Omelia nella Messa a Lourdes

17-05-2025

Grotta di Massabielle, Lourdes – 17 maggio 2025

Paolo e Barnaba hanno incontrato il Cristo Risorto. Divengono testimoni e annunciatori della luce della risurrezione. Essi, davanti ai loro interlocutori, affermano che Cristo stesso ha ordinato loro di annunciare, hanno vissuto un’esperienza particolare l’incontro, l’adesione e poi la missione. Così era stato anche per Israele e così è anche per i due apostoli.

Questo dinamismo della fede è analogo anche per noi: dall’incontro con il risorto prende via un dinamismo interiore, che pone in moto le domande più vive e più profonde del nostro cuore. L’adesione alla fede non è un atto banale, ma è la scoperta di un dono, è affidamento pieno di fiducia ad una testimonianza ricevuta. Questa missione viene espressa attraverso l’immagine della luce: “io ti ho posto per essere luce delle genti, perché tu porti la salvezza finì alle estremità della terra”.

La luce è come la veste mediante la quale Dio si rende visibile sui nostri occhi. Ciascuno di noi è qui alla ricerca dei segni di luce che Dio ha posto nel suo cammino, per farsi conoscere, per incontrarlo.

Ma, ciascuno di noi è anche qui per rivestirsi di luce, in un mondo dove a volte sembrerebbero regnare le tenebre e il buio. Questo è il desiderio del signore risorto, che la sua luce brilli nel mondo intero, senza confini e barriere. Paolo e Barnaba sperimentano l’incontro con chi pensa che forse la chiamata alla fede fosse un dono un po’ troppo privato. I credenti di Antiochia, infatti, esprimono la loro rabbia, la loro violenza, perché chiamati a condividere il dono. Ma Cristo è un dono per tutti, non è una prerogativa solo per alcuni. La fede per la sua stessa natura è accoglienza, perché Dio è una casa accogliente.

Anche noi oggi, dobbiamo superare la tentazione di dipingere un Dio con prerogative esclusiviste. È una tentazione idolatrica che ricorre nel corso della storia, è la tentazione di voler forgiare l’immagine di Dio secondo le nostre proiezioni e i nostri schemi. Vi è un bel libro, dal titolo: “Disarmare gli dei”. Mi sembra che questo testo, possa aprire anche alla fede cristiana il desiderio che Filippo esprime nella domanda a Gesù: “mostraci il Padre e ci basta”. È la domanda di chi sa di non poter possedere Dio totalmente, di chi deve iniziare un cammino; e significa accogliere anche la risposta di Gesù. “Filippo è tanto tempo che sono con voi e tu non mi conosci”. Veramente Gesù è sempre con noi, ma i nostri occhi hanno bisogno del “collirio dello spirito santo” come dice Sant’Ireneo, perché possiamo vederlo, accoglierlo e seguirlo. Maria, e per noi il segno luminoso della discepola che costantemente ha progredito nel cammino della fede, che ha accolto la vocazione per un SI universale. Maria, non si è rinchiusa nella sua piccola casa di Nazareth, ma ha seguito il Figlio, apprendendo sempre a divenire madre di tutta l’umanità. Lo stesso Agostino, parlando di Maria, ci ricorda che Lei è più grande come discepola che come Madre, poiché per prima ha deciso di accogliere l’invito del Padre: “Si compia in me secondo la tua Parola”.

Gian Franco Saba
Arcivescovo