Creati per amore, inviati per amare: in seminario il secondo incontro della “Scuola di Preghiera”

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(03-12-2021) “Carissimi, se Dio ci ha amato, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri. Nessuno ha mai visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri Dio rimane in noi e l’amore di lui è perfetto in noi” (1 Gv 4, 11-12).

Le parole dell’apostolo Giovanni hanno guidato la riflessione che l’Arcivescovo Ordinario Militare ha voluto donare ai giovani militari radunati al Seminario Maggiore “San Giovanni XXIII” – Scuola Allievi Cappellani giovedì 2 dicembre 2021 in occasione del secondo incontro della Scuola di Preghiera.

Il tema dell’amore non è casuale come argomento trattato perché la stessa preghiera è relazione d’amore. Il verbo amare – ha detto l’arcivescovo – è un imperativo, un grido del cuore che viene da Gesù: è proprio lui a dirci che l’amore è tutto ciò che conta ed è tutto ciò che dobbiamo sapere, perché lui stesso è amore. Con Kierkegaard possiamo dire infatti “se Dio non fosse amore io non avrei motivo di credere”. Don Santo ha quindi elencato tre dimensioni per “imparare” l’amore; sì perché l’amore va imparato, attraverso l’ascolto, la pazienza ed anche gli errori; eviteremo così di chiamare “amore” ciò che non lo è e che magari pensiamo invece di possedere. La prima è quella della amicizia: partendo dalle belle parole che usa il libro del Siracide per descrivere questo

sentimento siamo invitati a tornare alla radice dell’amicizia, che è volere profondamente il bene dell’altro amando l’altro così come egli è. La seconda è quella linguaggio del corpo, tema controverso e delicato oggi perché, influenzati dalla società e dai luoghi comuni siamo portati a credere che il nostro corpo sia solo la nostra sessualità: è facile per un giovane d’oggi pensare il corpo unicamente come un possesso finalizzato al piacere, mentre per recuperare un bello e vero rapporto con la corporeità siamo invitati a riscoprire la sessualità come dono grande di Dio, che non ci ha creati per stare da soli ma nemmeno per essere usati, anzi ci ha forniti della sessualità per continuare il “lavoro” della creazione, donando la vita; certo, un amore che diventa fecondità ha bisogno di un progetto stabile e maturo. Il terzo e ultimo modo per imparare l’amore suggerito dall’Arcivescovo è quello dell’impegno nel lavoro e nell’edificare un mondo migliore. Vista la platea di ragazzi e ragazze con le stellette don Santo qui ha giocato in casa, andando subito a precisare come il militare contribuisce ad edificare il bene comune e ognuno di noi è chiamato a continuare l’opera della creazione mettendo a frutto i nostri doni e il nostro sapere: chi ama non sta con le mani in mano. Al termine della riflessione, invitando tutti i presenti a lasciarsi avvolgere ed abbracciare dal Signore è stato esposto il Santissimo Sacramento con un tempo dedicato alla preghiera personale e al sacramento della riconciliazione.

Dopo la preghiera del padre nostro e la benedizione eucaristica don Mauro Medaglini ha consegnato la lettera che papa Francesco ha scritto ai giovani in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù, e in conformità allo stile sinodale con cui anche la nostra chiesa particolare sta camminando ha chiesto ai presenti di compilare un piccolo questionario riguardante la vita e la percezione che hanno della Chiesa Ordinariato Militare.

Prima del momento conviviale, svoltosi negli ambienti del seminario in conformità alle norme anticovid, l’Arcivescovo ha voluto augurare a tutti i giovani presenti e alle loro famiglie di trascorrere un santo e sereno Natale, dando a tutti appuntamento al prossimo 24 febbraio per il terzo momento della Scuola di Preghiera nella quale, con il semplice ma significativo “rito di ammissione” ammetterà fra i candidati all’ordine sacro del diaconato e del presbiterato i giovani Allievi Cappellani Raimondo La Valle e Simone Nardiello, seminaristi in formazione che continuano il loro percorso verso il presbiterato a servizio della famiglia militare.

Christian Massaro