La Liturgia

“Dio, nostro Salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità”1, “mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l’adozione a figli”2. Egli, unico mediatore tra Dio e gli uomini, ha dato se stesso in riscatto per tutti3. Per compiere l’opera della nostra salvezza “assume la nostra realtà umana e non perde la sua realtà di Dio”4. Nell’unica Persona divina è assunta l’umanità del Figlio di Dio fatto uomo5 ed è strumento della nostra salvezza. “Cristo (…) ha compiuto l’opera della nostra salvezza, in quanto egli era Dio e uomo: affinché in quanto uomo patisse per la nostra redenzione, e in quanto Dio la sua passione fosse per noi salutare”.Gesù Cristo ha compiuto quest’opera di redenzione con l’incarnazione e con tutta la sua esistenza in terra, ma in special modo per mezzo della sua passione, morte, risurrezione. Dal costato di Cristo, morto sulla croce, è scaturito il mirabile sacramento di tutta la Chiesa che, per mezzo dello Spirito Vivificatore, è costituita sacramento universale di salvezza.”Come Cristo fu inviato dal Padre, così anche lui ha inviato gli Apostoli, ripieni di Spirito Santo, non solo perché, predicando il Vangelo a tutti gli uomini, annunziassero che con la sua morte e risurrezione ci ha liberati dal potere di Satana e dalla morte e ci ha trasferiti nel Regno del Padre; ma anche perché attuassero, per mezzo del Sacrificio e dei sacramenti sui quali si impernia tutta la vita liturgica, l’opera della salvezza che annunciavano”.”Per realizzare l’opera della nostra salvezza Cristo è sempre presente nella sua Chiesa e in modo speciale nelle azioni liturgiche. E’ presente nel Sacrificio della Messa sia nella persona del ministro, sia soprattutto sotto le Specie Eucaristiche”: anche dopo la celebrazione della Messa è proprio lui, veramente, realmente, sostanzialmente presente sotto quelle Sacre Specie. Con la sua virtù è presente negli altri sacramenti di modo che, quando si battezza, è Cristo stesso che battezza; è lui che perdona nel sacramento della Riconciliazione; è lui che con la Confermazione dona lo Spirito Santo e conferma nella fede; è lui che con il sacramento dell’Ordine Sacro configura alcuni a se stesso, Capo e Mediatore tra Dio e gli uomini; è lui che crea nuove famiglie col sacramento del Matrimonio; è lui che con il sacramento dell’Unzione degli infermi unisce il malato e il moribondo a sé, sofferente e morente. E’ lui che parla quando nella Chiesa si legge la Scrittura; è ancora lui presente quando due o tre lodano e pregano riuniti nel suo nome16.In quest’opera Gesù associa sempre a sé la Chiesa, sua sposa, che prega il suo Signore e insieme a lui, nella presenza dello Spirito Santo, rende il culto al Padre. Per questo ogni celebrazione liturgica, in quanto opera di Cristo e della sua Chiesa, è l’azione sacra per eccellenza e nessun’altra azione della Chiesa ne uguaglia l’efficacia. Infatti, “la liturgia è il culmine verso cui tende l’azione della Chiesa e insieme, la fonte da cui promana tutta la sua virtù. Il lavoro apostolico infatti, è ordinato a che tutti, diventati figli di Dio mediante la fede e il Battesimo, si riuniscano in assemblea, lodino Dio nella Chiesa e prendano parte al Sacrificio e alla Mensa del Signore”17.Si curi che nelle celebrazioni liturgiche ciascuno svolga con fede e dignità il proprio ruolo secondo l’ordine e il grado che gli appartiene: chi presiede, lo faccia con competenza; gli altri sappiano che con la loro presenza e la loro azione esprimono la varietà dei doni e dei carismi di cui il Padre arricchisce la sua Chiesa.La Chiesa Ordinariato Militare in piena fedeltà alla Parola di Dio, alla Tradizione e al Sacro Magistero, in particolar modo alla Costituzione liturgica del Concilio Vaticano II si impegna ad avere in sommo onore la sacra liturgia, a studiarla con intelligenza e comprenderla con fede, a celebrarla con amore e a viverla lasciandosi trasformare in perenne liturgia di lode.


