San Severo – Omelia, di ieri, dell’Ordinario alle esequie del Mar. Di Gennaro

17-04-2019
(17-04-2019) pubblichiamo il testo integrale dell’omelia pronunciata ieri, nella cattedrale di San Severo nella messa per le esequie del Maresciallo Vincenzo di Gennaro, concelebrata dal vescovo di San Severo Mons. Giovanni Checchinato.

 Carissimi, è l’ora del pianto, è l’ora del silenzio, è l’ora del buio. È l’«ora» di Vincenzo! Quell’«ora» drammatica che anche il Signore ha vissuto, come ci ricordano con intensa commozione questi giorni della Settimana Santa e il Vangelo di oggi (Gv 13,21-33.36-38). Gesù è «turbato», fin nel profondo dell’anima. Eppure, la scena si era ripetuta molte volte: una cena con gli apostoli. Questa volta, però, qualcosa di diverso era appena accaduto: il Maestro aveva lavato loro i piedi; un gesto umile, da schiavo, che nessuno forse aveva capito; così, Gesù aveva rivelato la verità della sua vita, che di lì a poco si sarebbe manifestata sulla Croce: il dono di Sé per amore! Su questo momento di fraternità, sul gesto di servizio, pesante come la tenebra di quella notte incombe il tradimento: Satana «entra» – è terribile il verbo – in Giuda e lo rende strumento di morte. Eppure, Gesù ha appena lavato i piedi anche a lui, Gesù morirà anche per lui… per l’uomo tanto amato, che lo ha tradito. Anche l’altra mattina era una scena ordinaria: un pattugliamento, un gesto come tanti gesti quotidiani di servizio dei nostri Carabinieri, ma che avrebbe rivelato la verità della vita di Vincenzo: il dono di sé per amore! Quante missioni a rischio egli avrà effettuato, quante volte sarà stato esposto alla morte… E la morte arriva in quello che non sembra un giorno più pericoloso del solito, arriva per un tradimento, perché Satana “entra” in un uomo e lo rende omicida. Vincenzo era un uomo buono, amante del suo lavoro e amato da tutti, capace di stare accanto e far sentire accolti tutti: dall’amico di sempre alla vecchietta che arrivava in caserma sempre con gli stessi problemi; dallo straniero da soccorrere al giovane collega da formare… Per ciascuno un posto nella sua giornata e nel suo cuore. Ma è stato tradito! E tradito da un uomo per il quale egli stava donando la vita. È la quotidianità inquinata contro la quale i nostri Carabinieri combattono, non ad armi pari. È la realtà triste del nostro Sud Italia, terra meravigliosa, tradita da promesse perennemente irrealizzate di promozione sociale, di politiche di sviluppo, di novità imprenditoriali… Tradita da una giustizia che sembra soppiantata dall’illegalità, dalla prepotenza, dalla violenza, da una criminalità organizzata che rende vittime sempre più inermi… Tradita dalla corruzione di alcuni suoi figli, vicini come Giuda a Gesù, i quali sembrano volerla consegnare alla distruzione, per smanie di denaro o di potere…. Sono anch’io un uomo del Sud e sono stato vescovo in Calabria, nella diocesi di Rossano-Cariati dove, per una via tracciata dalla Provvidenza, avevo già avuto modo di incontrare Vincenzo, in servizio presso la Stazione di Mirto-Crosia. Da uomo, da padre, da pastore, oggi sento un profondo turbamento che si fa grido per una terra spesso tradita, abbandonata, sola. Ma, in questa solitudine, risplende ancor più la grandezza del gesto di Vincenzo, segno della sua dedizione incondizionata e della vicinanza autentica degli uomini e donne dell’Arma dei Carabinieri, delle Forze Armate, delle Forze dell’Ordine: talvolta è solo in loro che i cittadini riconoscono la presenza dello Stato!   Caro papà Luigi, so che, assieme al dolore lacerante, tu senti ora questo orgoglio: l’aver dato la vita ad un figlio che è stato capace di dare la sua vita per un servizio allo Stato, alle Istituzioni, al Paese, alla gente, all’uomo; per un amore dell’uomo, della vita umana, al quale tu e la sua mamma lo avete saputo educare. Un amore che egli ha riversato su tutti, anzitutto voi sua famiglia, su te sorella Lucia, e che, in questi ultimi anni, è diventato sogno e progetto con te, Stefania. Oggi i sogni sembrano irrimediabilmente infranti e resta una realtà straziante, che è fatta di morte ma è fatta pure di amore, più forte della morte. La