Emergenza COVID-19: Il Messaggio dell’Arcivescovo

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(09-03-2020) Pubblichiamo, a seguire, il testo integrale del Messaggio dell’Arcivescovo per l’emergenza epidemiologica da COVID- 19.

Carissimi militari, cari fratelli e sorelle,

mentre le notizie riguardanti l’epidemia da Coronavirus che sta affliggendo l’Italia e il mondo si fanno sempre più preoccupanti e i decreti prudenziali sempre più restrittivi, come vostro padre e pastore voglio farvi giungere una parola di vicinanza, di gratitudine, di speranza.

Vi sono vicino, con affetto profondo e con profonda sollecitudine per ciascuno: abbraccio con tutto il cuore i malati, i familiari delle vittime dell’infezione, i contagiati, coloro che vivono il tempo di una sofferenza inattesa, della separazione dalle persone care, della solitudine nella quarantena.

Poi vi dico «grazie». Dico un grazie sentito, commosso, ammirato, a voi che state lavorando per curare e prevenire questa malattia ma anche per affiancare, sostenere, difendere tutti coloro che si trovano in difficoltà.

Come nei momenti più critici della storia del nostro Paese, i militari sono in prima linea, nonostante i rischi concreti, la fatica talora sproporzionata, le difficoltà non sempre prevedibili. Lo sono tutti i militari medici, infermieri e operatori sanitari, continuando con costanza e dedizione un lavoro indispensabile e instancabile e offrendo il loro apporto a zone più martoriate. Lo sono i tanti militari che, come sempre, rappresentano un punto di riferimento per la popolazione, rispondendo a chiamate, richieste, paure della gente; coloro che sono posti a custodia delle zone di sicurezza; quelli che aiutano il viaggio di malati o persone con problematiche. Lo sono anche i nostri militari che lavorano all’estero e si trovano a doversi confrontare anche con questa emergenza accanto alle tante altre che il loro compito richiede. Lo sono i militari che hanno impegni istituzionali e che, accanto alle Forze dell’Ordine e ai Responsabili della cosa pubblica, assieme ai tanti volontari, quali i membri della Croce Rossa, devono organizzare e gestire l’emergenza, prendendo quotidianamente decisioni impegnative, delicate e difficili.

A tutti, accanto al grazie della gente, esprimo il grazie profondo della nostra Chiesa dell’Ordinariato Militare, vicina a voi anche attraverso il ministero e l’umanità dei cappellani militari, che pure ringrazio dal profondo del cuore per la dedizione e l’amore con cui vi accompagnano a nome di Cristo e della Chiesa.

Ed è da uomo di Chiesa, da vescovo, da cristiano, che desidero che l’ultima parola sia la speranza!

Stiamo vivendo un’esperienza inedita, che ci lascia attoniti e ci obbliga a riflettere, a concentrarci sull’essenziale, a riscoprire la bellezza delle relazioni umane e familiari, a ritrovare lo spazio dell’interiorità, a volgere lo sguardo al Signore, nella preghiera di supplica e di fiducia, chiedendo l’aiuto materno della Madonna, come i nostri padri hanno saputo fare nei momenti difficili delle calamità naturali e nei versanti più drammatici della storia.

La Conferenza Episcopale Italiana ha decretato di sospendere tutte le Celebrazioni Liturgiche: un digiuno inatteso in questa Quaresima speciale. Ma il digiuno della Messa e della comunione non è digiuno di comunione con Dio e con gli altri, di amore, di solidarietà.

Sì, oggi più che mai abbiamo bisogno di sentirci fratelli; ne abbiamo bisogno come il pane e come il Pane Eucaristico. Dobbiamo sentire fratelli gli uomini di scienza, che si stanno adoperando nella ricerca e nelle cure, nella speranza di vincere questa dura battaglia per la vita; gli uomini delle Istituzioni, impegnati a ridare al Paese ordine e protezione, per limitare la diffusione del contagio; e come non ringraziare con forza il nostro Presidente della Repubblica, capo delle Forze Armate, che tanto equilibrio, lucidità di guida, forza d’animo e capacità di incoraggiamento sta mostrando anche in questo frangente? Dobbiamo sentire fratelli i nostri pastori: l’amato Papa Francesco, i vescovi, i sacerdoti, i religiosi, tutti coloro che offrono le loro sofferenze e preghiere. Dobbiamo sentire fratelli gli uomini e le donne che più ci sono vicini e più hanno bisogno di noi, perché anziani, fragili, soli.

Chi è solo ha paura e non ritrova motivi per sperare. E allora grazie, grazie, grazie a voi, militari, perché con il vostro esserci date speranza concreta a molti.

La storia di questo virus, con le restrizioni imposte, ci sta ricordando il valore della vita, di ogni suo attimo e del suo orizzonte di eternità, ben superiore a guadagni personali e bilanci pubblici, e ci sta insegnando che possiamo fare a meno di tante cose superflue, persino di tante cose utili… Ma non possiamo fare a meno gli uni degli altri!

Tutti, ancora, vi ringrazio e vi abbraccio, portandovi ogni istante nella mia preghiera.

Il Signore vi benedica e vi protegga.

 

Roma, 9 marzo 2020

Santo Marcianò