Incontro con il Papa

L’indirizzo d’omaggio al Papa

Prima del discorso di Giovanni Paolo II, l’Arcivescovo Giuseppe Mani, Ordinario Militare per l’Italia, ha rivolto questo indirizzo d’omaggio al Papa

Padre Santo,
siamo venuti a restituire una visita e a ringraziare. Restituiamo la visita che Pietro fece al centurione di Cesarea, e ringraziamo per aver annunciato il Vangelo nella sua casa, aver battezzato lui e la sua famiglia ed essersi trattenuto con loro per alcuni giorni.
E’ importante per noi sapere che il primo pagano battezzato da Pietro è un soldato italiano “centurione della coorte Italica”: lo consideriamo nostro patrono e guardiano alla sua famiglia come alla prima cellula della nostra Chiesa militare.
Pietro riconobbe che la famiglia di Cornelio temeva il Signore, praticava la giustizia e, per questo, gli era gradita.
Anche noi siamo quel popolo che cerca la giustizia e che senza paura, ma con timore, esercita la carità.
Non è facile e non sempre di moda esercitare la carità come soldati. Se può essere facile e bello accogliere i bisognosi, i profughi, gli esiliati, non è altrettanto facile far sì che non ci siano più né profughi, né deportati, né guerre.
I nostri fratelli impegnati nelle missioni umanitarie danno quanto di meglio possiedono per esprimere la carità di tutto il Popolo italiano e, noi militari, siamo i primi a credere nel sommo valore della pace e a lavorare per costruirla e difenderla.
Siamo alla conclusione del primo Sinodo della nostra Chiesa e abbiamo rinnovato la scelta di incarnare il “Vangelo della pace” per contribuire ad edificare la nostra società, non sulla sabbia, ma sulla roccia.
Anche noi come il collega di Cesarea Le diciamo: “…tutti noi, al cospetto di Dio, siamo qui riuniti per ascoltare tutto ciò che dal Signore ti è stato ordinato” (Att. 10, 33). Crediamo, Padre Santo, che la Sua parola viene dal Signore e sappiamo che non Le manca il linguaggio proprio del nostro popolo militare perché abbiamo appreso con gioia che è stato padre Franciszek Zak, un cappellano militare, a battezzare il Papa, come pure ricordiamo che anche suo padre, Karol, era uno dei nostri.


