Omelia nella S. Messa in preparazione alla S. Pasqua

26-07-2016
Roma, Scuola Ufficiali Carabinieri – 21 marzo 2016
 
 
Carissimi fratelli e sorelle,
è un grande dono essere con voi a celebrare la Pasqua e vi saluto tutti con affetto, stima, gratitudine.
Stiamo celebrando il Giubileo e siamo chiamati a riflettere in modo speciale sulla Misericordia. Una misericordia che, prima di tutto, è cammino di conversione personale, esperienza dell’accostarsi all’abbraccio di Dio. Ho voluto ricordarvelo con una piccola “Lettera” inviata per la Quaresima: la Misericordia è «gioia di Dio»[1] ed è per noi esperienza di gioia sempre nuova e sempre piena, soprattutto quando riusciamo ad accostarci al grande e stupendo sacramento della Riconciliazione.
Siamo entrati, ieri, nella Settimana Santa. I nostri sguardi sono e saranno rivolti a Gesù: lo abbiamo seguito e lo seguiremo nel Suo ingresso a Gerusalemme, nella Via della Croce, sul Calvario e nel Sepolcro… fino alla gioia della Pasqua. Ed è Lui che ci indica il cammino da percorrere insieme, anche in questa Accademia, per un servizio nell’Arma che, con la Parola di Dio, oggi vorrei riassumere in tre parole, punti cardine della vostra alta formazione: poveri, giustizia, coraggio.
 
1       La consapevolezza di servire i poveri
 
La formazione che ci sta a cuore porta con sé i poveri. In questi giorni, lo abbiamo detto, i nostri sguardi si posano più intensamente su di Gesù, «servo del Signore», come oggi la prima Lettura lo indica (Is 42,1-7); ma, paradossalmente, non sembra Lui il protagonista.
Gesù è il «Servo obbediente», è l’«Agnello condotto al macello», è il «Signore» che Maria di Betania, nel Vangelo (Gv 12,1-11), riconosce, «ungendo in anticipo il Suo corpo per la sepoltura»; e sappiamo che Giuda si ribella, perché sostiene che quel denaro dovesse essere dato ai poveri. Ma «I poveri lo avrete sempre con voi»¸ risponde Gesù: ed è per loro che Egli viene unto, è per loro che Egli sarà messo in Croce, è per loro che Egli darà la vita. I «poveri, i ciechi, i carcerati, coloro che abitano nelle tenebre…» sono i protagonisti ai quali la missione liberatrice del Cristo si rivolge, coloro per i quali Egli è venuto, «non per essere servito ma per servire».
Non ci sembri un’esagerazione. Nel Discorso della Montagna Gesù stesso lo aveva esplicitato con indubitabile chiarezza: «Ogni volta che avete fatto questo al più piccolo dei miei fratelli, lo avete fatto a me… ogni volta che non avete fatto questo al più piccolo dei miei fratelli, non lo avete fatto a me»!
Quel Discorso si ripropone e si riproporrà, in particolare in questo Giubileo della Misericordia, davanti al Cristo disprezzato, flagellato, coperto di insulti e di sputi, respinto come straniero, scartato e condannato ingiustamente a una morte infame. Ma quel Discorso si riproporrà davanti a tutti i disprezzati, flagellati dalla vita, insultati, respinti perché stranieri, scartati e condannati; e sono questi poveri ad essere ogni giorno accolti, difesi, protetti, salvati dai militari, da voi carabinieri.
La vita di Gesù risplende nella vita dell’uomo! E, nella vita dell’uomo, risplende il servizio all’uomo che tanti fratelli e sorelle svolgono o che si preparano a svolgere, come voi fate. Così come il Volto di Cristo, Servo Sofferente, si specchia in ogni sofferente, così nel vostro volto si rispecchieranno i volti di tutti i sofferenti che potrete soccorrere, proteggere, promuovere, aiutare.
Non lo dimenticate: gli alti livelli di preparazione che acquisite in questa prestigiosa Scuola e che vi preparano a compiti di grande responsabilità, con ruoli chiave anche nella vita sociale e politica, nella difesa e nelle strategie più raffinate di indagine, sono dirette, in ultima analisi, al servizio ai poveri, ai piccoli, agli ultimi. Anzi, più scartati sono gli uomini, più, mi verrebbe di dire, hanno bisogno di qualcuno che dia loro attenzione, cura, protezione… più hanno bisogno di voi!
Papa Francesco, ricevendo qualche giorno fa i carabinieri della Compagnia Roma San Pietro, ha ricordato proprio il Vangelo del Discorso della Montagna chiedendovi che «questo insegnamento di Gesù sia di guida anche a voi, responsabili della tutela dell’ordine pubblico, e vi aiuti ad essere in ogni circostanza promotori di solidarietà, specialmente verso i più deboli e indifesi; ad essere custodi del diritto alla vita, attraverso l’impegno per la sicurezza e per l’incolumità delle persone»[2].
 
