«Il raggio della pace», in terra di Capitanata

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(25-01-2024) Con il 21° Reggimento Artiglieria Terrestre “Trieste”, si è dato inizio, all’interno del Presidio Militare di Foggia, alla serie di appuntamenti per la presentazione della lettera pastorale del nostro Ordinario Militare Mons. Santo Marcianò dal titolo “Il raggio della pace”.

Alla presenza del Comandante, il Col. Virginio Cameli e di una folta rappresentanza del Reggimento, il Cappellano Militare, p. Giuseppe Rubbio, ha offerto una chiave di lettura per entrare in maniera più consapevole nel testo presentato. La riflessione comunitaria è stata l’occasione per riscoprire ed approfondire ulteriormente la figura di papa Giovanni XXIII, patrono dell’Esercito Italiano, il suo fondamentale contributo che diede nella risoluzione della crisi di Cuba, come anche il suo “testamento spirituale” dato alla Chiesa universale e a tutti gli uomini di buona volontà, che riscopriamo nella sua Lettera Enciclica, Pacem in terris.

Ripercorrendo i cinque capitoli della lettera del nostro Ordinario Militare, è stato messo in luce come la tematica della pace, così come si evince anche dalla Pacem in terris, non è semplicemente da confinare esclusivamente in ambito ecclesiale, ma, trovando le proprie radice nel diritto naturale, nella natura stessa dell’uomo, esorta tutti, credenti e non, ad una attenta e seria riflessione, da riscoprire, condividere e vivere, in modo particolare da coloro i quali, come i nostri militari, sono impegnati in prima persona a custodirla, difenderla e garantirla.

Prendendo spunto dall’introduzione della lettera, lì dove il nostro Ordinario porta all’attenzione del lettore l’importanza delle parole, del loro uso e del loro significato, si è cercato, mentre si ripercorreva il corpo del testo, di porre l’accento su alcune espressioni come pace, ordine, vita, rispetto, dignità, persona umana, autorità come servizio, testimonianza. Ci si è soffermati in modo particolare su quei quattro pilasti che danno corpo e vita alla pace come la giustizia, la verità, la carità e la libertà, senza i quali la stessa pace resterebbe una parola vuota, priva di contenuto e spessore antropologico.

Concludendo la presentazione, altre parole sono state sottolineate e condivise grazie a quella “via terapeutica” suggerita dal nostro Arcivescovo come l’unificazione, la formazione, la misericordia, la pazienza e la fiducia, fondamentali, per superare possibili conflitti o ferite personali che potrebbero ostacolare un autentico cammino di pace.

Il Cappellano, infine, sulla scia della lettera, ha esortato i presenti a riscoprire e recuperare l’importanza e il significato delle parole dette in modo particolare quando, come i militari, ci si impegna in prima persona nella costruzione di un mondo che viva relazioni pacifiche e pacificate, parole che definiscano realmente il volto e il cuore della persona umana, utilizzate per aiutare gli altri a recuperare una visione positiva di quella antropologia che dice quanto ogni vita umana, e lo stesso creato, siano importanti per il conseguimento di una convivenza fraterna illuminata e guidata dal raggio della pace.