(10-10-2024) Nessuno, nel momento della sofferenza, è stato più solo di Gesù in croce. Egli si è sentito talmente abbandonato dal Padre da elevare questa preghiera: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Eppure la Madre Chiesa con gioia e con coraggio celebra solennemente l’esaltazione della Santa Croce. Lo strumento di tortura, disonore e morte è divenuto il simbolo del servizio di Cristo all’umanità e della salvezza. Un segno di amore insuperabile, accolto in fiduciosa obbedienza alla volontà del Padre. Qual è il “peso” della croce? È l’insieme dei motivi per cui amare gli altri ci è faticoso. Compresi, ovviamente i loro peccati. Gesù ha amato fino in fondo, e il “fondo”, l’estremo, è quando amiamo chi non lo merita, decidendo di offrire anche a chi non dice grazie e anche a chi ignora la bellezza del nostro gesto. La croce di Gesù spaventa perché mostra di che cosa possa essere capace l’uomo nel suo rifiuto di Dio, della verità, della giustizia e della fraternità. Ma il credente – alla luce della risurrezione – vede nella croce i segni dell’amore di Dio, del dono totale che Gesù fa di sé all’umanità, per incoraggiarla a scoprire la sua dignità.
La sofferenza di Gesù non è solo frutto della cattiveria umana, ma è anche legata ad una scelta: certamente non quella di soffrire e di morire, ma di donarsi per amore…
Ma Gesù, sulla croce, è e rimane per sempre il Signore e da quel legno santo beffa il diavolo e gli svuota l’inferno, riempie tutti noi di un amore incommensurabile e ci spalanca definitivamente la porta del Paradiso. Dalla croce Gesù, rivolto a me, dice semplicemente: “Vedi come ti amo?”. Sì, Signore lo vedo e piango dalla gioia, una gioia incontenibile…
Guardo la tua santa croce e la esalto perché lì mi mostri che davvero io per te sono prezioso ai tuoi occhi e mi ami, e lo fai benissimo, lo fai da Dio! Maria ai piedi della Croce, nello straziante “stabat” che fa di lei un oceano amaro di angoscia, è l’espressione più alta, in umana creatura, dell’eroicità di ogni virtù…
Nessuno dovrebbe mancare all’appuntamento con Maria alla Croce di Gesù perché la felicità è tutta lì. Mai come in quel momento la pace ha trionfato sulla terra: dalla Croce il Dio crocifisso tiene aperte le braccia per tenere uniti a sé tutti noi e questo è il perdono, e questo è l’amore, e questa è la considerazione che Dio ha di te…
Tutto è amore sulla Croce, anche i fori dei chiodi, delle spine conficcate sul capo e lo squarcio nel petto: essi sono i segni visibili e tangibili che davvero Gesù ci hai amati di amore vero, totale, sino alla fine e il tuo amore, caro Gesù, è ancora più grande se penso di non meritarlo. Oggi nella Chiesa ti vediamo risorto, sei il Signore della vita, tutto splendente di gloria, eppure vedo che con divino orgoglio porti ancora le ferite dei chiodi, delle spine e della lancia. Capisco: sono in realtà i segni del tuo amore e non della tua sofferenza, li porti ancora come indelebili sigilli incisi a fuoco perché io ad ogni alba possa guardarti e credere al tuo amore, alla tua grazia, al tuo perdono, sapere che tu in Cielo o in terra o sulla Croce sei Bellezza, sei Grazia, sei Vita, la mia vita nel persempre. Maria, sostienici nei momenti in cui le nostre croci sembrano schiacciarci, aiutaci a portarle fino alla risurrezione, aiutaci ad accorgerci che la mia croce di oggi è il luogo della tua dimora, del tuo risiedere nella mia sofferenza. Nelle vie crucis della mia esistenza tu, Madre Santissima, sei il bacio di Dio sulle mie ferite, tu, Vergine trafitta, sei la musica di Dio nel mio vivere.
Padre Giuseppe Faraci
*Stralcio da articolo pubblicato sul mensile “Il Messaggio della Santa Casa”, n. Ottobre-Novembre