«Il Milite Ignoto segno di unità, pace e speranza»

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(03-11-2021) Il Milite Ignoto «seppe riunire l’Italia» e fu un «segno di speranza» per tutta la nazione. Ignoto, sì, «ma non anonimo». Quasi contemporaneamente all’arrivo al binario 1 di Termini del treno storico, esatta riproduzione di quello che un secolo fa portò a Roma da Aquileia le spoglie del soldato senza nome, l’Ordinario militare, l’arcivescovo Santo Marcianò, pronunciava queste parole nell’omelia della Messa celebrata ieri pomeriggio a Santa Maria degli Angeli, non lontano dalla stazione, alla presenza del capo dello Stato, Sergio Mattarella.

«Quel soldato – ha sottolineato il presule –, nell’ultimo viaggio in treno che ha attraversato l’Italia da Aquileia a Roma, fu salutato davvero da una moltitudine. Anche se costellato di lacrime, quel viaggio è diventato un misterioso segno di speranza per il nostro popolo, qualcuno lo ha letto come una forma di elaborazione del lutto dei tanti morti in guerra». In ogni caso, ha aggiunto l’Ordinario militare, «fu un evento in cui l’Italia ha trovato uno straordinario senso di unità e di Patria, inchinandosi dinanzi al dolore di un figlio e di una madre, nel quale tutti hanno ritrovato e condiviso il proprio dolore verso figli, genitori, fratelli, amici. Un’esperienza di Patria che è esperienza di relazioni». Per l’arcivescovo, inoltre, il Milite Ignoto «è simbolo di chi ha donato e dona la vita per difendere la vita e la dignità della persona, la cui centralità è cifra di un mondo più giusto, edificato sulla pace e sul bene comune, quale bene integrale di ogni persona, nella sua unicità irripetibile. Anche il soldato che ricordiamo è unico e irripetibile: è ignoto ma non anonimo. Egli rappresenta tutti i nomi ma ha il suo nome, che noi non conosciamo, così come non conosciamo molte cose dell’uomo, mistero che sempre ci supera». In lui, ha aggiunto, in lui, «ci sono i volti di tutti», la folla «dei nostri caduti e di tutte le vittime di logiche di violenza e di guerra; vittime che non si calcolano solo in numeri, perché ciascuno è in sé valore assoluto». E in questo senso è anche un invito, ha concluso Marcianò, «a celebrare non la guerra ma la pace, non la morte ma la vita».

Anche nella cerimonia al binario 1 di Termini, i ministri della difesa, Lorenzo Guerini e della cultura Dario Franceschini hanno sottolineato che quel viaggio del 1921 «fu un momento unificante per il Paese». E che «dopo cento anni quel messaggio è ancora attuale». La salma da tumulare al Vittoriano, dove riposa tutt’oggi, sempre vegliata da due militari delle diverse forze armate, fu scelta ad Aquileia tra 11 bare dalla madre di un soldato il cui corpo non poté essere identificato. Si chiamava Maria Maddalena Blasizza. (M.M. da AV.)