Messaggio dell’Arcivescovo per la Quaresima 2018

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(17-02-2018) “La sapienza «che non è di questo mondo”

La sapienza è forse una delle categorie bibliche più importanti. Tuttavia, sfogliando le pagine della Sacra Scrittura, si capisce ben presto come la sapienza non corrisponda a quanto usualmente immaginiamo, addirittura come essa strida con l’idea che ne propone «il mondo». Il sapiente, nella Bibbia, non è il più famoso, il più erudito, neppure il più forte; è chi ha compreso che c’è una Sapienza che lo precede, alla quale attingere e dalla quale essere guidato: per vivere una vita felice, per fare sempre ciò che è giusto, per governare un popolo, per fare le scelte giuste. Colpisce quanto Salomone, giovane re, rispose al Signore che gli assicurava in dono qualsiasi cosa avrebbe chiesto: «Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male» (cfr. 1Re 3,4-13). Una sapienza diventata proverbiale, quella di Salomone, che egli preferì alla ricchezza, al piacere, al potere, pur essendo il potente di turno, il re; anzi, proprio perché era il potente, il re. Vorremmo invocare la sapienza, in questo versante della storia del nostro Paese. Vorremmo farlo con forza e fiducia nel Signore affinché, con grande senso di responsabilità, coloro che si appresteranno a prendere in mano la “Cosa pubblica” possano essere veramente animati da un «cuore docile che sappia rendere giustizia al popolo e sappia distinguere il bene dal male». Ma vorremmo anche capire come questa sapienza non riguardi solo chi, verso la città dell’uomo, ha più direttamente compiti di guida; essa è necessaria per portare avanti il proprio servizio quotidiano, per vivere relazioni familiari e fraterne, per rispettare la legalità ed equilibrare l’economia, per saper scegliere l’accoglienza e cercare sempre il bene comune, nella consapevolezza che l’Italia e tutta la città dell’uomo è davvero affidata a ciascuno di noi, che ogni cittadino ha la missione di farla bella e giusta, operando e spargendo ovunque la pazienza del bene e il rifiuto del male. La Quaresima è tempo prezioso per ritornare a comprendere e vivere la sapienza, un tempo in cui esercitarsi a ricercarla. L’elemosina ci insegna che la sapienza è senso di giustizia e carità nella condivisione. Con il digiuno, impariamo come essere sapienti significhi saper dominare se stessi, rispettando anche i limiti che la natura impone. Con la preghiera, invochiamo la sapienza, riconoscendo, come Salomone, che essa è prerogativa di Dio, ricchezza indispensabile per un mondo di carità, di libertà, di pace. Sì, cercare la sapienza significa amare la pace; vivere la sapienza significa costruire la pace; chiedere la sapienza significa chiedere la pace: e voi, militari, siete chiamati a comprenderlo con sempre maggiore chiarezza. Il tempo della Quaresima, però, non è solo cammino di ricerca ma anche strada che ci conduce a incontrare la Sapienza, quella «sapienza della croce» che è cuore del Vangelo. A incontrare Cristo Crocifisso e Risorto, «sapienza di Dio e potenza di Dio» (1Cor 1,24). Sì, cari amici, Gesù ci insegna che il sapiente non è chi detiene il potere ma chi vive il servizio, non è chi si arricchisce di cose ma chi dona la propria vita. Il sapiente è chi sale sulla Croce – come fanno tanti tra noi, come hanno fatto tanti nostri caduti -, per difendere e proteggere la vita altrui. Perché amare, la Pasqua ce lo ricorderà ancora una volta, è già risorgere. A tutti, buon cammino di Quaresima! XSanto Marcianò