60° anniversario della Abolizione delle scomuniche fra Roma e Costantinopoli

L’Ordinariato presente con don Massimo Carlino

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(03-12-2025) Si è tenuta ieri a Venezia, con la presenza del cardinale Matteo Zuppi, presidente della CEI, e del Metropolita Ortodosso d’Italia Polykarpos, la celebrazione per il 60° anniversario della Abolizione delle Scomuniche fra Roma e Costantinopoli. Presenti anche il Patriarca di Venezia, S.E.R. Francesco Moraglia, il Presidente della Commissione dell’Ecumenismo e del Dialogo Interreligioso, S.E.R. Dario Olivero con il segretario della medesima commissione, S.E.R. Mons. Maurizio Malvestiti.

Significativa la presenza degli incaricati regionali dell’Ecumenismo e del Dialogo Interreligioso della CEI del Piemonte, Guido Dotti; della Lombardia, Claudio Zanardini; del Triveneto, Cristiano Bettega; dell’Emilia Romagna, Marco Coltellacci; della Toscana, Luisa Locorotondo; dell’Umbria, Marina Zola; delle Marche, Viviana De Marco; della Sardegna, Giuseppe Faedda; dell’Ordinariato Militare per l’Italia, Massimo Carlino, che nei territori regionali e locali portano avanti l’impegno dell’incontro nell’unica Chiesa, segno di una sinodalità reale e vivente.

Due sono i luoghi dove si è svolta la preghiera Ecumenica: la Chiesa di San Zaccaria del Patriarcato Latino e la Cattedrale di san Giorgio dei Greci del Patriarcato Ecumenico.

Il 7 dicembre 1965, nella Basilica di San Pietro a Roma e simultaneamente nella Cattedrale patriarcale di San Giorgio al Fanar, Papa Paolo VI e il Patriarca Ecumenico Atenagora I proclamarono la revoca reciproca degli anatemi del 1054. Questo atto, inserito nella fase conclusiva del Concilio Vaticano II, segnò una svolta decisiva nei rapporti tra la Chiesa di Roma e la Chiesa Ortodossa e aprì la stagione dell’ecumenismo contemporaneo.

In quella Dichiarazione congiunta del 7 dicembre 1965 si definiva la revoca delle scomuniche come un atto di riconciliazione spirituale volto a rimuovere un ostacolo storico alla piena comunione. Tale revoca aprì la strada al cambiamento del linguaggio ufficiale tra Roma e Costantinopoli, adottando progressivamente la categoria di “Chiese sorelle”.

Questo cammino ha portato a una produzione teologica e culturale che ha contribuito alla diffusione di una coscienza ecumenica nel cattolicesimo europeo e italiano. Basti ricordare la nascita del Dialogo Teologico Internazionale Cattolico-Ortodosso (1979), la nascita di centri ecumenici, impegnati sul fronte accademico e pastorale. Da allora il dirompente paradigma dialogico del Vaticano II ha plasmato il rapporto tra identità cristiana, modernità e pluralismo.

Un cammino inaugurato da Paolo VI e Atenagora e consolidato reciprocamente fino ad oggi, come testimonia anche la recentissima celebrazione del 1770º anniversario del Primo Concilio Ecumenico da parte di Papa Leone XIV e del Patriarca Bartolomeo a Costantinopoli. La remissione delle scomuniche ha rappresentato l’inizio del dialogo, del riconoscimento reciproco e di una nuova stagione di costruzione dell’unità tra i cristiani. Ricordare tutto questo significa impegnarsi perché la logica della condanna e della esclusione non sia più utilizzata. Anche oggi le “scomuniche” continuano quando al posto dell’ascolto viviamo la chiusura, al posto dell’ospitalità creiamo esclusione. Ricordare la fine delle reciproche scomuniche è dunque un appello a sciogliere tutte le catene che oggi imprigionano persone e popoli. Il cuore di Dio è ospitale, aperto a tutti, non scomunica ma abbraccia e accoglie. Il ricordo dell’abbraccio tra Roma e Costantinopoli sia invito a ciascuno nell’essere testimone di uno stile di “abbraccio”.