(28-04-2021) «Ha perdonato i suoi crocifissori». Con queste parole Agnese Badinelli ha ricordato il sacrificio e la cristiana serenità del fratello Albino dinanzi all’Ordinario Militare che, giunto a Chiavari (GE) per un importante impegno pastorale, ha fortemente desiderato incontrare anche l’ormai 96enne sorella del giovane carabiniere che il 2 Settembre 1944, a Santo Stefano d’Aveto (GE), morì martire per salvare la vita di 20 ostaggi e il paese dalla distruzione. L’incontro si è svolto nella prima mattinata del 26 Aprile in forma privata. Mons. Santo Marcianò, che ben conosce la vicenda di Albino, si è intrattenuto per più di mezz’ora con una donna che, pur nella fragilità dei suoi anni, custodisce ancora negli occhi una luce così limpida e autentica che ha colpito profondamente l’Ordinario.
All’epoca dei fatti Agnese aveva 19 anni, Albino 24. Ricorda tutto di quei giorni, ma soprattutto ricorda Albino per quel fratello amorevole e protettivo che, fin dall’infanzia, era sempre stato. Solo leggendo la biografia di questo giovane eroe si può infatti comprendere come il suo sacrificio sia stato in realtà quasi il naturale e coerente compimento di una vita breve sì, ma tutta rivolta a Dio e al prossimo. La vita di Albino fu semplicemente una vita cristiana, ma lo fu nel senso più autentico e pieno. Una vita così cristiana da riuscire, poco prima della fucilazione, anche a perdonare i suoi uccisori.
I dettagli della straordinaria vicenda di Albino Badinelli sono oggi facilmente rintracciabili anche su internet; basta digitare il suo nome e si aprono diverse pagine di siti autorevoli, non ultimo quello vaticano. Perché Albino ha davvero incarnato fino in fondo, come carabiniere e come cristiano, quelle virtù esemplari che, nella vita, fanno la differenza. Albino non solo non aveva alcuna colpa, ma si sarebbe anche potuto salvare. Gli sarebbe semplicemente bastato non presentarsi ai nazifascisti. Ma i martiri più veri sono proprio quelli che offrono la propria vita pur potendola salvare.
Nel 2017 il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha conferito a questo carabiniere cristiano la medaglia d’oro al merito civile. È imminente, inoltre, da parte della Chiesa di Chiavari, l’avvio della fase diocesana di quell’iter canonico che, un giorno, potrebbe portare Albino ad essere proclamato beato. Nel 2018, in occasione del Sinodo dei Giovani voluto da Papa Francesco, Badinelli è stato annoverato fra quei giovani testimoni della fede che, con la loro vita concretissima e santa, hanno dimostrato ai loro coetanei di oggi e di domani come sia davvero possibile vivere nel mondo secondo la logica di Dio. Oggi la memoria di Badinelli è un patrimonio prezioso per tanti: per i suoi familiari, per l’Arma dei Carabinieri, per l’Ordinariato Militare e per la Chiesa tutta.
Ma c’è un giovane, in particolare, che del ricordo di quel suo coetaneo ha fatto una piccola ma importantissima missione: si tratta di Tommaso Mazza, pronipote di Albino. È a lui che si deve la costituzione, alcuni anni fa, di un comitato sorto proprio per custodirne e tramandarne la testimonianza. Ebbene proprio Tommaso, che era presente all’incontro tra la nonna e Mons. Marcianò, domenica 23 Maggio verrà ordinato sacerdote per la Diocesi di Chiavari. Nonna Agnese lo osserva piena d’amore con quei suoi occhi vispi e buoni e non ci è difficile comprendere come in Tommaso ritrovi molta di quella fede generosa con cui Albino, 77 anni fa, testimoniò “l’amore più grande”.
Don Bruno Mollicone