(01-10-2025) In ordine alla “genesi” del Pellegrinaggio al Divino Amore, che ha avuto luogo nella notte tra il 19 e 20 settembre u.s., pubblichiamo la testimonianza di Don Donato Palminteri, cappellano dei carabinieri Legione Lazio.
Ero un giovane cappellano, inviato dall’Ordinario Militare del tempo all’Accademia della Guardia di Finanza a Castelporziano. Il mio servizio pastorale si estendeva anche ai comandi delle Fiamme Gialle, al Comando Aeronavale e agli aeroporti di Ciampino e Fiumicino.
Fu in una semplice chiacchierata con l’allora generale Gianni Gola, comandante del Centro Sportivo delle Fiamme Gialle, che nacque l’idea: organizzare un pellegrinaggio al Santuario del Divino Amore, così come da secoli fa la diocesi di Roma. Lo proponemmo a militari, familiari e amici: in 35, con gioia ed entusiasmo, partimmo insieme.
Da allora, il pellegrinaggio non si è più fermato. Anche quando fui trasferito ad altri incarichi, la fiamma rimase accesa: l’iniziativa si allargò coinvolgendo la 10ª Zona Pastorale e ricevendo sempre la benedizione e l’incoraggiamento dei vescovi castrensi. Monsignor Santo Marcianò, in particolare, non ha mai fatto mancare la sua presenza. Ed è stato un segno eloquente: ubi episcopus, ibi Ecclesia — dove c’è il vescovo, lì c’è la Chiesa.
L’attuale Ordinario Militare, Mons. Gian Franco Saba, con la sua presenza e le sue catechesi, ci ha confermati nella fede e ci ha esortati a rendere sempre più bella questa iniziativa, proponendola ai fratelli e alle sorelle dell’Ordinariato e aprendola all’intera comunità ecclesiale.
Col tempo, infatti, il pellegrinaggio notturno si è aperto anche alla città di Roma. Sacerdoti, religiose, religiosi e tanti laici si sono uniti a questa “chiesa in mimetica”, giovane, fatta di uomini e donne in divisa, che hanno voluto condividere un cammino di fede. Una strada percorsa non solo con i piedi, ma soprattutto con il cuore, perché come ricorda sant’Agostino, “la nostra vita è un pellegrinaggio verso Dio”.
Camminare di notte, tra le vie di Roma, ha il sapore della testimonianza. Nel buio si incontrano tante ombre: lo sballo dei giovani, le fragilità dei poveri, chi vaga senza meta. Ma proprio lì, passo dopo passo, sulla via Ardeatina e sull’Appia Antica, il pensiero corre agli apostoli e ai martiri che hanno calpestato quella stessa terra. Come loro, anche noi siamo chiamati a “camminare come figli della luce” (Ef 5,8).
Quanti episodi potrei raccontare! Militari e familiari che si sono messi in cammino per ringraziare di una grazia ricevuta, o per chiedere luce nelle scelte decisive della vita. Una volta una signora anziana, con seri problemi di mobilità, volle unirsi a noi: partì da Monte Mario con i mezzi pubblici, portando con sé la sua sedia a rotelle, certa che Maria l’avrebbe sostenuta. I giovani militari fecero a gara per aiutarla: e lei arrivò, con la gioia di chi sa che “la potenza si manifesta nella debolezza” (2 Cor 12,9).
La Provvidenza si è mostrata anche nella premura dei Carabinieri, che con mezzi e uomini hanno garantito sicurezza e assistenza. Ricordo il padre di un carabiniere, colto da infarto durante il cammino, salvato grazie all’intervento tempestivo di un’ambulanza al seguito. Segni concreti di una comunità che si prende cura dei suoi fratelli.
Non posso dimenticare la grazia del sacramento della Riconciliazione lungo il percorso: cappellani militari disponibili ad accogliere, lacrime asciugate, cuori liberati, anime pacificate. Quante volte ho visto uomini e donne in uniforme inginocchiarsi, pregare, affidarsi a Maria con semplicità! “Molti sono i pellegrini, ma pochi trovano la meta” scriveva sant’Ambrogio: eppure, sul volto di chi arrivava al Divino Amore, brillava la gioia di averla intravista.
Dio parla anche nel cuore della notte. Parla ai cercatori consapevoli e a chi, inconsciamente, lancia un grido d’aiuto. Forse anche a chi, infastidito dal nostro corteo, suonava il clacson: eppure vedere uomini e donne in preghiera non lascia indifferenti.
Come ricorda spesso Papa Leone XIV, “la preghiera è un’arma disarmata e disarmante”. È questa la forza del pellegrinaggio: una Chiesa che cammina nella sinodalità, che veglia, che prega, e che nel cuore della notte sa accendere una luce di speranza per un’alba di pace.
Un grazie sincero va all’Ordinariato Militare, alla Legione Carabinieri Lazio, e ai Comandi Militari che, nel tempo, hanno visto in questo pellegrinaggio una preziosa opportunità da sostenere per il bene del personale e delle loro famiglie. La loro collaborazione e sensibilità pastorale hanno reso possibile un’esperienza che unisce vita militare e vita spirituale, servizio alla patria e cammino verso Dio.
Don Donato Palminteri

