“La lezione di Montecassino per noi è anche questa: essere popolo accogliente”…

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L’Ordinario ha presieduto ieri mattina, nell’Abbazia di Montecassino, la Messa conclusiva del percorso iniziato una settimana fa in occasione delle celebrazioni per il 70° anniversario della battaglia di Montecassino.
Così il presule nell’omelia: “Il cielo è la nostra patria perché la casa del Padre è la nostra casa. È bella questa sorta di identificazione tra casa e patria che, nel luogo e nell’evento che ricordiamo, assume particolare forza evocativa. Qui si combatteva per la patria, lasciando la propria casa. Qui si resisteva – ha proseguito – per difendere quella libertà che fa di ogni patria una casa. Qui, in particolare in questo Monastero, si rifugiavano, trovavano casa, anche coloro che non avevano più casa. È il messaggio – ha aggiunto l’Ordinario – che vogliamo raccogliere e portare con noi affinché, in modo concreto, si traduca in cultura: cultura del servizio, cultura della vita, cultura dell’accoglienza”.
Interessante, poi, il passaggio centrale dell’omelia, quando Mons. Marcianò ha ribadito: “A volte – in questo luogo ciò si è sperimentato – la via del servizio si concretizza nella difesa, in particolare qualora siano lesi i fondamentali diritti umani, specie i diritti dei poveri, degli ultimi, dei piccoli, di coloro che non hanno voce; qualora sia lesa quella libertà che fa di ogni patria una casa. Il mondo militare non deve difendere confini, deve difendere fratelli! E il vero bene comune supera l’idea territoriale di patria e approda a un senso di universale fratellanza”.
Ed ancora: “Nei giorni di cui facciamo memoria, l’umanità era scossa da una delle più evidenti e assurde discriminazioni della storia…. La discriminazione è sempre ingiustificata, così come la lesione dei diritti umani; e, se è vero che la guerra è sempre ingiusta, è vero che la difesa è talora commisurata e spesso necessaria, proprio per superare l’indifferenza verso persone e popoli spesso dimenticati.”
In tal senso quanto mai opportuno è stato il riferimento al Papa polacco: “…stupisce che sia stato un uomo come Giovanni Paolo II – del quale, tra l’altro, proprio oggi ricordiamo il giorno della nascita – a levare alta la voce, alla fine del terzo millennio, a difesa del «diritto fondamentale alla vita». Egli, che nella sua Polonia perseguitata aveva potuto imparare le conseguenze strazianti di ogni genere di totalitarismo, si rendeva conto che questo crimine può essere facilmente rintracciato ancora oggi, se guardiamo a quel «numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere, di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani o malati uccisi dall’indifferenza o da una presunta pietà».
“La lezione di Montecassino – ha concluso l’Ordinario Militare – per noi è anche questa: essere popolo accogliente. Mi verrebbe di dire, essere popolo fedele alla sua identità italiana, che ha l’accoglienza come caratteristica umana, culturale e, non ultimo, come frutto della sofferenza di aver patito in prima persona la discriminazione e il rifiuto, la condizione umiliante di essere stranieri in un mondo di fratelli. Sì. Che nessuna strategia bellica, che nessuna opportunità politica, che nessun calcolo economico cancelli questa vocazione e questa nostra profonda identità: l’accoglienza!”
 
(Cassino, nella foto lo scambio di saluti tra l’arcivescovo e il principe Harry d’Inghilterra)