I Giovani

L’immagine più espressiva della Chiesa Ordinariato Militare è quella di una grande famiglia con molti figli giovani. Questi infatti, costituiscono la maggioranza dei componenti di questa Chiesa che durante questo Sinodo pensa a loro con particolare senso di responsabilità alla ricerca di linee pastorali adeguate, considerando il periodo della loro giovinezza quale momento fondante la vita di ogni uomo1. Essi sono la giovinezza di ogni famiglia, della società, delle nazioni e dell’intera umanità; sono la giovinezza della nostra Chiesa e delle nostre Forze Armate.Come ogni famiglia anche la Chiesa Ordinariato Militare “guarda se stessa nei giovani”2, presta ad essi la massima attenzione consapevole che, impegnandosi per questi giovani, lavora per tutti i giovani d’Italia, anche per quelli che hanno operato scelte diverse per servire la collettività.Questa attenzione acquista una particolare rilevanza nella situazione odierna della società italiana ed europea: infatti, siamo messi di fronte ad una vera e propria “emergenza giovani”, della cui urgenza e drammaticità si sono rese particolarmente conto le famiglie.Se dunque l’immagine della nostra Chiesa come “grande famiglia con molti figli giovani” è qualcosa di più di un’efficace figura retorica, è fondamentale che la Chiesa Ordinariato Militare si impegni in prima persona per l’attuale “emergenza giovani”, secondo le sue limitate eppur concrete possibilità. Allo stesso tempo, proprio per questo suo impegno e questa sua peculiare relazione con il mondo giovanile, spetta proprio a questa Chiesa invitare l’intera società italiana, civile ed ecclesiale, ad impegnarsi perché l’emergenza giovani trovi immediate ed efficaci risposte.


La Situazione Giovanile attuale

La presenza di tanti giovani nel nostro mondo militare ci offre uno spaccato quasi completo dell’odierna società giovanile italiana con tutti i suoi valori e limiti, le sue speranze e illusioni, le sue reali capacità e le sue utopie, con tutti i suoi drammi e le sue disperazioni.Chi in questi ultimi anni si è impegnato a servizio dei giovani è ben consapevole della progressiva e verticale caduta di valori e di prospettive che li ha colpiti. Alla crisi dell’Istituto familiare con il conseguente aumento di giovani con famiglie divise, alla crisi ormai cronica dalla fine degli anni ’60 del rapporto fra i giovani e la Chiesa, ora si è aggiunta anche quella delle Istituzioni scolastiche.L’ulteriore problema dell’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro e la prospettiva di non poter attingere nel futuro a molte delle odierne sicurezze sociali, giustifica il numero sempre crescente di quei giovani che oggi si sentono soli e senza prospettive per affrontare il loro futuro.A questi motivi familiari e socioeconomici che, in parte possono spiegare le radici dell’attuale disagio giovanile, si aggiunge la mancanza di valori e modelli che la cultura minimalista oggi dominante non è in grado di offrire.E’ triste vedere come i nostri giovani, prime vittime di questa cultura, siano succubi di una mentalità che privilegia l’attenzione esclusiva all’immediato e i propri interessi, quali unici valori a cui uniformare i propri progetti e comportamenti. Paradossalmente, le stesse “forze di progresso” che propagano una tale cultura, lamentano nei giovani una mancanza d’intraprendenza, una debolezza psicologica e assenza di prospettive.Anche la famiglia cristiana sembra sia diventata succube di una tale mentalità e, d’altra parte, anche la formazione che i giovani ricevono nei nostri gruppi e associazioni non è più sufficiente ad arginare l’individualismo e l’edonismo imperanti nella società contemporanea.Troppo spesso tale formazione, impregnata di malinteso spiritualismo e ostentato pauperismo, non riesce a preparare moralmente il giovane alle reali e concrete battaglie della vita. In tal modo, nell’età adulta o si abbandonano le precedenti impostazioni “convertendosi” all’individualismo dilagante, o si corre il rischio di restare al margine della società.Questa situazione di profondo disagio del mondo giovanile moltiplica le responsabilità della nostra Chiesa Ordinariato Militare che in occasione di questo Sinodo si impegna a stringere particolari vincoli di collaborazione con le altre Chiese diocesane a servizio di quei giovani che, anche se per breve tempo, vivono la condizione militare.