Chiesa Ordinariato Militare: sua Pastorale Liturgica
Cultura Militare e Cultura Liturgica: Culture dei Segni

La Chiesa Ordinariato Militare esprime la sua carità pastorale nel portare la liturgia al popolo militare ed inserire questo popolo nella liturgia. Questa duplice azione, nell’obbedienza dovuta alla legislazione liturgica, comporta adattamenti della liturgia al popolo militare, alla sua cultura e alle sue situazioni, come pure alle sue tradizioni.Detti adattamenti richiedono sapienza pastorale e dottrina, obbedienza all’autorità della Chiesa, vera conoscenza del mondo militare. Spetta perciò all’Ordinario Militare decidere ed approvare quegli adattamenti consentiti dall’autorità ecclesiastica per rendere la liturgia più accessibile.Il mondo militare, così come la liturgia, valorizza i segni e per loro mezzo si esprime simbolicamente. Segno rilevante è l’adunata che, oltre ai fini pratici, esprime l’unione e quasi l’unità dell’intero popolo militare. L’alza e l’ammaina bandiera all’inizio e alla fine della giornata richiamano che l’amore per la Patria deve muovere tutte le azioni del militare, ricordando tutti coloro che sono caduti nell’adempimento del loro dovere. La bandiera, ufficialmente consegnata dal Capo dello Stato e fedelmente custodita e onorata nell’ufficio del Comandante, rappresenta ed è il simbolo della Patria: il militare giura davanti ad essa e con essa è avvolto il suo corpo se cade dopo essere stato a lei fedele.Il mondo militare inoltre, è fortemente gerarchizzato. La vita militare si pone in rapporto alla gerarchia, alla categoria etica del dovere ed è ordinata e disciplinata in ogni attività e manifestazione: tutto viene ritmato da ordini espressi con precise parole o squilli di tromba.Il mondo religioso, caratterizzato da libera scelta, ha evidenziato una situazione psicologica non facile da comprendere nella cultura militare dove tutto ciò che è importante e vero, non solo si può fare, ma si deve fare. Perciò, se da un lato si richiede particolare accortezza e sapienza pastorale per garantire ai militari di attendere liberamente alle loro pratiche religiose, è altrettanto necessario che l’assicurare la totale libertà non comprometta, per la mentalità militare, l’importanza della sfera religiosa nella dimensione totale dell’uomo. Per questo si richiede che la pastorale sia soprattutto orientata alla formazione e all’animazione che assicurino la partecipazione volontaria alle celebrazioni liturgiche.La realtà religiosa nei confronti delle strutture militari deve essere sempre oggetto di riflessione e di attento discernimento per non imporre obblighi o per non mortificare la fede quando voglia esprimersi ufficialmente anche in questo ambito. Le “Norme di principio sulla disciplina militare” e il “Regolamento di disciplina militare” sono di valido aiuto per tutelare la libertà religiosa, il rispetto della libertà di coscienza, l’adempimento dei propri doveri e per illustrare i criteri di compatibilità tra esigenze spirituali e di servizio con le responsabilità dell’azione di comando.Gli usi, le tradizioni e il complesso delle ritualità militari possono costituire predisposizioni che meritano di essere apprezzate ed utilizzate per una piena comprensione e partecipazione liturgica.Tradizioni culturali e di santità testimoniano che già in passato immagini e linguaggio militare sono stati utilizzati positivamente per esprimere concetti religiosi e liturgici. Il termine “sacramentum”, che significava l’atto del giuramento militare18, è stato utilizzato dal linguaggio teologico cristiano per denominare “sacramenti” sia le celebrazioni liturgiche che, in special modo, quei segni sensibili efficaci della grazia, istituiti da Gesù Cristo per santificare e rendere culto a Dio19. Specialmente in rapporto alla liturgia e alla testimonianza di vita cristiana coronata con il martirio, è possibile affermare che l’esperienza militare è vantaggiosa per la fede; è come propedeutica naturale alla più alta milizia per Cristo20 e, rettamente compiuta, giunge anche ad essere premiata con la grazia del martirio21.Adattamenti della liturgia al popolo militare siano radicati nelle sue più nobili tradizioni e non si prescinda mai da esse. Siano compresi ed ammessi con rispetto, particolarmente nelle celebrazioni più solenni, lo stile e i modi con i quali il popolo militare esprime onori, solidarietà e devozione: inquadramento, squilli di tromba, picchetti, resa degli onori con le armi, preghiera al Santo Patrono.L’elevazione e l’inserimento del popolo militare nella liturgia è compito fondamentale dell’Arcivescovo Ordinario Militare e dei cappellani. Questo compito richiede un’autentica catechesi liturgica da non trascurare mai, specialmente nelle celebrazioni in cui tutto dovrà essere predisposto con massima diligenza. In modo adatto e preciso venga data spiegazione dei vari segni affinché i presenti possano parteciparvi con piena coscienza e assistere con intelligenza, fede e devozione.Le celebrazioni liturgiche nelle caserme siano bene organizzate; si svolgano con dignità e prestigio; siano realizzate come dimensione etica e spirituale; siano partecipate e vissute con fede.Affinché realtà storiche spirituali tanto delicate e sacre siano sempre trattate con la dovuta venerazione e competenza, con disciplina e dovuto rispetto, l’Ufficio Liturgico dell’Ordinariato Militare stabilirà relazioni con gli Uffici competenti dello Stato Maggiore della Difesa, cercando di instaurare una piena armonia.


