Il Cappellano Militare

Spiritualità
Radicato in Cristo

“I sacerdoti sono obbligati a tendere alla perfezione, poiché essi che hanno ricevuto una nuova consacrazione a Dio mediante l’Ordinazione sono elevati alla condizione di strumenti vivi di Cristo Eterno Sacerdote, per proseguire nel tempo la sua mirabile opera che ha reintegrato con divina efficacia l’intero genere umano”25. Agendo in persona di Cristo e col dono di una grazia speciale, possono avvicinarsi più efficacemente alla perfezione di colui del quale sono rappresentanti: la debolezza della natura umana trova sostegno nella santità di lui che si è fatto per noi pontefice “santo, innocente, incontaminato, segregato dai peccatori”26.La spiritualità del cappellano militare presenta caratteristiche originali. Infatti, per la particolare situazione pastorale egli non si identifica con nessuno dei comuni stili sacerdotali anche se ne assume alcune caratteristiche.Sempre presente accanto ai suoi giovani, condivide la loro stessa vita ma sa rimanere solo, veramente solo, quando la caserma si svuota per libere uscite, permessi, licenze. E’ presente con gli Ufficiali nei momenti solenni della vita militare ed è a contatto con le più alte autorità, ma sa vivere solo dell’essenziale durante le esercitazioni e i campi, nelle missioni di pace all’estero. Ha disponibilità di spazi e di movimento nelle caserme e nei campi, ma sa condividere la stessa tenda durante le esercitazioni o la stessa cabina di una nave durante gli imbarchi.La sua solitudine sia quella di Cristo “solo sul monte a pregare”; la sua disponibilità sia quella di Cristo che si è fatto tutto a tutti pur di guadagnare ad ogni costo qualcuno; la sua presenza tra i grandi sia caratterizzata dalla stessa libertà di Cristo; la carità tra i poveri dalla sua pazienza; l’attività tra i giovani dalla sua gioia. La molteplicità dei suoi compiti e la complessità dei problemi non gli permettono sempre di armonizzare la propria vita interiore con l’attività esterna. Per ottenere quest’unità di vita non gli possono bastare né l’ordine puramente esteriore delle attività pastorali né la sola pratica degli esercizi di pietà, quantunque di grande utilità. Tale unità indispensabile per il proprio equilibrio personale, può essere raggiunta solo seguendo nel proprio ministerio l’esempio di Cristo Signore il cui cibo era fare la volontà di Colui che lo aveva mandato27.


in Comunione Ecclesiale

La spiritualità personale del cappellano militare produce frutti e riceve aiuto nella vita di un Presbiterio strettamente unito al proprio Vescovo: “il Presbiterato, ben reputato degno di Dio, è molto unito al Vescovo come le corde alla cetra”28.Il Presbiterio della nostra Chiesa, articolato in Zone Pastorali, sia realmente il luogo in cui i cappellani si conoscono, accrescono la loro stima vicendevole, vivono la fraternità e gustano l’amicizia di Cristo.Ogni cappellano possa sempre fare affidamento sulla carità e fedeltà degli altri confratelli. Siano perciò sempre pronti a comprendere, difendere, soccorrere e soprattutto a perdonare. Con il loro amore soprannaturale in Cristo Sacerdote e con zelo per la salvezza dei fratelli, rendano credibile e facciano riconoscere la Chiesa Ordinariato Militare come “comunione di amore”.L’unità tra tutti i presbiteri militari si concretizzi nella preghiera e nella stima vicendevole. In particolare, si ricordino i confratelli negli anniversari e ricorrenze fondamentali della loro vita e si mettano in comune le proprie esperienze pastorali attraverso i mezzi di stampa dell’Ordinariato e attraverso l’attiva partecipazione alle convocazioni annuali di tutto il Presbiterio.La famiglia sacerdotale di ogni cappellano è il Presbiterio della Chiesa Ordinariato Militare. Sia però disponibile ed accogliente anche verso il Presbiterio della Chiesa particolare e locale in cui vive ed opera, conservando inoltre rapporti di amicizia e di stima con il Presbiterio della diocesi di incardinazione o con la Comunità religiosa di appartenenza: la comunione è sempre frutto dello Spirito.Ogni cappellano viva in profonda comunione spirituale con qualche confratello; a lui faccia costante riferimento come a consigliere e guida illuminata che parli al suo cuore, lo esorti e lo corregga con carità, lo aiuti nella ricerca di Dio e nell’adempimento della sua volontà.


Vita di Preghiera: l’Ufficio Divino

L’Ufficio Divino celebrato da solo o con la partecipazione dei fedeli, con tanto maggior fervore quanto più profondamente convinti di osservare l’esortazione di pregare senza interruzione, irradia su tutto il giorno la luce dell’Eucaristia rendendo l’intera giornata tempo del Signore. Alle Lodi si celebra sempre la Risurrezione di Cristo, a Terza la Pentecoste, a Sesta l’Ascensione e la missione alla Chiesa di evangelizzare, a Nona il Venerdì Santo, a Vespro Cristo luce che non tramonta, con la Compieta la sepoltura di Cristo nell’attesa di risorgere a nuova vita.