Accoglienza e Ascolto dei Giovani

Nei confronti dei giovani, l’atteggiamento iniziale della nostra Chiesa è di accoglienza, rispetto e simpatia sia per quanti scelgono il servizio militare, che per coloro che scelgono altra forma di servizio, con la consapevolezza che queste si integrano e si completano, soprattutto quando le necessità dei fratelli diventano più urgenti.Nel contesto della particolare emergenza giovani sopra ricordata, questo fondamentale atteggiamento di accoglienza dovrà assumere delle speciali connotazioni per la nostra Chiesa: si tratterà cioè di creare clima, occasioni, strutture di accoglienza e di ascolto del giovane che si avvicina per la prima volta al mondo militare.Se ogni ambiente deve essere educativo ed elevante per ogni uomo, ancor più quando al suo interno conta un gran numero di giovani. Infatti, “tutti gli uomini hanno l’inalienabile diritto ad una educazione che promuova la formazione della persona umana sia in vista del suo fine ultimo, sia per il bene delle varie società di cui l’uomo è membro ed in cui, divenuto adulto, avrà mansioni da svolgere”3.Il tempo del servizio militare, tempo di “addestramento”, sarà caratterizzato dalla massima recettività o dal totale rifiuto da parte dei giovani nella misura in cui l’ambiente e la proposta saranno altamente educative e propositive: solo così l’addestramento militare diventerà addestramento ed educazione alla vita e alle sue grandi responsabilità.Perché ciò si realizzi occorre che il giovane venga accolto non solo in maniera virile, ma anche rispettosa della sua persona, come in un’autentica comunità. Da qui nasce la responsabilità per la nostra Chiesa di creare, animare e difendere questo clima di serenità e promozione umana all’interno della caserma.La pur breve esperienza della vita militare può trasformarsi in un grande momento educativo per le caratteristiche particolari che essa presenta: per una vita in comune con persone di diversa estrazione sociale, culturale e regionale; per una disciplina posta a fondamento della vita comune; infine, per la possibilità di superare le proprie barriere provinciali o anche regionali attraverso le operazioni di pace in altri Paesi.


Contenuti generali della Formazione: Educare alla Vita
Unità e Complementarietà dei diversi Piani Educativi

Educare alla vita è l’aspetto fondamentale del progetto educativo cristiano. La stessa educazione alla fede è al servizio della vita, sia di quella terrena, che di quella eterna. Restituire ai nostri giovani l’amore e il rispetto della vita, vissuta come dono di Dio da sviluppare, è dunque l’obbiettivo principale dell’azione educativa della nostra Chiesa.Educare il giovane al rispetto della vita deve essere obbiettivo fondamentale anche per l’Istituzione militare. Infatti, non è possibile avere persone professionalmente preparate a svolgere dei compiti in difesa della pace e della collettività, quando non siano state educate a valorizzare e rispettare la propria ed altrui vita.Nell’ambito di questo progetto generale si inserisce lo specifico contributo che la Chiesa Ordinariato Militare offre per la formazione della coscienza dei giovani: a tutti consente una formazione più generale ai valori basilari per il rispetto, la difesa e la promozione della vita umana, al fine di vivere il servizio militare quale autentico servizio alla giustizia e alla pace; a quei giovani che vivono nelle Scuole e nelle Accademie militari offre una formazione più specifica, finalizzata a fare del militare di professione un autentico cristiano ed effettivo servitore della giustizia e della pace4.