Segni Militari e Segni Liturgici

Nel mondo militare come nella liturgia i segni occupano uno spazio così rilevante da poter parlare di una vera e propria “cultura dei segni”. Attraverso un’adeguata catechesi sarà necessario precisare la sostanziale differenza tra i segni militari e quelli liturgici. I primi infatti, sono segni espressivi e rappresentativi di una realtà, mentre gli altri sono espressivi ma efficaci di ciò che significano: la bandiera rappresenta la Patria ma non è la Patria; l’Eucaristia non rappresenta Cristo, ma è Cristo stesso. Nella catechesi ai militari, la cui sensibilità ai segni è parte integrante della propria cultura, venga chiaramente precisata sia l’analogia che la sostanziale differenza tra lo spirito d’appartenenza alle Forze Armate e lo spirito di appartenenza alla Chiesa universale, famiglia dei figli di Dio.La testimonianza della sublimità della liturgia che esprime il tremendum et fascinosum è affidata alla fede e alla sensibilità dei singoli cappellani militari. Sarebbe grave se coloro che pongono segni efficaci della presenza di Dio fossero superati in dignità e gravità da chi esprime segni solo rappresentativi.Se la Chiesa Ordinariato Militare deve impegnarsi ad avvicinare la liturgia al popolo militare, il suo impegno maggiore è di inserire questo popolo nella liturgia stessa anzi, farlo diventare liturgia di lode. A poco infatti varrebbero le celebrazioni se non fossero espressive di una trasformazione della vita di tutti, nella vita del Cristo. Queste celebrazioni, tesori immensi e perle preziose, non potrebbero arricchire chi non le apprezza o, anzi, le disprezza22.È quindi impegno di tutta la Chiesa Ordinariato Militare orientare ogni persona con la predicazione e la catechesi a fare della propria vita un sacrificio vivente, santo, gradito a Dio: è questo infatti, il vero culto spirituale23 richiesto dal nostro Battesimo.


L’Eucaristia
Celebrazione Eucaristica: Culto e Sacrificio

24. La Celebrazione Eucaristica è il centro del culto cristiano. Infatti, “ogni volta che il Sacrificio della Croce, col quale Cristo è stato immolato, viene celebrato sull’altare, si perpetua e rinnova l’opera della nostra redenzione”24. Questo Sacrificio è necessario per formare la comunità cristiana; è per lei radice e cardine25; è fonte e culmine di tutta l’evangelizzazione26; è culmine e centro di tutti i sacramenti in quanto rende presente lo stesso loro autore27; è fonte e culmine di tutta la vita cristiana28.L’Eucaristia è tutto Cristo. In lui è assunta e redenta la creazione, l’uomo e la storia. In lui e per lui troviamo grazia e si compie la nostra santificazione. In lui, per lui, con lui, nell’azione dello Spirito Santo, è reso il culto perfetto a Dio Padre. Gesù Cristo Eucaristia, incarnato, immolato e risorto a gloria del Padre e per noi, è sempre nella comunione trinitaria di amore col Padre e con lo Spirito Santo; è sempre con noi che lo crediamo presente, che annunziamo la sua morte, proclamiamo la sua risurrezione, siamo in attesa della sua venuta gloriosa alla fine dei tempi29.La Celebrazione Eucaristica riattualizza l’atto d’amore con cui Cristo Dio ha salvato gli uomini dal peccato e “ha dato loro il potere di diventare figli di Dio”30: nell’Eucaristia infatti, è reso presente Cristo nell’atto supremo del suo amore redentivo, nella sua intatta novità attraverso la Parola e con il Sacramento. Per questo nella Chiesa tutto gravita attorno alla liturgia e quindi, all’Eucaristia. L’Eucaristia, a maggior ragione, si può perciò definire: “Il culmine verso cui tende l’azione della Chiesa e insieme la fonte da cui promana tutta la sua virtù”31. Essa è il centro vitale e trasformante di ogni persona “eucaristizzata” in grado di affermare: “Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me”32.


