Carissimi, l’«Osanna» risuona in una Domenica della Palme in cui sembra salti l’ingresso trionfale in Gerusalemme e si arrivi direttamente alla Passione. Siamo chiusi nelle case, negli ospedali, nei luoghi dove si lavora per portare avanti la comunità; siamo nel dolore, nella paura, nel lutto… ma la parola “Osanna”, che spesso leggiamo in senso trionfalistico, ha avuto, nella storia di Israele, un triplice significato: supplica, gioia, speranza nel Messia. Un Messia che, con la seconda Lettura (Fil 2,6-11), vorrei contemplassimo così: «simile agli uomini»! Non semplice somiglianza ma identità (omòioma). Sì, Dio che ha creato l’uomo «simile» a Sé, si fa «simile agli uomini», simile a noi!
«Simile agli uomini» che provano tristezza e angoscia, nella notte del Getsemani, quella che molti esegeti ma soprattutto molti mistici considerano la vera Passione di Gesù. È la nostra angoscia del contagio, la paura che serpeggia tra i respiratori delle rianimazioni, lo strazio di chi si vede strappato qualcuno che rimarrà solo in un’ambulanza o in un reparto, come Lui nell’Orto degli Ulivi. I discepoli non riuscirono a vegliare, a molti di noi è vietato farlo accanto ai propri cari. Ma Cristo, nella lotta estrema del «Sì» al Padre, è pienamente uomo, pienamente Figlio; lo chiama, come i bambini, “Abbà, Papà”.
Si abbandona. E Dio manda un angelo a consolarlo. Quanti “angeli” nel Getsemani di questa pandemia! Gesù è simile a loro, «simile agli uomini» che lavano i piedi agli altri e, come nell’Ultima Cena, servono fino alla fine, vivendo l’Eucaristia dell’amore vero, inquieto finché non dona se stesso. Uomini e donne che si offrono – in ambito sanitario, nel volontariato, nel nostro bel mondo militare – e compiono, anche inconsapevolmente, gesti di salvezza e risurrezione.
«Simile agli uomini» falliti, privati della dignità; che, in pochi attimi, vedono sparire quanto avevano a fatica costruito. Gesù è così: abbandonato da tutti, rinnegato da Pietro, al quale aveva affidato l’intera Chiesa, spogliato delle vesti, ridotto alla povertà e vergogna estrema. Una povertà figlia dei fallimenti economici di questi tempi, delle tante imprese crollate, dei padri di famiglia che non riescono a sfamare i propri figli, dei detenuti o dei senzatetto la cui situazione peggiora di giorno in giorno…
«Simile agli uomini» traditi con un bacio, perseguitati per la fede o le opere, condannati da innocenti, fino alla pena capitale; come sempre nella nostra società e, tristemente, pure in questi giorni, quando atti di ingiustizia, criminalità e “sciacallaggio” sporcano la nostra coscienza che il Papa, in un’omelia a Santa Marta, ci ha esortato a custodire pura davanti a Dio.
«Simile agli uomini» che soffrono il dolore sfiancante e l’umiliazione, eppure sanno guardare e ascoltare gli altri, come Cristo il ladrone, seminando solidarietà e misericordia, carità e vita in tempo di morte.
E Gesù è «simile agli uomini» che muoiono, a tutti gli uomini: di oggi e di sempre!
Carissimi amici, la Passione di Cristo, il Papa ce lo ricorda, si può meditare con la compassione di chi si mette nei Suoi panni; con la gratitudine per Lui che muore per noi; con l’adorazione di un Dio potente fatto debole. Ciascuno scelga come pregare, in questa Settimana Santa: con parole di supplica, gioia, speranza; con compassione, gratitudine, adorazione. Tutti, però, vogliamo insieme rivivere, nel cammino verso il Calvario di Gesù, «simile agli uomini», il dramma della nostra pandemia, con le sue angosce e le piccole luci, che già spargono nell’aria il profumo di Pasqua.
Aiutaci Tu, Madre che, con la forza dell’amore, hai sostenuto Tuo Figlio nel dolore e, con speranza incrollabile, Lo hai aiutato a risorgere.
Aiutaci, o Madre nostra! E così sia!
Santo Marcianò
Arcivescovo Ordinario militare per l’Italia