Lectio Divina e Meditazione

è necessario che il cappellano militare conservi continuo contatto con le Sacre Scritture mediante la lectio divina, lo studio accurato, la preghiera e la contemplazione in modo tale da consentire un autentico colloquio tra Dio e l’uomo. Infatti, “quando preghiamo parliamo con lui, lui ascoltiamo quando leggiamo gli oracoli divini”29. Il confronto continuo con la Parola di Dio, letta, meditata, pregata, contemplata, sia luce e sostentamento che illumina e rafforza la vita di ogni giorno.


Esame di Coscienza

Ogni giorno il cappellano militare trovi spazio per un esame di coscienza sui propri comportamenti esterni ed anche sulle disposizioni interiori, con sincerità e verità, confidando sempre in “Dio ricco di misericordia”31. La presenza dello Spirito Santo e l’abituale verifica della fedeltà agli impegni assunti aiutino ad essere presenza evangelica tra tutti i fedeli.


Ritiri ed Esercizi Spirituali

Mensilmente ogni cappellano, da solo o con tutti i cappellani della zona pastorale, non si faccia mancare un tempo di più intensa preghiera e riflessione da trascorrere nel proprio ambiente o in altro luogo adatto alla preghiera e alla riflessione.49. Annualmente l’Ordinariato Militare provveda ad organizzare corsi di esercizi spirituali affinché tutti i cappellani possano, insieme ai loro confratelli, vivere in un autentico clima di Presbiterio la loro tensione verso la perfezione sacerdotale.


Devozione a Maria

“La Madonna è la Madre del Sommo ed Eterno Sacerdote, la Regina degli Apostoli, l’Ausilio dei Presbiteri. Nel loro ministero essi devono quindi venerarla e amarla con devozione e culto filiale”32. Ogni cappellano militare concretizzi la devozione a Maria con la preghiera del Rosario: proponga e insegni questa preghiera semplice e completa, faccia di essa argomento della sua catechesi. “La Santissima Vergine conduce sicuramente a Gesù, al Salvatore, affinché voi diventiate, come preti, i servitori del suo Amore”33.


Pratica delle Virtù Sacerdotali

Questo Sinodo, riproponendo ad ogni cappellano militare la memoria e la gioia della grazia dell’Ordinazione sacerdotale, invita ognuno a considerare gli impegni liberamente e solennemente assunti dinanzi a Dio e alla sua Chiesa: pur non costituendo vincolo di voto come per i religiosi, richiedono tuttavia di essere onorati con fedele osservanza, sostenuti dalla pratica delle virtù cristiane e da una filiale devozione a Maria. In particolare, ricorda e raccomanda a tutti i cappellani militari lo spirito di povertà, il celibato e la castità, l’obbedienza e l’osservanza della disciplina ecclesiastica.Lo spirito di povertà caratterizza il Vangelo di Cristo: fonda la nostra fiducia più sull’aiuto di Dio che non sui beni materiali; ricorda a noi stessi e insegna al mondo uno stile di vita caratterizzato più dal possesso dei beni spirituali che da quelli economici con la conseguente necessità di limitare e subordinare il possesso e l’uso di questi ultimi34.La verginità consacrata dei sacri ministri manifesta l’amore totale di Cristo per la sua Chiesa e la soprannaturale fecondità di questo connubio35. Essa non è richiesta dalla natura stessa del sacerdozio36 ma anche il Vaticano II non ha esitato a confermare solennemente l’antica legge del celibato sacerdotale37 che, unitamente alla perfetta castità, deve essere il risultato di una laboriosa e quotidiana conquista da parte del sacerdote38 per poter efficacemente sorreggere la scelta esclusiva, perenne e totale di Cristo.La carità, principio costitutivo della Chiesa, non toglie però l’esercizio della virtù dell’obbedienza anzi, lo vede richiesto sia dall’ordine conveniente ad ogni ben compaginata società, sia soprattutto dalla costituzione gerarchica della Chiesa. L’obbedienza del cappellano militare sia mossa principalmente da motivi di fede e sia scuola di umiltà evangelica. L’obbedienza cristiana, espressione di autentica carità, sia vincolo e garanzia di unità.All’obbedienza si rapporta l’osservanza della disciplina ecclesiastica. “La parola disciplina, derivando dal termine ‘discepolo’, che nell’ambito cristiano caratterizza i seguaci di Gesù, ha un significato di particolare nobiltà”39. Il cappellano militare sia in costante ascolto del suo maestro, il Cristo, perché da lui apprenda la norma per il proprio comportamento e su di essa modelli la propria vita. La legge con le proprie normative, anche a livello di disposizioni interne alla nostra Chiesa, regolano infatti la vita dei discepoli nella comunità cristiana, perché questi con la loro docile e fedele osservanza possano realizzare la vocazione cristiana portando frutti in abbondanza40.