Celebrazione Eucaristica e Partecipazione

Alla Celebrazione Eucaristica ciascuno deve partecipare con il ruolo che a lui compete. È necessario perciò che abitualmente venga proposta una catechesi sull’Eucaristia affinché i fedeli vengano preparati ad ogni celebrazione, senza che nulla sia scontato né abitudinario o logoro; affinché come con il Sacrificio della Croce si rinnova l’atto redentivo di Cristo in tutta la sua efficace novità, così chi si associa ad esso lo faccia con tutto lo stupore e l’adorazione di chi vive una novità assoluta e sublime.Si curi una partecipazione per quanto possibile attiva da parte dell’assemblea evitando, attraverso la collaborazione di un discreto commentatore e di un animatore di canti, che la celebrazione si svolga come un monologo del celebrante.La struttura della celebrazione liturgica sia chiara e lineare il suo svolgimento. In particolare, per la Celebrazione Eucaristica è necessario che i fedeli non assistano come estranei e muti spettatori a questo grande mistero della fede ma, mediante una comprensione piena dei gesti e delle parole, partecipino consapevolmente, pienamente e attivamente33.Sia sempre reso evidente il senso di ogni gesto liturgico: lo stare in piedi, seduto o inginocchiato, portare le offerte, scambiarsi il segno della pace, recarsi a ricevere la comunione, inchinarsi per la benedizione finale o, nel caso di solenne partecipazione di reparti in armi, assumere la posizione di attenti o riposo. Anche i gesti di chi presiede siano significativi, perché anche dalla dignità e devozione intima con cui li compie, dipendono i frutti della partecipazione dell’intera assemblea.


Elementi della Celebrazione Eucaristica

È straordinaria la ricchezza e varietà delle parole e dei gesti liturgici: dalle letture ai canti, dai dialoghi alle offerte; dall’epiclesi, invocazione dello Spirito Santo per consacrare le offerte, all’anamnesi, memoria dei doni di salvezza già compiuti. Tutto sia detto e fatto nella totale fedeltà a questo ordine dato dal Maestro: “Fate questo in memoria di me”34.Elementi necessari per la celebrazione sono: il ministro e le parole essenziali da lui pronunziate, gli elementi materiali prescritti e i gesti rituali. Questo insieme manifesta che la celebrazione liturgica è cosmica: investe la creazione ed impegna tutto l’uomo nella sua unità esistenziale di anima e di corpo, nella sua individualità personale e nella sua dimensione comunitaria.Il pane e il vino, elementi materiali per la celebrazione scelti da Cristo stesso, esprimono nel sacramento la sua iniziativa, la sua “discesa”, l’azione alla quale il cristiano si sottomette e si associa con la fede. Il Cristo si dona a noi e noi lo riceviamo secondo le modalità stesse che lui e la Chiesa hanno scelto per celebrare l’alleanza con l’uomo.Nulla si trascuri affinché ogni Celebrazione Eucaristica abbia dignità e si riveli quale azione liturgica più importante: lo indichino i fedeli con il loro modo di partecipare, il celebrante nel presiedere; gli spazi adattati e approntati con diligenza; il tempo a disposizione; i paramenti e gli arredi sacri, pur modesti ma sempre dignitosi. Tutto quanto prescritto per la celebrazione liturgica ha infatti un preciso significato: le candele sull’altare, le tovaglie che ricoprono l’altare, i vasi sacri, i paramenti del sacerdote, tutto deve esprimere rispetto e devozione per i Sacri Misteri che, pur celebrati nei tempi e negli spazi terreni, ci trasferiscono nel sacro e nell’eterno.Si richiedono perciò, atteggiamenti e disposizioni particolari per poter partecipare in pienezza e verità. In particolare si ribadisce la necessità di essere in grazia per poter adorare e ricevere Gesù Eucaristia: “Nessuno mangi questa carne prima di averla adorata”35.


