Carissimi, questo appuntamento, è prezioso momento di ricordo dedicato a tutti i nostri caduti nelle Missioni internazionali di supporto alla pace facendo memoria, quest’anno, della strage di Nassirya nel 15° anniversario. E’ affettuosa occasione di incontro con voi, cari familiari, che portate nel cuore il ricordo, il dolore, l’esempio dei vostro cari. Con voi che vivete nella loro memoria e della loro memoria; non solo in un giorno speciale ma nel quotidiano, spesso duro e difficile, della vita. Genitori, figli, fratelli strappati alla vostra famiglia; amici e colleghi che vi mancano… Vi abbraccio tutti e tutti vi accolgo in questa Eucaristia, consapevole che se siamo qui, oggi, è anche per affidare al Signore i nostri sentimenti, a volte contrastanti; per chiedergli, gridargli come gli apostoli: «Accresci in noi la fede!». E Dio, con la Sua Parola, sempre ci risponde. Il Vangelo di oggi (Lc 17,1-6) mostra Gesù che, con parole stranamente forti, con grande decisione, si scaglia contro gli «scandali»; e la parola scandalo, nella Bibbia, non ha il significato comune che le si attribuisce; scandalo è un ostacolo, un’insidia. Anche i nostri militari caduti nelle Missioni internazionali, se ci pensiamo bene, hanno lottato contro gli scandali. Contro lo scandalo dell’indifferenza e della discriminazione, che penalizza donne e bambini, schiavizza il lavoro, punisce le differenze razziali, perseguita sanguinosamente la libertà di pensiero e di religione. Contro lo scandalo della povertà e della fame, della miseria in cui versano ancora popoli costretti a vivere con mezzi insufficienti e in penose condizioni igienico sanitarie, vittime di governi corrotti, di arretratezza socio-culturale, di analfabetizzazione. Soprattutto, hanno lottato contro lo scandalo della guerra, che miete sempre più vittime tra i civili, tra gli stessi bambini, e continua a mettere uno contro l’altro i fratelli in umanità, persino nello stesso Paese. Siamo nel centenario dalla fine della prima Guerra Mondiale e dobbiamo purtroppo ancora contare i tanti conflitti che insanguinano il pianeta, componendo, come spesso dice Papa Francesco, una sorta di «terza guerra mondiale a pezzi». Guerre combattute da governanti che dovrebbero provvedere al benessere e alla pace dei loro popoli e invece li uccidono. Guerre spinte da interessi economici, che vogliono sfruttare i territori e finiscono con il violare luoghi stupendi di natura e arte. Guerre di matrice fondamentalista, che alimentano il terrorismo internazionale, e guerre indotte e rafforzate dal traffico di armi. «La minaccia delle armi, e le spese mondiali sulle armi, sono scandalose – ha recentemente affermato il Papa -. Mi dicevano che con quello che si spende in armi in un mese si potrebbe dare da mangiare a tutti gli affamati del mondo durante un anno. Non so se è vero. È terribile. L’industria e il commercio delle armi, anche il contrabbando, sono una delle corruzioni più grandi. E davanti a questo – ha spiegato il Pontefice – c’è la logica della difesa […] Un ragionevole e non aggressivo esercito di difesa. Ragionevole e non aggressivo. Così la difesa è lecita e anche è un onore difendere la patria così»[1]. È l’onore che i nostri caduti hanno meritato, difendendo non solo la Patria ma tutti coloro che ne avevano bisogno. Lo hanno fatto a nome della Patria; di una Nazione come l’Italia che è e vuole essere elemento di pace nel panorama europeo e mondiale, offrendo non solo la grande competenza delle sue Forze Armate ma anche la ricchezza dei valori della sua cultura, che i militari incarnano con coerenza, anche cercando di stabilire vincoli di collaborazione e fraternità con la gente del luogo. Forti di tali valori, i nostri caduti hanno lottato con armi di pace, hanno saputo accogliere l’invito a non rispondere al male con il male, che Gesù sintetizza in una sola parola: il «perdono». E molti di loro, forse, sono caduti proprio per questo: per non essere un «esercito aggressivo»; per non “fare” la guerra ma per “contrastare la guerra”. Sono proprio questi valori che il Presidente della Repubblica ha voluto ribadire nel suo messaggio per questa giornata, ricordando “tutti coloro che hanno sacrificato la vita a servizio dell’Italia e della comunità internazionale”; e facendo memoria in particolare del 15° anniversario dell’attentato di Nassiriya, il Presidente ha voluto rendere omaggio a tutti coloro che hanno perso la vita in questo impegno generoso e coraggioso “che vede il nostro paese credere fermamente nella necessità di uno sforzo unitario per la sicurezza e la stabilità, per l’affermazione dei diritti dell’uomo”[2]. In tale orizzonte, i caduti che oggi ricordiamo hanno consumato il loro servizio generoso, fino al dono della vita, e i nostri militari continuano a farlo, attingendo forza dal loro esempio e imparandone la modalità. È la modalità degli «operatori di pace» che, sia pure in modo diverso, è essa stessa uno «scandalo»; un ostacolo creato dal «perdono» di cui parla Gesù a un mondo – per di più in territori a rischio – che usa l’odio, la violenza, la criminalità e la vendetta, per far valere i propri diritti e difendere i propri interessi. Dare la vita per difendere la vita è un’altra cosa! È entrare nello scandalo che Cristo stesso ha vissuto: «lo scandalo della Croce», cioè lo scandalo di chi si offre e trasforma la realtà di sofferenza, violenza e morte in mistero di amore, perdono, vita senza fine. Cari fratelli e sorelle, questo ci consegnano i nostri caduti, questo vi consegnano i vostri cari. E la misteriosa vittoria della Croce è il trionfo del dono di sé, che risplende sul Volto del Cristo Risorto. «Ecco la generazione che cerca il tuo volto, Signore», abbiamo cantato nel Salmo responsoriale (Salmo 23). Pronunciando i nomi dei nostri caduti, oggi vogliamo vedere i loro volti incisi nel Volto sofferente e glorioso del Signore e, come Egli stesso ci ha chiesto, vogliamo vedere in Lui anche ogni povero, piccolo, straniero, vittima di guerra, indifeso…. ogni persona per la quale hanno dato la vita i vostri cari, ai quali diciamo un grazie commosso e infinito, certi che ora, dal Cielo, risplendono «come astri nel mondo», che con la loro intercessione ci donano la consolazione del cuore e ci ottengono il dono della pace.X Santo Marcianò
Omelia di Mons. Marcianò alla S. Messa di oggi all’ Ara Coeli
Basilica S. Maria in Ara Coeli, 12 novembre 2018
[1] Francesco, Conferenza Stampa sul Volo di ritorno dal Viaggio Apostolico nei Paesi Baltici, 25 settembre 2018
[2] Sergio Mattarella, Telegramma al ministero della difesa in occasione della Giornata del ricordo dei Caduti militari e civili nelle missioni internazionali per la pace, 12 novembre 2018,