Concerto per i cristiani perseguitati

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(28-06-2018) La banda dell’Arma dei carabinieri e Aiuto alla Chiesa che soffre per la prima volta uniti in favore degli oltre 200 milioni di cristiani perseguitati nel mondo e di tutti coloro che soffrono e vengono uccisi a causa del loro credo religioso. Martedì sera, nella piazza d’armi della Legione allievi carabinieri a Roma, si è svolto un concerto dedicato ai martiri dei nostri giorni in onore dei quali, sulle note del “Corale di Sant’Antonio” di Franz Joseph Haydn, è stata portata ai piedi del palco la grande croce lignea di Nassiriya.
Alta circa tre metri era posta all’ingresso della tenda adibita a cappella presso “White Horse”, la prima base dei militari italiani a Nassiriya. Contestualmente sono stati letti i nomi dei dodici carabinieri morti nell’attentato del 12 novembre 2003 nel quale persero la vita 28 persone, 19 italiani (oltre ai carabinieri anche 5 militari dell’esercito e due civili) e 9 iracheni.
 
La banda dell’arma dei carabinieri, diretta dal maestro Massimo Martinelli, composta da 90 elementi, accompagnata dal Coro degli allievi carabinieri del 137° corso, ha eseguito tra l’altro l’”Ave Maria” dall’”Otello” di Giuseppe Verdi e il brano “Jesus bleibet meine freude” di Johann Sebastian Bach. Durante il concerto il palazzo della Legione allievi è stato illuminato con fasci di luce rossa, simbolo del sangue versato ancora oggi da tanti cristiani in tutto il mondo, così come erano stati illuminati Fontana di Trevi nel 2016 e il Colosseo lo scorso 24 febbraio.
 
Per il generale Luigi Longobardi, comandante delle Scuole dell’Arma dei carabinieri, l’aver voluto organizzare l’evento proprio nella scuola «crea un legame unico tra le vittime della fede e i carabinieri morti nell’adempimento del proprio dovere. È inaccettabile che ancora oggi ci siano uomini e donne privati della libertà religiosa». Mentre su un maxi schermo scorrevano le immagini di edifici di culto devastati, case e strutture distrutte dalla guerra in Siria, fotografie di uomini torturati e di cadaveri ammassati in una scuola, i volti dei tanti religiosi e laici uccisi per la loro fede, il generale Longobardi si è chiesto «qual è il vero potere, quello della violenza dell’oppressore o della resistenza dell’oppresso?».
 
Monsignor Santo Marcianò, Arcivescovo Ordinario Militare per l’Italia, ha rimarcato che davanti al tragico fenomeno delle persecuzioni «siamo tutti chiamati alla responsabilità per vincere l’indifferenza e la tiepidezza che sono più dannose della violenza». Uno dei mali del nostro tempo ha spiegato il prelato è «l’individualismo» e per combattere le persecuzioni bisogna lottare anche contro questo atteggiamento «riscoprendo l’individualità». Il concerto è una delle iniziative che permette di accendere i riflettori sul dramma dei cristiani perseguitati e far conoscere «la Chiesa dei martiri. Questi eventi aiutano a forare i muri innalzati non solo dai persecutori ma anche dalla passività di troppi» ha spiegato il cardinale Mauro Piacenza, presidente internazionale di Aiuto alla Chiesa che Soffre.
 
«Apparentemente – ha aggiunto – sembra che la violenza, le intolleranze, i totalitarismi, la persecuzione, la cieca brutalità, certe forze occulte che cinicamente manovrano molte regie internazionali, si rivelino più forti mettendo a tacere la voce profetica dei testimoni della fede, che possono umanamente apparire come sconfitti della storia. Ma nell’umiliazione di quanti soffrono a causa del Vangelo, agisce la forza dell’amore, inerme e vittorioso anche nella apparente sconfitta, la forza della verità che sfida e vince la morte».
 
Presente alla serata, in rappresentanza della Chiesa caldea, Louis Raphael I Sako, patriarca di Babilonia dei caldei che oggi parteciperà al Concistoro dove riceverà da Papa Francesco l’imposizione della berretta, la consegna dell’anello e l’assegnazione del titolo. «Siamo perseguitati solo perché siamo cristiani – ha affermato – Noi non vogliamo potere o creare uno Stato, desideriamo solo essere artigiani di pace». Parlando della sua patria, l’Iraq, della Siria e di altri Paesi del Medio Oriente dove ancora infuria la guerra, ha rimarcato che questa è «un peccato capitale e il dialogo è l’unica via di uscita».
 
Il cardinale designato Joseph Coutts, arcivescovo di Karachi in Pakistan, si è soffermato sulla situazione dei cristiani nel suo Paese dove vivono 180 milioni di persone. I cattolici e i protestanti rappresentano solo il 2% della popolazione a fronte del 95% dei musulmani. «Non siamo una minoranza nascosta o silenziosa ma attiva che sta contribuendo allo sviluppo del Pakistan – ha detto – Le scuole, gli ospedali, l’impegno con i disabili sono la testimonianza dell’amore di Cristo che raggiunge tutti». Ricordando gli attentati di cui sono spesso vittime i cristiani ha sottolineato che «non tutto è buio, viviamo nella speranza». (da Romasette)