Eucaristia e Vita Militare

Partecipando alla Celebrazione Eucaristica che rende presente il Signore mentre opera la nostra redenzione e ricevendolo nella Comunione, veniamo uniti vitalmente a lui che vuol inserirsi nel più profondo e concreto dell’uomo: infatti, non c’è nulla di più concreto dell’atto d’amore con cui Cristo ha salvato e continua a salvare ogni giorno l’umanità.Per un militare che fa della sua vita un impegno per difendere l’uomo e i suoi valori inalienabili, disposto al sacrificio di se stesso, l’Eucaristia deve costituire la trama della sua esistenza: solo in essa ogni sua azione, in unione a colui che ha donato la vita per i fratelli, amando “non a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità”36, viene trasfigurata.Gesù Cristo, presente sotto le Specie Eucaristiche durante e dopo la Messa, si manifesta come “colui che serve”37 e si fa cibo di vita eterna per tutti. A sua imitazione il cristiano militare si dispone a servire i fratelli non lasciando spazio né a fantasie né a illusioni: “Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri”38. A questo autentico realismo del Mistero Eucaristico si devono conformare tutte le nostre celebrazioni.Catechesi evidente ed efficace per affermare la centralità dell’Eucaristia sia la celebrazione della Messa quotidiana in ogni realtà militare in cui risiede il cappellano, ad ora conveniente e dopo opportuna comunicazione, per offrire a molti la possibilità di parteciparvi. Nessuna scusa è plausibile per tralasciare la celebrazione quotidiana in caserma e celebrarla altrove: infatti, è compito fondamentale del parroco celebrare l’Eucaristia per il suo popolo e con il suo popolo. Ogni cappellano si impegnerà quindi a promuovere la partecipazione dei fedeli alla Messa quotidiana senza mai dimenticare, anche in situazioni particolari, che la Celebrazione Eucaristica ha per se stessa natura pubblica e sociale.L’attuale periodo di ristrutturazione della vita militare comporta non pochi problemi per la celebrazione dell’Eucaristia domenicale nelle caserme a causa della forte riduzione del personale presente nei giorni festivi. Sempre affermata e fatta salva la necessità di soddisfare il precetto festivo, vissuto come appuntamento di rinnovata fedeltà a Dio, si studino, caso per caso, soluzioni pastorali da adottare perché non manchi all’ambiente militare l’abbondanza di grazie della celebrazione domenicale.Dove vi è ampia partecipazione da parte del popolo residente in ambienti e in villaggi militari, si celebri con solennità l’Eucaristia, si incentri su di essa tutta la vita pastorale ed essa segni l’incontro fondamentale della comunità.La storia della nostra Chiesa Ordinariato Militare ha pagine bellissime scritte da cappellani militari che in guerra hanno celebrato l’Eucaristia anche nelle condizioni più difficili, traendo da essa la forza per continuare questo servizio ai fratelli, con grave rischio della propria vita.Molti sono i modi di celebrare l’Eucaristia nella nostra Chiesa Ordinariato Militare: in forma solenne nelle grandi cerimonie commemorative dello Stato o delle Forze Armate; con grande partecipazione di popolo per eventi particolari quali convegni e funerali; con la comunità presente in caserma utilizzando la cappella destinata al culto o ampi locali come palestre, cinema o all’aperto o, addirittura, in una cabina sulle navi o sotto una tenda. Il cappellano ricordi prima di tutto che la Celebrazione Eucaristica è quanto di più importante può fare per il suo popolo e lì è spiritualmente presente tutta la Chiesa che da quella celebrazione attinge forza per la sua testimonianza.L’Eucaristia sia sempre celebrata con grande dignità e le siano dati luogo e tempo adeguati. Nelle cerimonie ufficiali non sia mai relegata in uno spazio secondario o ristretto; sia resa possibile una partecipazione attiva dell’assemblea, garantendo ai fedeli la possibilità di accostarsi all’Eucaristia. Non si preveda mai uno spazio di tempo inferiore alla mezz’ora.La centralità dell’Eucaristia sia anche espressa dalla cura con cui ne viene preparata la celebrazione: si studi il modo migliore perché l’assemblea possa partecipare con il canto, con la musica o con il silenzio. Meglio il silenzio che canti improvvisati o di dubbio gusto. È formalmente proibito durante la Celebrazione Eucaristica l’uso di dischi e di registrazioni di musica e di canti.Si curi la verità di tutto ciò che attiene all’Eucaristia: le candele siano di cera; i fiori veri; le tovaglie e i paramenti siano semplici, puliti e dignitosi; i vasi sacri siano sempre in perfetto ordine sia per la doratura che per l’assoluta limpidezza; si provveda ad un impianto di amplificazione quando necessario per la vastità dell’assemblea. Intorno all’altare tutto sia autentico, esprima dignità e semplicità.


