(13-04-2025) La sera di venerdì 11 aprile 2025, nel cuore del centro storico di Modena, si è svolta la tradizionale Via Crucis cittadina, un momento di profonda spiritualità che ha coinvolto le parrocchie del Vicariato Centro Storico, con una folta partecipazione di fedeli, sacerdoti, religiosi e la significativa presenza dei Cadetti dell’Accademia Militare. Protagonisti non solo per la loro partecipazione, ma anche per l’intensa animazione spirituale offerta lungo tutto il percorso, gli allievi ufficiali hanno donato alla celebrazione un tono di solennità, giovinezza e testimonianza concreta.
La processione, segnata da un clima di silenzio orante e raccoglimento, si è avviata dalla chiesa di San Domenico, antica e suggestiva, che ha fatto da cornice all’inizio del rito. Qui i fedeli si sono raccolti attorno alla croce, accompagnati dai canti e introdotti alla preghiera da mons. Paolo Notari, guida pastorale della serata. La prima stazione è stata proclamata in un silenzio profondo, rotto solo dalla Parola e dalle voci dei giovani cadetti, che hanno iniziato a guidare alcune letture e preghiere con voce ferma e partecipe.
La Via Crucis, preparata con grande cura dai diaconi del Vicariato, si è snodata per le vie del centro, trasformando strade familiari in luoghi di meditazione. Le riflessioni, sobrie e incisive, hanno toccato il cuore dei presenti, invitando a confrontarsi con il mistero della sofferenza e della speranza cristiana. Tra le tappe più significative, quella in piazza Roma, davanti al Palazzo Ducale, oggi sede dell’Accademia Militare. Lì, nel cuore della formazione dei futuri ufficiali dell’Esercito Italiano e dell’Arma dei Carabinieri, la Via Crucis si è fermata per una stazione particolarmente intensa.
A proclamare la Parola e a guidare la preghiera sono stati proprio alcuni allievi in uniforme, che con compostezza e profonda partecipazione hanno saputo unire la disciplina militare all’intensità della sequela evangelica. La croce, portata lungo il cammino, non era soltanto un simbolo liturgico, ma un segno vivo di vocazione al servizio, di dedizione, di scelta radicale per il bene comune. Un cadetto ha letto le parole di Gesù a Simone di Cirene, e in quel momento la Parola si è fatta carne: portare la croce dell’altro è stile di vita, è servizio, è amore concreto alla Patria e al prossimo. La presenza ordinata, silenziosa ma eloquente dei cadetti ha offerto una testimonianza forte e limpida: giovani che, pur nella formazione militare, cercano di coniugare il senso del dovere con la profondità della fede.
La processione ha poi proseguito il suo cammino, sostando in luoghi simbolici come la chiesa di San Giorgio, dove è stata celebrata un’altra stazione. Via Emilia Centro, anche lì, la partecipazione attiva degli allievi ha dato corpo e voce alla meditazione, accompagnando i presenti con canti, letture e momenti di silenzio.
Tutto si è concluso nel cuore della città, al cospetto del Duomo, dove si è tenuta l’ultima stazione. Il sagrato, illuminato da una miriade di fiaccole, ha accolto l’arrivo dei fedeli in un silenzio carico di attesa. Sull’uscio dell’ingresso centrale, ad attendere la processione, c’era l’Arcivescovo Abate mons. Erio Castellucci. Con parole incisive e paterne, ha ricordato a tutti che la Croce non è sconfitta, ma segno di speranza e via alla pace. E proprio con la Croce al centro della città, innalzata davanti a un popolo raccolto e orante, ha impartito la solenne benedizione con la reliquia della Santa Croce, segno tangibile di un amore che salva e che unisce.
La Via Crucis di quest’anno ha lasciato un’impronta viva nella vita della comunità modenese. È stato un cammino di fede che ha toccato il cuore di una città intera. La presenza attiva e luminosa dei cadetti, la partecipazione appassionata delle parrocchie, la guida spirituale dei sacerdoti e la benedizione dell’Arcivescovo Castellucci hanno reso questa Via Crucis non solo un rito condiviso, ma un’esperienza di autentica comunione, in cui civili e militari, giovani e adulti, credenti e cercatori di senso hanno camminato insieme sotto la Croce, nella certezza che essa apre alla luce della Risurrezione.