morte sembra aver vinto oggi, come quella sera in cui Giuda consegnava Gesù e come pochi giorni dopo sul Calvario: il Signore della Vita era Crocifisso, inchiodato, inerme, come inerme è stato Vincenzo sotto i colpi mortali che gli sono piovuti addosso, carichi della potenza di un odio inspiegabile. Ma proprio quell’odio si è infranto; non ha suscitato la stessa risposta omicida e violenta. Si è fermato perché, mentre ha dato la morte, ha trovato la sua morte, ha trovato come risposta l’amore! Ecco, cari amici, questo ha fatto Vincenzo, questo fanno i nostri Carabinieri, spesso purtroppo senza essere compresi e accolti. Nel nostro Paese e persino nei Paesi in guerra, in cui partecipano alle Missioni per la pace, essi combattono l’odio con l’amore; si consegnano alla morte, pur di non essere strumenti di morte. Rispondono al tradimento con il perdono, come Gesù che, sulla croce, non penserà alla sua terribile sofferenza ma alla salvezza degli altri: «Padre, perdonali perché non sanno quello che fanno» (Lc 23,34). Una preghiera nella quale Cristo avrà pensato anche a Giuda. Una preghiera che immagino sulle labbra di Vincenzo che, mentre moriva, avrà pensato a Dio, «sua fiducia e speranza» (Salmo 70). Egli era un uomo di grande fede e chi vive di fede sa trasformare la sua vita e la morte in un dono per Dio. Ogni vita offerta in dono porta con sé la straordinaria misura del perdono, eco misteriosa della misericordia del Signore che, sola, può cambiare i cuori. Davanti a quanto viviamo, il perdono non è facile, è puro dono di Dio e dello stesso Vincenzo: lui lo avrebbe chiesto. «Padre, perdonali perché non sanno quello che fanno». Il suo omicida, come ogni omicida, non sa quello che fa! Non sa cosa significhi distruggere la grande dignità e l’infinito valore della vita umana, per difendere la quale Vincenzo, come tanti militari, si è consumato. Ma se, un giorno, egli si dovesse rendere conto del male compiuto e aprire il cuore alla conversione, questo avverrebbe anche per l’amore con cui Vincenzo ha donato la vita per lui. Cari fratelli e sorelle, il male si vince, si sgretola così. Ma il male resta male e non bisogna smettere di denunciarlo e combatterlo, con le armi che la verità, la giustizia e la pace ci mettono in mano. Resta un male che, troppo spesso, è più grande delle semplici intenzioni e vendette del singolo; un male strutturato, un male che è diventato, direi, “struttura” sociale, culturale, politica. Sì, per combattere le strutture di male occorrono strutture di bene. E occorre che il bene abiti, invada le nostre strutture!   Grazie, allora, caro Vincenzo, perché sei stato un portatore di bene, nelle diverse realtà e strutture nelle quali si è consumata la tua missione. Grazie perché hai contribuito a portare alla luce il bene nascosto nei cuori di tantissimi cittadini di questa splendida terra e nel servizio mite e pacifico, ma eroico e altamente competente, dei tuoi colleghi, della tua amata Arma dei Carabinieri, famiglia di servi dello Stato. Nella luce della fede, questo servizio di giustizia e pace, perdono e non violenza, ti ha nascosto ancora di più «all’ombra delle mani del Signore» (Is 49,1-6), da te tanto amato, pregato, imitato. Ti ha reso, come Lui, «obbediente al Padre e condotto alla croce, come agnello mansueto al macello»; ti ha reso, come dice Lui, non solo servo ma «luce delle nazioni». Il tuo dare la vita è stato un gesto di luce che molti – questo colpisce e commuove – hanno già raccolto come testimonianza e preziosa eredità; anche tanti uomini delle Istituzioni, che hanno voluto oggi essere presenti o testimoniare la loro vicinanza. Questa luce si irradi su di loro e sul nostro Paese, su di noi e sulla Chiesa, sull’Arma dei Carabinieri e su tutte le Forze dell’Ordine; si irradi soprattutto su voi, carissimi Luigi, Lucia e Stefania, e squarci il buio terribile di questa inspiegabile violenza con la scintilla della consolazione e della speranza, che annuncia la Luce della Risurrezione, della vita eterna nella quale ormai Vincenzo vive, continuando a cambiare il mondo con l’amore con cui si è donato. Grazie, Vincenzo! E così sia.   X Santo Marcianò