In margine alla recente visita dell’Arcivescovo in Kosovo e Libano

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(03-01-2016) Monsignor Santo Marcianò, come precedentemente annunciato, ha trascorso la sera del Natale con i militari italiani impiegati nella missione Unifil di stanza a Shama, dove è stato accolto dall’Head of Mission e Force Comander di Unifil, il generale di divisione Luciano Portolano, e dal comandante del contingente italiano, il generale Franco Federici. Il giorno seguente, l’Ordinario ha visitato le basi operative avanzate situate lungo la Blue Line incontrando i militari italiani. Rientrato nella base “Millevoi” di Shama, ha celebrato la S. Messa nel corso della quale 20 militari hanno ricevuto il sacramento della Cresima; ai nostri si sono uniti anche soldati di altre nazionalità presenti nella base. Accanto all’Ordinario hanno concelebrato il cappellano italiano, don Mauro Capello, e i cappellani francese e irlandese. Particolarmente significativa la presenza anche dei cappellani protestanti (in particolare francese, ugandese e finlandese), oltre al cappellano francese per i musulmani. Alla fine della celebrazione il cappellano metodista ugandese ha offerto un dono al Vescovo, mentre il cappellano mussulmano, un iman francese, è intervenuto leggendo una preghiera per la pace.
Si è potuto sperimentare così come il servizio di assistenza spirituale ai militari sia anche un’occasione preziosa di ecumenismo e di dialogo interreligioso costruito quotidianamente con rapporto di fraternità e collaborazione. La foto che ritrae l’Ordinario militare in un momento di preghiera silenziosa accanto ai cappellani di diverse confessioni mentre ognuno invoca la pace, è il segno eloquente di questo cammino.
La funzione religiosa è stata preceduta dal rito di apertura della Porta santa nella chiesa della base di Shama. Al termine della giornata, Marcianò ha benedetto un monumento realizzato dagli alpini della Brigata Taurinense, all’interno della base, a ricordo del sacrificio delle penne nere abruzzesi del Battaglione alpini “L’Aquila” durante la battaglia di Selenyj Jar, sul Don, nel Natale del 1942.
La vigilia del Natale l’Ordinario l’aveva trascorsa a Pristina con i militari del contingente italiano in Kosovo, impiegati nell’ambito della missione KFor (Kosovo Force). Presso il Camp “Villaggio Italia”, sede del Multinational Battle Group West, comando multinazionale a guida italiana, l’arcivescovo ha scambiato gli auguri di Natale con i militari ringraziandoli “per la missione che portate avanti, donare la vita per gli altri è espressione di grande virtù, sia per i credenti sia per i non credenti. Dare la vita significa realizzare pienamente se stessi e questo è il valore di cui il mondo militare è portatore”.
Monsignor Marcianò ha fatto anche visita alla Casa Famiglia della “Caritas Umbria” di Klina, donando capi di vestiario e giocattoli messi a disposizione dalla Caritas Umbria e dal 4° Reggimento Carri di Persano.
Rientrato a “Camp Villaggio” Italia, monsignor Marcianò ha partecipato al cenone presso la mensa di servizio insieme ai militari italiani, austriaci, sloveni e moldavi, e successivamente ha celebrato, unitamente al cappellano del contingente don Fausto Amantea, la Messa. La funzione religiosa è stata preceduta dal rito di apertura della Porta santa nella Chiesa di Camp “Villaggio Italia” intitolata a san Francesco. Nel giorno di Natale, l’Ordinario ha celebrato la funzione religiosa a Pristina. Nel corso dell’omelia ha sottolineato l’importanza e il significato dei valori legati alla celebrazione del Natale: “Vivere la vita per gli altri dà senso alla propria. Voi con la vostra presenza in Kosovo, mettendo a rischio le vostre vite, permettete ad altri di vivere”.