Intervento al convegno per la presentazione del Codice deontologico della Guardia di Finanza

 Comando Generale GdF – 4 maggio 2016

«Un umanesimo integrale e solidale, capace di animare un nuovo ordine sociale, economico e politico, fondato sulla dignità e libertà di ogni persona umana, da attuare nella pace, nella giustizia e nella solidarietà»[1]. Sono parole che introducono il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, spiegando il senso del messaggio racchiuso tra «i principi di riflessione, i criteri di giudizio e le direttive di azione»[2] che il Documento intende approfondire. Sono parole che, da altra prospettiva, mi sembra possano bene introdurre il senso del Nuovo Codice Deontologico, indispensabile riferimento per orientare doveri, scelte, azioni della Guardia di Finanza. «Tale umanesimo – specifica infatti il Compendio – può essere realizzato se i singoli uomini e donne e le loro comunità sapranno coltivare le virtù morali e sociali in se stessi e diffonderle nella società»[3].   Sì. Il contributo alla costruzione di un nuovo umanesimo! Potrebbe sembrare ambizioso ma mi sembra questo il senso del Nuovo Codice, come pure dello stile che contraddistingue la missione della Guardia di Finanza.   In un tempo di comportamenti sociali svincolati dal rispetto della giustizia e della legalità, l’ambito della crescita economica e dell’organizzazione finanziaria è, più di altri, minacciato dalla devastazione della corruzione e di quella «globalizzazione del paradigma tecnocratico» di cui Papa Francesco, nell’Enciclica Laudato si’, denuncia con forza una conseguenza: «l’economia – egli spiega – assume ogni sviluppo tecnologico in funzione del profitto, senza prestare attenzione a eventuali conseguenze negative per l’essere umano»; e questo perché «non ci si rende conto a sufficienza di quali sono le radici più profonde degli squilibri attuali, che hanno a che vedere con l’orientamento, i fini, il senso e il contesto sociale della crescita tecnologica ed economica»[4]. Il valore attribuito a un Codice Deontologico ha a che vedere proprio con la questione del «senso», dei «fini», dell’«orientamento», dal momento che inserisce in un chiaro orizzonte etico principi che, a loro volta, assumono valore normativo e pedagogico e rappresentano una via per crescere nell’adesione alle esigenze della missione.   È significativo che la cerimonia di oggi si innesti nella luce della Celebrazione Giubilare di qualche giorno fa, preziosa esperienza di riflessione, condivisione e forza, per la famiglia militare e di polizia di tutto il mondo. Nel Discorso pronunciato durante l’Udienza, Papa Francesco, richiamando anche la Pacem in Terris di San Giovanni XXIII, ha sottolineato come il compito dei militari sia anche «contribuire alla costruzione di un ordine fondato sulla verità, sulla giustizia, sull’amore e sulla libertà»[5]. E tale «ordine» si legge tanto nella natura, nell’ambiente, nel creato – è la prospettiva ecologica – quanto in quelle relazioni umane che fondano la società; ma l’ordine, naturalmente, esige sempre delle «regole», il cui rispetto, difeso in modo peculiare dalla Guardia di Finanza, voi stessi riconoscete di dover osservare per primi, forse con il “di più” richiesto a chi eserciti maggiori responsabilità.   Ogni Codice deontologico dovrebbe essere quasi uno “specchio” di tale «ordine», di cui l’«umanesimo integrale e solidale» non è solo punto di arrivo ma necessaria ispirazione; la deontologia, infatti, è più che una serie di regole, un elenco di doveri: è un’esplicitazione, motivata dalla difesa e custodia dei valori che disegnano il volto di chi sia chiamato a svolgere una determinata missione. Questo è particolarmente vero per il Codice della Guardia di Finanza che ha sempre avuto – il Documento lo chiarisce – chiara «valenza etica», tanto nello stabilire le «regole di condotta» delle diverse categorie di persone, a cominciare da chi sia preposto al comando, quanto nel migliorare le modalità di «prevenire la corruzione»[6].   Su tali fondamenti si impianta il contributo della Guardia di Finanza alla vita sociale, richiesto dalle nuove emergenze del mondo socio-economio, nel suo intecciarsi con l’illegalità, criminalità, guadagni illeciti, corruzione. C’è, mi sembra di poter dire, uno straordinario parallelismo tra la difesa dalla corruzione e la preservazione di quell’ambiente di cui la vita sociale, la giustizia sociale, fa parte. L’ingiustizia e la corruzione soffocano il mondo, a partire dai più deboli, allo stesso modo degli inquinanti, della degradazione ambientale. Ecco, dunque, l’apporto sanante della missione della Guardia di Finanza, ecco il contributo di questo Codice, che rintraccio ancora tra le righe della Laudato si’: favorire una «conversione ecologica»[7] anche nell’ambito socio economico; ovvero, ristabilire un «ordine» fondato sulla «necessaria ecologia economica» e, assieme – ritroviamo a conclusione quanto auspicavamo all’inizio –riscoprire «la necessità impellente dell’umanesimo, che fa appello ai diversi saperi, anche quello economico, per una visione più integrale e integrante»[8]. X Santo Marcianò


[1] Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2004, n. 19, p. 9
[2] Ivi, n. 7, p. 3
[3] Ivi, n. 19, p. 9
[4] Francesco, Lettera Enciclica Laudato si’, n. 109
[5] Francesco, Udienza Giubilare, Piazza San Pietro, 30 aprile 2016
[6] Cfr. Comando Generale della Guardia di Finanza, Codice Deontologico della Guardia di Finanza, Edizione 2016
[7] Francesco, Lettera Enciclica Laudato si’, n. 216
[8] Ivi, n. 141
29-07-2016