Rispetto della Propria Vita

Educare al rispetto della propria vita in quanto dono di Dio per gli altri, è il primo atteggiamento da far maturare nei giovani. L’attuale clima culturale, economico e sociale non favorisce questo atteggiamento: si è diffuso infatti, un certo disprezzo per la propria esistenza, un atteggiamento passivo nei confronti di essa tendente più a “lasciarsi vivere”, che ad essere protagonisti delle proprie scelte, soprattutto quando il futuro sembra essere difficile e insicuro.Per poter superare efficacemente i motivi di fondo di questo disagio, la nostra Chiesa – nonostante la vastità delle problematiche e il tempo limitato a sua disposizione – sente l’urgenza di far maturare nei suoi giovani, fiducia e ottimismo nei confronti della vita, sostenendoli sia con i mezzi soprannaturali della fede, della speranza e della carità cristiane, che con l’aiuto della grazia, così da poter efficacemente lottare contro tutto ciò che mette in pericolo il valore della loro esistenza.Perciò, occorre aiutare il giovane a comprendere i profondi cambiamenti del mondo che lo circonda, moltiplicando iniziative di incontro e di formazione. Queste dovranno riguardare ciò che sta più a cuore a chi vuole costruirsi un futuro: il lavoro, la famiglia, l’impegno sociale, i mutamenti del mondo economico, politico, sociale, previdenziale, sia a livello nazionale che internazionale.Attraverso questo programma globale, fatto di stimoli e suggestioni alla riscoperta dei valori concreti che rendono la vita meritevole di essere vissuta, bisogna poi far emergere nel militare di professione, le motivazioni che stanno alla base della propria scelta: occorre cioè far comprendere che tali motivazioni non possono essere esclusivamente economiche, altrimenti avremmo non dei professionisti, ma dei mercenari.


Rispetto della Vita Altrui

“La vita vale in quanto è spesa per gli ideali superiori di altruismo, di abnegazione e di amore per il bene del prossimo in difficoltà. Darete, in questo modo, un preciso significato alla vostra vita, attuando una chiara parola del Signore, quando dice nel Vangelo di Giovanni: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati”5.Il rispetto e il servizio agli altri non nasce all’improvviso o al verificarsi di calamità naturali o di crisi internazionali: è un atteggiamento che va preparato e vissuto nel quotidiano. Occorre dunque educare i giovani militari a quel virile rispetto che esalta la dignità non solo dell’uomo che lo riceve, ma anche di colui che lo sa dare.Ciò significa vigilare ed operare concretamente perché ad una cultura e ad una pratica che spesso è quella della sopraffazione del più debole, si sostituisca una cultura della solidarietà; e perché si affermi tra i giovani una nuova mentalità secondo la quale l’adempimento del proprio dovere non è fatalità a cui sottostare passivamente o cui cercare di sfuggire, ma è un servizio reso agli altri. Pertanto, siano valorizzate e adeguatamente preparate le prime responsabilità di “comando”, ricordando di aver a che fare con degli uomini e non con passivi esecutori.


Rispetto dell’Ambiente

In un progetto concreto d’educazione alla vita non risulta fuori luogo insegnare ai giovani il rispetto dell’ambiente in cui vivono e lavorano: la caserma è il loro ambiente e la loro casa. E’ indispensabile ricercare e valorizzare in essa, luoghi e spazi che consentano un’elevazione culturale e morale: biblioteche, sale di lettura e ambienti ricreativi.Moltiplicando sia le occasioni di incontro e confronto, che le iniziative per un utilizzo costruttivo dei tempi e degli spazi comuni, si aiuteranno i giovani a reagire in maniera preventiva alla cultura del vandalismo, lesiva della dignità e dell’interesse proprio ed altrui.


Gestire il Tempo libero

La vita è costituita dal tempo che si ha a propria disposizione: gestire il proprio tempo significa gestire la propria vita. Educare il giovane militare alla vita vuol anche dire aiutarlo a gestire il proprio tempo.Il tempo libero è certamente tempo per una giusta evasione dagli impegni quotidiani; ciò non contrasta con il ritenerlo tempo utile per migliorarsi o addirittura, occasione opportuna per mettersi gratuitamente al servizio degli altri.La Chiesa Ordinariato Militare programmi perciò una serie di vere e proprie “occasioni formative” per tutti i suoi giovani, possibilmente in collaborazione con le associazioni giovanili diocesane o cittadine, favorendo in tal modo l’integrazione tra i giovani militari e i loro coetanei.Tali iniziative potranno riguardare, oltre che attività di tipo spirituale e religioso, anche incontri e momenti di confronto con esperti che aiutino i giovani militari a diventare progettuali nei confronti della propria esistenza: occorre dare ad essi dei validi motivi per sperare nella loro vita.Queste iniziative dovranno perciò aiutare i giovani secondo due direttive fondamentali: individuare i principi da abbracciare e i comportamenti fondamentali da attuare per poter costruire una famiglia stabile; orientarsi negli attuali e tumultuosi cambiamenti del mondo religioso, sociale, politico ed economico.La Chiesa Ordinariato Militare invita inoltre i propri giovani ad inserirsi nelle attività di pastorale giovanile organizzate dalle Chiese locali, auspicando che tali occasioni d’incontro e di formazione possano prevedere anche la costituzione di centri formativi, culturali e ricreativi, stabili a livello cittadino.Tali nuovi ed originali impegni formativi richiedono una presenza più incisiva dei cappellani militari e dei loro collaboratori più impegnati, oltre che l’approvazione e il sostegno dell’autorità militare.