Formazione Permanente

Alla base di tutto il dinamismo della vita sacerdotale e punto di partenza per una continua formazione, si colloca l’esortazione dell’apostolo Paolo: “Ti ricordo di ravvivare il dono di Dio che è in te per l’imposizione delle mie mani”41.La formazione permanente del presbitero consiste soprattutto nel penetrare sempre più profondamente nel mistero della propria missione e compierlo con la possibilità di avvicinarsi sempre più alla perfezione di Cristo e trovare nella sua santità sostegno per la propria debolezza. “Dato che ogni sacerdote agisce a nome di Cristo stesso, fruisce anche di una grazia speciale in virtù della quale, mentre è al servizio della gente che gli è affidata e di tutto il popolo di Dio, egli può avvicinarsi più efficacemente alla perfezione di colui del quale è rappresentante, e la debolezza dell’umana natura trova sostegno nella santità di lui”42.Il cappellano militare sia quindi attento al modo con cui annuncia, celebra e conduce il popolo di Dio che gli è stato affidato. Attraverso l’esame quotidiano delle proprie responsabilità e la periodica revisione di vita si impegni a superare quei difetti che per la debolezza umana possono renderlo meno gradito a Dio e meno efficace nel servizio ai fratelli.Si preoccupi di un costante aggiornamento teologico che gli consenta di approfondire la dottrina che insegna e di essere sempre in perfetta comunione con il Magistero della Chiesa.L’Ordinariato Militare attraverso i suoi Uffici Pastorali disponga un costante aggiornamento dei propri cappellani, promuovendo incontri e proponendo occasioni di formazione sia per le Zone Pastorali che per tutto il Presbiterio dell’Ordinariato.I cappellani militari si tengano aggiornati anche degli sviluppi del mondo militare di cui fanno parte, in special modo per tutto quanto riguarda la riflessione sul tema della pace e della difesa.


Conclusione del Servizio Pastorale

Giunti al compimento dell’età prevista dalla legge i cappellani militari, pur dovendo lasciare il servizio, non vengono però separati dalla Chiesa Ordinariato Militare del cui Presbiterio fanno ancora parte.I cappellani, qualora incardinati nella Chiesa Ordinariato Militare, rimangono a pieno diritto membri del suo Presbiterio e possono assumere incarichi di collaborazione o di assistenza a quelle realtà militari dove non è richiesto un cappellano militare in servizio attivo; oppure, con spirito di autentico servizio, potrà offrire la sua opera pastorale ad una Chiesa locale.I cappellani non incardinati nella Chiesa Ordinariato Militare rimangono moralmente a lei uniti attraverso l’Associazione Cappellani Militari; ad essa potranno continuare ad offrire la propria collaborazione.Al termine di questo documento, il Sinodo della Chiesa Ordinariato Militare fa propria e rivolge ai cappellani l’esortazione del Sommo Pontefice Giovanni Paolo II: “I vostri nomi sono scritti in cielo quando cercate di vivere, secondo la fede, tutta la pienezza del sacerdozio sacramentale, di questo dono ineffabile che Cristo vi ha fatto e di cui dovete sempre rendere grazie”43.


25 Vaticano II, Presbyterorum ordinis, 12.
26 Cfr. Idem, 12.
27 Cfr. Ibid., 14.
28 S. Ignazio d’Antiochia, Lettera agli Efesini, IV, 1.
29 Cfr. Vaticano II, Dei Verbum, 25; S. Ambrogio, De Officiis, I, 20; 88.
31 Ef. 2, 4.
32 Vaticano II, Presbyterorum ordinis,18.
33 Giovanni Paolo II, Con voi sono Sacerdote, Roma 1991, p. 162.
34 Cfr. Paolo VI, Ecclesiam suam, II.
35 Cfr. Vaticano II, Sacerdotalis caelibatus, 26.
36 Cfr. Vaticano II, Presbyterorum ordinis, 16; Sacerdotalis caelibatus, 17.
37 Cfr. Vaticano II, Sacerdotalis caelibatus, 17.
38 Cfr. Ibid., 73.
39 C.E.I., Comunione comunità e disciplina ecclesiale, 3.
40 Cfr. V. De Paolis, Sanzione e disciplina, in Nuovo dizionario di Diritto canonico, Torino 1993, pp. 956-957.
41 2 Tim. 1, 6.
42 Vaticano II, Presbyterorum ordinis, 12.
43 Giovanni Paolo II, Con voi sono sacerdote, Roma 1991, p. 137.