1 1 Tm. 2,4.
2 Gal. 4,4-5.
3 Cfr. 1 Tm. 2,5.
4 S. Leone Magno, Sermo 27,1.
5 Cfr. Denzinger, 252-263; 301-ss; 426; 436-ss; 516.
6 S. Tommaso d’Aquino, Summa Contra Gentiles, IV, 74.
7 S. Agostino, Enarrationes in Psalmos, 138,2.
8 Cfr. Vaticano II, Lumen gentium, 48b; Gaudium et spes, 45.
9 Cfr. Gv. 20,21.
10 Cfr. At. 2,4.
11 Cfr. Mc. 16,15;3,14-15; 6,7; Mt. 10,1; Lc. 6,13; Lc. 9,1.
12 Cfr. At. 26,18.
13 Vaticano II, Sacrosanctum Concilium, 6.
14 Ibid., 7.
15 Idem; ivi cit.: cfr. S. Agostino, In Ioannis Evangelium Tractatus, VI, Cap. I, n.7.
16 Cfr. Vaticano II, Sacrosanctum Concilium, 7.
17 Cfr. Ibid., 10.
18 Presso Cesare, Livio, Tacito, il termine sacramentum si trova usato per indicare: giuramento militare, arruolamento, servizio militare. Con gli stessi significati è usato da Cicerone in diverse sue opere. De officiis, I, II; Pro domo sua, 29; Pro milone, 27.
19 Cfr. CH. Mohrmann, Sacramentum dans les plus anciens teste chrétiens, “The Harvard Theological Review”, 47 (1954), pp. 141-152; cfr. E. Ruffini-E. Lodi, Mysterion e Sacramentum, Bologna 1987. Tertulliano è il primo autore cristiano latino che usa il termine sacramentum per indicare le celebrazioni cristiane, ibid. p. 110.
20 Cfr. J. Fontaine, Le culte des martyrs militaires et son expression poétique au IV siècle, “Augustinianum” (1980), p. 162.
21 Cfr. S. Gregorio Nisseno, Secondo discorso in onore dei Santi Quaranta Martiri, Migne, Pg. XLVI, 757.
22 Cfr. Mt. 7,6.
23 Cfr. Rm. 12,1.
24 Vaticano II, Lumen gentium, 3.
25 Cfr. Ibid., 6.
26 Cfr. Vaticano II, Presbyterorum ordinis, 5.
27 Cfr. Vaticano II, Ad gentes, 9.
28 Cfr. Vaticano II, Lumen gentium, 11.
29 Cfr. Messale Romano, Acclamazione dopo la consacrazione.
30 Gv. 1,12.
31 Vaticano II, Sacrosanctum Concilium, 10.
32 Gal. 2, 20.
33 Cfr. Vaticano II, Sacrosanctum Concilium, 48.
34 Lc. 22,19; Mt. 26,26; Mc. 14, 22; 1 Cor. 11, 23-24.
35 S. Agostino, Enarrationes in Psalmos, 98,9.
36 1 Gv. 3, 18.
37 Lc. 22, 27.
38 Gv. 13,13.

 

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