spettro di situazioni nelle quali i cappellani sono chiamati a prestare la loro opera a sostegno del personale militare, delle popolazioni civili e di una equilibrata azione di comando. Le numerose relazioni (una ventina) hanno affrontato non solo il tema della cooperazione fra i cappellani, ma anche quello relativo ai rapporti che ordinariamente intercorrono con altre figure come, ad esempio, quelle di area medica, etica e psicologica, nonché le specifiche situazioni che emergono nei contesti operativi.

Non è mancato anche un intervento di carattere prettamente geopolitico, tenuto dal comandante della base di Gloucester, Gen. Edward Smyth-Osbourne, che ha offerto una panoramica sugli importanti cambiamenti che sono già in atto e che, nel breve e medio termine, andranno verosimilmente ad incidere sugli attuali assetti planetari.

Il Generale ha riservato parole di grande apprezzamento per l’azione umana e spirituale dei cappellani militari sottolineando in una battuta come talvolta, per comprendere il clima di un reparto, «un colloquio di 30 minuti col cappellano davanti a un caffè può risultare più utile di una dozzina di pagine di relazione scritta».

Per esigenze di spazio, in questo breve articolo ci soffermiamo su un tema al quale è stata riservata una certa importanza proprio in apertura del convegno: quello della interoperabilità.

In ambito NATO l’interoperabilità è un vero e proprio concetto-chiave. In sostanza si tratta della «capacità delle forze dell’Alleanza e dei Paesi Partner di addestrarsi, esercitarsi e operare efficacemente assieme nell’esecuzione di missioni e di compiti assegnati». La standardizzazione delle procedure e l’uniformità delle strutture sono ovviamente finalizzate a conseguire un’efficienza e un’efficacia sempre maggiori.

Ciò che è emerso in modo chiaro è che se il concetto di interoperabilità risulta consolidato da tempo nel funzionamento generale della NATO non altrettanto si può dire per quello che è lo specifico campo d’azione della Chaplaincy, ovvero il servizio di “cappellania”, l’assistenza religiosa, spirituale e umana al personale militare.

Un primo elemento dal quale non è possibile prescindere, ad esempio, è quello relativo alle differenze teologiche. E qui vale la pena accennare brevemente che, anche su questo punto, esiste un’ulteriore e particolare specificazione… In Olanda, ad esempio, la Chaplaincy non è composta solo da sacerdoti cattolici e pastori riformati, ma anche da un nutrito numero di consiglieri umanisti (definiti anche cappellani), riconosciuti a pieno titolo nel loro servizio di assistenza etico-filosofica fin dal 1964.

Negli anni che verranno la progressiva interoperabilità delle cappellanie costituirà una sfida ineludibile, a tratti entusiasmante, ma – inutile negarlo – anche estremamente delicata. Sarà ad esempio fondamentale definire in modo chiaro anche cosa voglia dire esattamente questo termine declinato nella specificità dell’assistenza spirituale.

In realtà se ne sta discutendo già da tempo e ad oggi sono stati sottoscritti, in vari ambiti, diversi documenti di indirizzo, come ad esempio quello che ha visto la luce a Berlino, nel 2020, in uno specifico incontro internazionale e interreligioso: Guidelines for Military Chaplains Co-operation in a Multinational Environment (Linee guida per la cooperazione dei Cappellani Militari in un ambiente multinazionale). É indicativo che il termine utilizzato non sia coordinamento ma cooperazione, concetto che presuppone una progressiva e sempre più forte integrazione.

Molti sono gli aspetti da analizzare e affrontare, ma su tutti vi è una certezza: il dialogo ecumenico e interreligioso, tanto caro alla Chiesa Cattolica e allo specifico magistero di Papa Francesco, trova e troverà sempre più, anche nel contesto operativo delle cappellanie militari, uno dei terreni più fecondi e predisposti per dare frutti importanti.