Contenuti generali della Formazione: Educare alla Fede
Riscoperta del Vangelo

“Sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”6: è questo il lieto annuncio che un cappellano militare, impegnato nell’azione pastorale sopra descritta, deve essere in grado di “rappresentare in maniera viva”7 agli occhi dei suoi giovani.Partendo da questa concreta testimonianza diventerà più facile svolgere la sua azione evangelizzatrice, guidandoli ad un incontro personale col Cristo attraverso il messaggio del Vangelo, concreta risposta agli eterni problemi della vita dell’uomo.Il Vangelo non è libro di devozione, ma progetto di vita, trattato fondamentale d’architettura per la costruzione della propria esistenza.


Vita Sacramentale

Altro momento fondamentale da proporre ai nostri giovani per la riscoperta della fede, è quello di una più approfondita vita sacramentale, cominciando da una preparazione e partecipazione più attiva all’Eucaristia domenicale.La chiesa della caserma diviene poi, possibilità offerta a tutti di poter trascorrere momenti di preghiera personale o comunitaria davanti all’Eucaristia. Se anche un piccolo gruppo frequentasse assiduamente questo incontro personale con il Signore, si creerebbe tra tutti un clima favorevole per la riscoperta della fede.L’amicizia e la familiarità con i giovani militari può essere l’opportunità per indurre molti di loro ad una serena apertura di coscienza con il cappellano fino a giungere alla celebrazione del sacramento della Riconciliazione.Infine, per molti dei nostri giovani il servizio militare costituisce la prima occasione per avvicinarsi alla vita sacramentale o per riprenderla in occasione della preparazione al sacramento della Confermazione. Perciò, questo Sinodo raccomanda vivamente che l’itinerario di preparazione ai sacramenti dell’Iniziazione cristiana abbia un posto di preminenza in tutta la pastorale sacramentale militare.


Esperienza di Chiesa

Solo nel modo in cui il cappellano sarà riuscito a creare un clima di accoglienza, di amicizia e di condivisione e nella misura in cui l’incontro con Cristo, attraverso il Vangelo e l’Eucaristia, sarà divenuta l’esperienza di molti, si potrà validamente introdurre i nostri giovani anche ad un’autentica esperienza di Chiesa.Uno dei fondamentali criteri di autenticità di questa esperienza di Chiesa sarà il costatare fra i giovani il diffondersi di un atteggiamento di gioioso servizio agli altri. La vita militare è piena di tali occasioni piccole e grandi, umili e sconosciute: mediante il Vangelo e la grazia di Dio ognuno di tali momenti può trasformarsi in un’occasione per creare autentico spirito di servizio evangelico.Per la quasi totalità di questi giovani il periodo della vita militare sarà anche l’unica esperienza fatta di vita in comune con un sacerdote. Questa condivisione della vita quotidiana con il proprio cappellano, può cambiare la vita del giovane, confermarlo nei suoi pregiudizi verso i sacerdoti o aprirlo definitivamente ad una dimensione nuova e più impegnata del suo essere cristiano. La consapevolezza di tutto questo deve costituire un momento di seria riflessione per tutti cappellani militari.