Il Discorso del Papa

Carissimi fratelli e sorelle,
con vivo piacere do il mio benvenuto a ciascuno di voi, membri delle Forze Armate Italiane, che così numerosi avete voluto rendermi visita a conclusione del primo Sinodo della Chiesa Ordinariato Militare. Saluto con affetto il Vostro Pastore, Mons. Giuseppe Mani, e lo ringrazio per le cortesi espressioni indirizzatemi a nome dei presenti. Con lui saluto gli Ordinari Militari di altre nazioni che hanno condiviso con voi questo momento di viva comunione. Il mio cordiale pensiero va, altresì, ai Rappresentanti delle diverse Confessioni religiose, impegnati nell’assistenza spirituale ai militari, che hanno voluto arricchire con la loro presenza i vostri lavori sinodali.
Desidero poi ringraziare il Signor Ministro della Difesa, gli Onorevoli Sottosegretari ed i Capi di Stato Maggiore per la loro significativa partecipazione ad un evento tanto importante della Chiesa Ordinariato Militare. Mi è gradito, infine, far giungere il mio affettuoso saluto ai cappellani e alle religiose che offrono il loro prezioso sostegno morale e spirituale a quanti svolgono un così impegnativo servizio alla Comunità nazionale. Anche a tutti coloro che a vario titolo collaborano con le Forze Armate, porgo fervidi voti di pace e di bene nel Signore risorto.
L’Assistenza Spirituale ai militari italiani, sin dall’Unità d’Italia, ha costituito un costante impegno per la Chiesa che, attraverso l’azione generosa di molti sacerdoti, si è preoccupata di non far mancare la Parola di Dio e i Sacramenti a quanti erano impegnati al servizio della Patria. Tale presenza divenne più diffusa e organica dopo il primo conflitto mondiale, quando la Santa Sede, d’intesa con le Autorità dello Stato Italiano, assicurò l’assistenza spirituale alle Forze Armate, costituendo il Vicariato Castrense per l’Italia con un Ordinario Militare.
I cappellani hanno svolto un ruolo spirituale ed umano insostituibile, condividendo la vita e i problemi dei militari e offrendo a tutti la luce del Vangelo e la grazia divina. In questa attività, spesso umile e nascosta, si sono distinte splendide figure di sacerdoti, che hanno onorato la Chiesa e le Forze Armate.
Tra questi, mi piace ricordare il Beato Secondo Pollo, sacerdote zelante e apprezzato educatore dei giovani, che concluse la sua vita terrena a soli 33 anni il 26 dicembre 1941 sul fronte del Montenegro, colpito da una raffica di mitragliatrice mentre soccorreva i suoi alpini feriti in un’imboscata. A lui, immolato nella violenza della guerra in quella stessa Regione balcanica dove nuovamente risuona un tragico rumore di armi, chiediamo di ottenere a quella martoriata terra il dono di una pace duratura e rispettosa dei diritti di ogni popolo.
La provvidenziale spinta al sano aggiornamento impressa dal Concilio Ecumenico Vaticano II, grazie all’azione sapiente e generosa degli Ordinari Militari e dei cappellani, ha trovato pronta accoglienza tra il popolo cristiano militare suscitando nuova coscienza di Chiesa e rinnovato impegno, soprattutto tra i fedeli laici. Si è passati così da un “servizio di Chiesa” offerto ai militari, a una “Chiesa di servizio”, radunata tra quanti nel mondo militare sono chiamati a esercitare il loro sacerdozio battesimale, operando per la convivenza pacifica tra gli uomini, in unione a coloro che col sacrificio della vita hanno reso la suprema testimonianza di amore.
Con la Costituzione Apostolica Spirituali Militum Curae del 1986, ho desiderato incoraggiare tale promettente cammino, configurando la Chiesa Ordinariato Militare come Chiesa particolare, territoriale, personale, che nel nome stesso esprime la sua natura teologica, la sua struttura organizzativa e la sua specificità. Di essa fanno parte i battezzati militari, i loro familiari e parenti come pure i collaboratori che abitano la stessa casa e quanti per legge sono assunti al servizio delle Forze Armate o sono ad esse collegati.
Con l’odierno incontro si conclude il primo Sinodo della vostra Chiesa particolare, celebrato proprio alla vigilia del Grande Giubileo dell’anno Duemila. In questi tre anni di preghiera e di riflessione, sotto la guida del vostro Pastore, avete avuto l’opportunità di rileggere alla luce della Parola di Dio, il piano che il Signore ha sulla vostra comunità ecclesiale della quale avete approfondito l’identità di Popolo di Dio radunato tra i militari nell’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Vi siete, di conseguenza, interrogati su come annunciare il Vangelo nell’ambito della vita militare odierna.
Quante nuove prospettive di evangelizzazione e di servizio si aprono alla Chiesa Ordinariato Militare alle soglie del Nuovo Millennio cristiano!
Nelle società democratiche va affermandosi sempre più la convinzione che le Forze Armate sono chiamate ad essere strumento di pace e di concordia tra i popoli e di sostegno verso i più deboli. Come non ricordare, in proposito, le numerose missioni durante le quali i militari sono stati in prima linea per offrire il loro aiuto generoso alle popolazioni colpite da calamità naturali o da tragedie umanitarie? Come non pensare con ammirazione ai pericoli ed ai sacrifici che incontrano quanti svolgono opera di pacificazione in Paesi devastati da assurde guerre civili? Con questi interventi, i militari si accreditano sempre più come difensori dei valori inalienabili dell’uomo, quali la vita, la libertà, il diritto e la giustizia. Concezione, questa della vita militare, in sintonia con il messaggio evangelico che apre alla Chiesa Ordinariato Militare non poche opportunità pastorali. Nel vostro ministero voi incontrate ogni anno la maggior parte della gioventù chiamata a trascorrere alcuni mesi sotto le armi. Si tratta di una peculiarità che fa apparire la vostra Chiesa come una famiglia con molti figli giovani e vi dà l’occasione di entrare a contatto con il mondo giovanile, con le sue speranze e le sue delusioni.
Le attese e le problematiche giovanili, come pure le sfide che esse costituiscono per la vostra Chiesa Ordinariato Militare, hanno avuto grande spazio nell’Assise sinodale. Nell’esprimere il mio apprezzamento per il lavoro compiuto, desidero esortarvi a guardare al mondo dei giovani con fiducia, certi che ogni parola, ogni gesto di concreta attenzione, ogni fatica per aprire il loro cuore a Cristo produrrà abbondanti e generosi frutti di bene nel loro spirito.
Vi invito, altresì, a porre ogni cura per essere in mezzo a loro testimoni prima che maestri e icone viventi dei valori che annunciate. Siate per loro sicure guide spirituali e sosteneteli ogni giorno con la vostra preghiera ed il vostro esempio.
Come ha ricordato all’inizio il vostro Arcivescovo, il mondo militare, nel passato come nel presente, si presenta spesso come veicolo di evangelizzazione e luogo privilegiato per raggiungere le vette della santità: penso ai centurioni del Vangelo, penso ai primi soldati martiri e a quanti nel corso della storia, servendo un sovrano terreno, hanno imparato a diventare soldati e testimoni dell’unico Signore, Gesù Cristo.
Il mio pensiero va, in particolare, al Servo di Dio, il Brigadiere dei Carabinieri Salvo D’Acquisto, che in circostanze molto difficili ha saputo testimoniare con il dono della vita la fedeltà a Cristo e ai Fratelli. Questa splendida schiera di credenti e di santi vi incoraggia a proseguire nel vostro apostolato. Formulo voti che la celebrazione del primo Sinodo susciti in voi entusiasmo e creatività per diventare sempre più, all’interno delle Forze Armate, fermento fecondo di speranza e di salvezza.
Con tali auspici, mentre invoco la materna protezione di Maria, Regina della Pace, imparto di cuore alla Chiesa Ordinariato Militare, al suo Pastore ed a ciascuno di voi, una speciale Benedizione Apostolica.

 

6 maggio 1999