I cappellani militari dentro la Basilica dopo la chiusura, per rimanere con Cristo ed attendere la Resurrezione

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(21-04-2016) Quarto giorno di permanenza in Terra Santa. Comincio il racconto di ciò che “abbiamo visto e udito”, non dalla prima meditazione tenuta da don Marco all’orto degli ulivi, dove Gesù si recò a pregare con i suoi discepoli prima di essere consegnato alla morte, ma da una esperienza unica, vissuta da un gruppo di cappellani, nella Basilica del Santo Sepolcro. Nel pomeriggio partecipiamo alla processione dei francescani dentro la Basilica, con canti e preghiere in latino, che ricordano in XIV stazioni i momenti più salienti della Passione. Alle 21.00, con un rito suggestivo che dura da secoli, è stata chiusa la porta di ingresso da un musulmano, alla presenza dei Francescani e degli Ortodossi, in attesa poi della riapertura della stessa, il mattino seguente. I sacerdoti, hanno avuto la possibilità di “rimanere”, dentro dopo l’orario di chiusura. Questa esperienza è assicurata a gruppi ristretti, ed é una grazia, poter sostare da soli nei luoghi dove Gesù ha affrontato gli ultimi momenti più drammatici della sua esistenza terrena. 

Nel complesso sacro sono racchiusi e venerati come reliquie i posti descritti dai Vangeli: dal Calvario dove è stata piantata la croce, in corrispondenza -come dice la tradizione- con la tomba di Adamo, alla lastra dell’unzione, dove fu posto il corpo di Gesù per essere unto dalle donne dopo la morte; un piccolo “ciborio”, ricorda la posizione delle donne e del discepolo che Gesù amava durante la crocifissione; il sepolcro vuoto il luogo più importante è misterioso della fede. Il mattino dopo il sabato, le donne non trovano il maestro, ma la pietra rotolata. Il segno di un nuovo inizio da annunciare senza paura, a tutti gli uomini di buona volontà. Da quel momento, la storia cambierà per sempre. Un altro altare ricorda l’incontro di Maria di Magdala con il Risorto. Poco più distante c’è invece la cappella, che fa memoria dell’incontro di Gesù con la madre, dopo la Resurrezione. Scendendo sotto il livello della basilica, troviamo il posto dove fu ritrovata su indicazione di Sant’Elena la madre dell’imperatore Costantino, la Croce del Signore.
 
Idealmente accompagnati da don Massimo Carlino, frate francescano e cappellano militare che ha compiuto i suoi studi in Terra Santa, abbiamo percorso i momenti decisivi della salvezza. Non sono mancati i momenti di riflessione personale davanti a questi luoghi santi. La sosta silenziosa e orante alla tomba di Gesù, ha lasciato un ricordo indelebile nel cuore di ciascuno. Soltanto nel Santo Sepolcro la terra si fa liturgia e l’atto salvifico diventa concreto nel tempo e nello spazio. In tanti paesi, la liturgia recita “Oggi Cristo è risorto”, ma è soltanto a Gerusalemme che possiamo dire “Cristo è risorto da questo sepolcro” o “Egli fu crocifisso in questo calvario”. Il Santo Sepolcro è l’eco della “buona notizia” che è alla base di tutte le altre: Gesù è morto a riprova dell’infinito amore verso gli uomini ed è poi risuscitato come risusciteremo noi per Cristo, con Cristo ed in Cristo.
Fu esattamente duemila anni fa che tutto iniziò, quando alcuni pescatori della Galilea andavano dicendo che Gesù era morto, risuscitato e che essi lo avevano visto. Ed è su questa fragile ed incredibile testimonianza che tutto si fonda: le chiese, le cattedrali, il sacerdozio, le missioni, i religiosi, i Concili, la teologia. Il Sepolcro Vuoto è il chilometro zero da cui partono tutte le vie dell’umanità, “l’ombelico del mondo” come lo chiamavano i nostri antenati, il centro della nostra storia. Di seguito alcune delle preghiere scritte dai cappellani a commento della forte esperienza spirituale vissuta al Santo Sepolcro: 
 
“Nascendo, Signore Gesù hai dissetato l’essere umano… Morendo, Signore Gesù hai assecondato il Padre innamorato 
oltre misura della sua creatura… Superando la morte, qui, Signore Gesù, consegni a ciascuno di noi la speranza di vivere liberi di amarci come Tu ci hai amato e di entusiasmarci per le sfide di oggi!” (Don Marcello Calefati). 
 
“Duemila anni fa da qui nacque il Cristianesimo, nacque da una persona: Cristo. Da qui una storia rinnovata giunge fino ad oggi, coinvolgendo generazione dopo generazioni, tutti gli uomini; fino a noi, fino a me. Grato per l’esperienza spirituale che sto vivendo; fa o Signore, che mi senta costantemente interpellato da te, perché il mio presente illuminato dallo stupore delle origini, mi spinga a fare più e meglio la tua volontà” (Don Michele Magnani). 
 
“Stupenda esperienza, quella vissuta dentro la Basilica del Santo Sepolcro. Ai piedi della Croce, ho rinnovato il mio si, un sì che desidero continui ad essere fedele. Con l’applicazione dei sensi mi sono sentito vicino a Maria, la Virgo Fidelis, Colei che non é scappata. Gesù così voglio essere: fedele alla tua sequela, sino alla morte” (Don Salvatore Falzone). 
 
“Signore Dio nostro, il tuo santo Spirito -che tutto in noi rende puro e limpido rinnovando la nostra vita in Te-, ride sta in noi la gioia di appartenerti con il tutto di noi stessi: con la mente, con la volontà, con il cuore, con il ministero sacerdotale che hai posto nelle nostre mani, perché attraverso il nostro essere e il nostro servire, la famiglia umana possa sperimentare la bellezza del tuo dono e del tuo volto pieno di misericordia. Facci gustare sempre la gioia della tua presenza, di te che sei centro di tutta la creazione, spesso ferita dalla fragilità e dal peccato, ma dove tu splendi come raggio che illumina le oscure profondità. Perché Tu, sei sempre misericordia” (Fra Stefano D’Agostino). 
 
Don Salvatore Lazzara