Commemorato Padre Angelo Cerbara

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(08-05-2023) Padre Angelo Cerbara: ne parlammo la prima volta nell’ottobre del 2021 quando presso la Basilica di San Bernardino a L’Aquila, in occasione della Festa di San Giovanni XXIII, patrono dell’Esercito Italiano, il Cappellano del IX Alpini pronunciò il suo nome, presentandolo quale “gigante della fede in tempo di guerra”.

Il 3 febbraio u.s., terminati gli esercizi spirituali ad Ariccia, decidemmo di andare, in punta di piedi, a Gavignano, dopo aver preso contatti con la signora Emanuela, Presidente della locale Pro loco. Ci eravamo ripromessi che questo primo incontro, nel paese che gli diede i natali, doveva essere il punto di partenza per scoprire e conoscere meglio la storia e la vita di questo grande uomo: Cappellano Militare eroico, che è all’inizio della nostra storia, quella dei Cappellani Militari d’Italia e dell’Ordinariato Militare per l’Italia.

Oggi 3 maggio ci presentiamo come Chiesa Castrense, insieme al nostro Vicario Generale per commemorare il primo Cappellano Militare morto nella Grande Guerra.

 

Padre Angelo Cerbara nasce il 1° maggio 1888, lo ricordiamo dunque nel 135° anniversario della nascita con un intenso programma:

  • la Santa Messa, nella bella cappella del cimitero, presieduta da Mons. Sergio Siddi, Vicario Generale Militare;
  • la commemorazione militare di Padre Angelo presso la tomba di famiglia, dove è sepolto;
  • il tavolo di studio, presso la sede della Pro loco, dal titolo “Padre Angelo Cerbara: intimamente solidale con il contesto storico, sociale ed ecclesiale del suo tempo”.

Nel tavolo di studio a partire dal 1848 si è cercato di capire il terreno storico in cui si innesterà più tardi la vita del nostro Padre Angelo. Ventisette anni e mezzo di vita intensa:

  • dall’ingresso tra i Chierici di Somasca al voler anticipare il servizio militare per essere più libero nel cammino verso il sacerdozio;
  • dal servizio, come soldato di leva, nel soccorso ai terremotati del terribile terremoto di Messina alla Campagna di Libia;
  • fino a quando nominato Tenente Cappellano Militare e assegnato al 60° Reggimento fanteria della Brigata Calabria, parte per il fronte per raggiungere i suoi militari a Col di Lana. È proprio qui che donerà la sua giovane vita.

 

Le parole più belle e rappresentative per padre Angelo certamente le ha offerte il Tenente Cappellano don Giuseppe Ricciotti, che così lo descrive:

“Egli era dappertutto: dov’era un soldato del suo Reggimento eri sicuro di vederlo, se non subito, di lì a poco. Non poteva stare senza i suoi soldati. E anche durante l’attacco era presente, in prima fila.

Nei numerosi attacchi dati dal suo Reggimento tutti i suoi ragazzi l’avevano sempre veduto uscire con loro dalle trincee, arrampicarsi con loro su per le falde vero i reticolati nemici, avevano tutti udito le sue parole d’incitamento; tutti i feriti se l’erano visto vicino appena caduti, tutti l’avevano veduto prima di giungere al posto di medicazione.

Il posto di combattimento del cappellano era dove giungevano, come meta ordinaria, le pallottole, le granate, le bombe a mano dei nemici.

E quello per lui doveva essere il suo posto perché, diamine, poteva accadere che qualcuno dei suoi ragazzi non potesse, disgraziatamente, fare in tempo a giungere al posto di medicazione. Troppo comodo il posto di medicazione! Il cappellano insomma doveva stare avanti al medico, insieme al soldato!

Povero Cerbara! Tutto il giorno se ne andava in giro per questi monti con quel suo passo caratteristico, direi quasi barcollante, in cerca dei suoi ragazzi.

La domenica poi celebrava la Messa recandosi, con infaticabile ardore, negli accampamenti distanti gli uni dagli altri anche 10, 15 o 20 chilometri, digiuno, allegro, con quel berrettino verdastro in testa che gli dava l’aspetto tra il pecoraio e l’alpino”.

 

 Toccherà al Colonnello Alessandro Saporiti comunicare al Vescovo di Campo, Mons. Angelo Lorenzo Bartolomasi, la triste notizia del decesso di padre Angelo Cerbara, con queste parole:

“È con vivo dolore che comunico all’Eccellenza Vostra la morte gloriosa del Cappellano Militare padre Angelo Cerbara.

Egli, pieno di fervore religioso e di altissimo sentimento patrio, era sempre fra i primi nelle più avanzate linee di fuoco, per incitare i soldati alla lotta cruenta. Difatti, mentre in prima linea assisteva un Caporal Maggiore ferito gravemente a morte, fu colpito anch’egli da una granata nemica e, nonostante le sollecite cure e il trasporto immediato al prossimo Ospedaletto, cessò di vivere il giorno dopo.

Esprimo all’Eccellenza Vostra il cordoglio mio personale e quello unanime degli ufficiali e della truppa del Reggimento che ebbero agio di apprezzare le somme virtù di valore e di sacrificio nell’esplicazione del suo ministero”.

 

Padre Angelo è, di nuovo, decorato con Medaglia d’Argento con la seguente motivazione:

SPREZZANDO IL FUOCO VIOLENTO DI ARTIGLIERIA E FUCILERIA PRESTAVA I CONFORTI DELLA FEDE E DELLA RELIGIONE AI NUMEROSI FERITI DEL SUO REGGIMENTO.

MIRABILE ESEMPIO DI SACERDOTE E DI SOLDATO, NELL’ESERCIZIO DELLA SUA ALTA MISSIONE LASCIAVA LA VITA SUL CAMPO DELL’ONORE.

 

Falde del Col di Lana, ottobre 1915

 Graziano don Giuseppe