2.     La trasparenza nel proclamare la giustizia
 
Il servizio è una cosa sola con la giustizia, perché la professione di giustizia, come ben esprime il profeta Isaia, non è un’opera che si compia a parole. Il Servo del Signore «non grida, non fa udire in Piazza la sua voce»; tuttavia, «proclama il diritto con fermezza» e «non si abbatte finché non abbia stabilito il diritto sulla terra».
La giustizia richiede, da un parte, una denuncia del male, non tollera connivenze o silenzi omertosi; allo stesso tempo, esige un impegno nel bene che si espanda fino a diventare bene sociale, capace di cambiare la storia di un Paese. La giustizia è impegno di trasparenza e legalità e ispira quel vostro compito che il Papa stesso ha definito un «servizio impegnativo e indispensabile» anche per aiutare le persone «a rispettare le leggi che regolano la serena e armoniosa convivenza», nonché per servire, quelle «svantaggiate», a «trovare un prezioso aiuto nelle loro difficoltà»[3]!
È il servizio alla giustizia, è il servizio a quel «bene comune» la cui «logica» è «principio e fondamento» della pace. Ve lo scrivevo poco più di un anno fa in una Lettera inviata per l’anniversario di inzio della prima Guerra Mondiale. «E proprio il servizio al bene comune, in cui tutto il mondo militare è impegnato – a partire dall’opera per la sicurezza delle nostre unità periferiche (caserme, stazioni, unità mobili…), fino al lavoro scientifico e culturale – offre, per certi versi, il privilegio di un contatto continuo con la povertà di uomini abbandonati ed esclusi, vittime di violenze o soprusi, incatenati dall’odio e dal crimine, e consente di esercitare continuamente la giustizia trasformandola, con l’aiuto della fede, in carità verso il prossimo»[4].
 
3.     Il coraggio di pagare di persona
 
Giustizia e carità, dunque; carità che contiene e supera la giustizia. E la carità, se ci pensiamo, è ciò che distingue una giustizia legalistica da una giustizia rivolta all’uomo concreto. Ma la carità non permette deleghe, esige l’impegno personale e il coraggio di pagare di persona.
Il profumo cin cui Maria, con gesto di amore, onora Gesù nella casa di Lazzaro, è, lo abbiamo ricordato, lo stesso che varrà per il giorno della Sua sepoltura. La vita di Lazzaro, in certo senso, fa pagare a Gesù il prezzo della propria vita. Egli si espone, perché la preghiera con cui interviene pubblicamente per ottenere la Risurrezione dell’amico diventa un capo di accusa nei Suoi confronti. Per dare la vita a Lazzaro, per dare la vita a ciascuno di noi, per dare la vita ai più poveri, agli ultimi e derelitti, Gesù firma la propria condanna a morte. Paga di persona, per non far pagare gli altri.
Il coraggio in cui questa Scuola vuole farvi crescere non è l’eroismo che merita onorificienze da collezionare: è dedizione portata al’estremo, giustizia portata all’estremo. È il coraggio dell’amore che, come Gesù, muore per non far morire, per difendere, salvare, dare vita: lo hanno dimostrato tanti compagni che vi hanno preceduto, tra i quali alcuni Santi come Salvo d’Acquisto, che hanno dato luce non solo all’Arma dei Carabinieri ma alla società e alla Chiesa tutta.
 
Cari giovani, lasciatevi formare e crescete così, in questo amore. Sembra semplicistico a dirsi ma, in realtà, la parola «amore» racchiude tante parole, racchiude il senso della vita, della professione, della specializzazione, del servizio.
Sì, “specialisti e servi dell’amore”! Mi piace definirvi così, guardando a Gesù in questi giorni di Passione e preparando i nostri cuori a risorgere con Lui nella Pasqua, mistero dell’Amore che non muore mai.
 
X Santo Marcianò

Arcivescovo

[1] Santo Marcianò, La Misericordia, gioia di Dio. Piccolo percorso per celebrare il sacramento della Riconciliazione. Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2016
[2] Francesco, Discorso ai carabinieri della Compagnia San Pietro, 29 febbraio 2016
[3] Ibidem
[4] Santo Marcianò, Il Dio che stronca le guerre, Libreria Editrice Vaticana 2014, p.