I Soggetti Educanti

Primi responsabili dell’educazione dei giovani militari sono gli Ufficiali e i Sottufficiali incaricati della vita della caserma: chiunque porta un grado è direttamente o indirettamente responsabile di uomini e può essere per la loro formazione, occasione di crescita o di regresso.Molti giovani segnati dalle prove della vita, in particolare dall’esperienza di una famiglia divisa, possono ritrovare nell’attenzione intelligente di un superiore quella fiducia e quella gioia che permettono loro di guardare con serenità al loro futuro.Perciò, insieme ai loro militari i superiori instaurino nelle caserme un clima sereno e costruttivo, propositivo di valori e preventivo di gesti tipici di uomini massificati, anziché di fratelli e amici che vivono come in famiglia.I giovani sono i migliori educatori dei giovani: questo Sinodo invita tutti coloro che nelle loro comunità familiari, parrocchiali e sociali hanno ricevuto una formazione più accurata a non nascondersi tra la massa, ma a qualificarsi mettendosi a servizio di tutti per creare un ambiente sereno ed educativo.I cappellani militari, insieme agli altri incaricati della formazione, sono gli animatori di questo ambiente: portino in esso con l’attiva presenza, con una coerente testimonianza e con proposte adeguate, i valori evangeli, efficace predicazione per quelli che non credono.In particolare, i cappellani ricordino di essere stati mandati per gli uomini e non per le strutture. Loro compito specifico è di essere disponibili all’incontro personale, non soltanto aspettando, ma ricercando anche i più lontani. I giovani hanno particolare bisogno di essere ascoltati: solo in questo modo si possono conoscere le loro necessità e preparare strutture adeguate alle loro esigenze. Il cappellano, libero da ogni altro problema, senta di essere mandato solo per i suoi militari e prima di tutto per ascoltarli, sostenerli, consolarli, animarli e consigliarli con spirito autenticamente evangelico.


Le Modalità dell’Azione Educatrice

I giovani che hanno scelto il servizio di leva sono coloro che permangono nella Chiesa Ordinariato Militare solo per breve tempo: non per questo vengano trascurati anzi, si approfitti di questa occasione per far sperimentare una nuova realtà di Chiesa, soprattutto se da tempo avevano interrotto la pratica religiosa. La nostra Chiesa sia immediatamente riconoscibile in caserma attraverso la costante presenza dei cappellani.Durante un primo incontro in cui verrà presentata loro la Chiesa Ordinariato Militare e soprattutto il ruolo del cappellano, si informi subito che nelle loro varie destinazioni troveranno accoglienza: un altro cappellano e nuovi amici saranno disponibili per un cammino di fede. Le persone disponibili o bisognose di particolare attenzione siano segnalate ai cappellani delle ulteriori destinazioni, perché non manchi loro particolare accoglienza e aiuto. Si presentino loro i servizi e le disponibilità che la Chiesa offre, sia per la vita sacramentale che per una possibile verifica della propria vita.Per gli allievi Ufficiali o Sottufficiali si consideri soprattutto che essi intraprendono un servizio per tutta la vita: si dia quindi la massima importanza all’educazione nelle Scuole e nelle Accademie militari, curando che diventino sempre più ambienti di vera educazione e non solo di apprendimento di una professione.Si curi in particolare di offrire a ciascuno valide motivazioni per vivere la loro professione militare come vera vocazione. Il loro progressivo inserimento nel mondo militare sia sempre illuminato da motivazioni alte e nobili, come la difesa dei fratelli e dei loro valori, affinché l’addestramento al coraggio e al rischio non indurisca il cuore ma lo nobiliti e lo renda sempre più generoso.Si ricordi che nella vita militare i gradi rappresentano sempre responsabilità nei confronti degli uomini loro affidati e che comandare non significa soltanto dare ordini, ma coinvolgere, animare, responsabilizzare, trascinare con l’esempio. Non si dimentichi mai che il comando è un servizio e che, per il Vangelo, chi è primo è servo di tutti8.Il cappellano militare che può disporre della presenza prolungata degli allievi, proponga loro un’autentica e sistematica formazione alla vita spirituale, offrendo sia un accompagnamento personale, che gli altri aiuti necessari per progredire nella via della fede. Non si dimentichi mai che ogni cristiano, quindi anche ogni militare, è chiamato alla santità.Ogni cappellano elabori perciò, una proposta adeguata alla permanenza nel contesto della struttura militare: niente sia affidato alla casualità, ma si provveda, anche in relazione ai periodi più brevi, a presentare ai giovani i valori irrinunciabili; per i periodi più lunghi, si preveda una proposta educativa più articolata, tenendo presenti sia l’età che la condizione dei soggetti.


I Valori a cui Educare
Valore della Vita, della Giustizia e della Pace

La Chiesa Ordinariato Militare è consapevole della sua responsabilità di contribuire all’educazione integrale dei suoi giovani ed è ha la certezza che un militare autenticamente cristiano sarà anche il miglior militare come pure il miglior cittadino, sposo e padre. Nel rispetto di ogni persona, ha la consapevolezza di contribuire efficacemente alla difesa di quei valori che sono alla base della vita militare e della stessa società civile.La nostra Chiesa è impegnata ad educare a quei valori che i suoi membri, per particolare vocazione e missione, sono chiamati a difendere fino al dono totale di sé: la vita, la giustizia e la pace.Il primo dei valori che deve sostenere l’opera del militare è quello della vita umana, intesa quale prezioso dono di Dio. Per difenderla egli è autorizzato anche all’uso della forza. Per tale motivo potrebbe trovarsi in un conflitto interiore: solo chi è amante della vita e autentico cristiano può adeguatamente porsi ed efficacemente risolvere questo dissidio.Il rispetto della giustizia è l’altro grande valore che il militare è chiamato a difendere in tutte le sue dimensioni: difesa della persona, dell’ordine sociale, del diritto, dei confini nazionali e, addirittura, difesa della pace in occasione di conflitti internazionali.Coloro che hanno ricevuto dalla società l’autorizzazione all’uso delle armi per difendere i valori fondamentali dell’uomo non possono essere che uomini di pace. La difesa della pace dovrà essere sentita da tutti come il principale dovere, inerente la propria missione, sia all’interno della propria Nazione che a livello internazionale.Pertanto, in occasione di questo suo Sinodo la Chiesa Ordinariato Militare si impegna ad educare efficacemente il cuore di ogni militare al rispetto della vita, della giustizia e della pace chiedendo per tutti gli uomini, con insistente preghiera a Dio, il dono della pace, primo tra i doni dello Spirito Santo.


Vita come Risposta ad una Vocazione

Educare i giovani alla vita, significa aiutarli a scoprire la propria vocazione e aiutarli a realizzarla. La nostra Chiesa sarà attenta ad ogni persona perché si senta realizzata e motivata in quello che fa.Pertanto, si inviti a scoprire il servizio militare come vera e propria vocazione al servizio dei fratelli; questa possibilità sia offerta in particolare a coloro che hanno scelto questa strada, primariamente per motivi occupazionali.La vocazione alla famiglia precede la scelta della vita militare: quest’ultima deve trovare in quella il suo supporto. Infine, si ricordi che ogni vocazione si riassume nell’unica chiamata alla felicità per la quale Dio ci ha creati e che raggiungeremo pienamente in lui, dopo essere vissuti nell’amore.La massiccia presenza di giovani nella Chiesa Ordinariato Militare influenza fortemente la sua fisionomia e le impone di essere rivestita di quelle specifiche caratteristiche che qualificano il periodo della giovinezza, affinché i giovani – non solo si sentano accolti – ma con la loro attiva presenza, sappiano di conservarla giovane, senza macchia e senza ruga.L’impegno di accoglienza, di ascolto e di attenzione ai giovani fa della nostra realtà una “Chiesa della speranza”, tutta protesa verso il futuro che essa stessa, con la grazia dello Spirito, ha coscienza di costruire fin dal presente.


1 Cfr. Giovanni Paolo II, Lettera apostolica in occasione dell’Anno internazionale della gioventù, Città del Vaticano 1985, 1.
2 Cfr. Ibid., 15.
3 Vaticano II, Gravissimum educationis, 2.
4 Cfr. infra, nn. 558-ss.
5 Giovanni Paolo II, Il Papa ai militari, Roma 1989, p. 61.
6 Gv. 10,10.
7 Cfr. Gal 3,1.
8 Cfr. Mc. 9, 35.