Una riflessione sulla Lettera Pastorale dell’Ordinario

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(30-06-2016) Non di rado il cristiano viene accusato di credere in alcune verità che non hanno nulla a che fare con il vissuto quotidiano, anzi, il pensare a Dio sarebbe una subdola formula di alienazione dalla realtà e da se stessi. Senza bisogno di scomodare nessuno, l’anno santo che stiamo vivendo ci viene in ausilio per smentire questa erronea visione. È il Giubileo della Misericordia e nulla vi è di più concreto, palpabile e verificabile della Misericordia. Questo è il messaggio focale che mons. Santo Marcianò ha desiderato trasmettere alla sua Chiesa, Ordinariato militare, scrivendo un’apposita Lettera Pastorale. Sì, la Misericordia non è fatuo attributo di Dio, un qualsiasi modo di presentare il Dio nel quale noi cristiani crediamo, bensì è una presenza reale e continuamente vicina a tutti gli uomini, è una rassicurante carezza. Riprendendo le parole del “discorso alla luna” tenuto da papa Giovanni XXIII la sera dell’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II l’11 ottobre 1962, mons. Marcianò ha intitolato la sua Lettera Pastorale “Date una carezza!”. L’Arcivescovo afferma che la Misericordia ha un Nome specifico, ha un Volto, un Cuore, cioè è una Persona a tutti gli effetti come noi abbiamo un nome, un volto, un cuore, per questo non vi è distanza tra Dio è l’umanità e questa prossimità permette di essere accarezzati da Lui e, a nostra volta, di accarezzare i fratelli e le sorelle.
L’accostamento, che in modo magistrale viene fatto da mons. Marcianò tra le sette opere di misericordia corporali e quelle spirituali, nella seconda parte della Lettera, è veramente fecondo. Tenendo sempre presente che una corretta antropologia cristiana non separa mai il corpo dall’anima, i bisogni materiali da quelli spirituali, così le opere di misericordia trovano la loro massima efficacia quando camminano parallele, tanto da sfociare in beatitudini. L’esortazione che mons. Santo rivolge a tutti i miliari ha il sapore di una scommessa: provare ad esercitare gli specifici compiti del militare ispirandosi alla opere di misericordia, così da sperimentare le beatitudini evangeliche. Ecco alcune di queste sfide: «Beati voi, militari, quando…vivete la difesa come vera e propria vocazione a custodire l’ordine e proteggere la vita e la dignità umana…quando nelle calamità naturali e nelle guerre, soccorrete e supportate le vittime…quando trattate in modo umano i colpevoli, anche i più grandi criminali…quando tendete la mano a tutti per salvare e per accarezzare, dando sostegno e forza…quando sapete accompagnare tanti defunti, morti in situazioni violente o tragiche, nelle guerre o nel profondo del mare».
Sono talmente tante le occasioni che si presentano al militare per esercitare le opere di misericordia, che mons. Marcianò termina la sua Lettera aggiungendone idealmente una quindicesima, «Quella ancora da scrivere e compiere, quella che tu solo puoi scrivere e compiere, per compiere il Vangelo della Misericordia che si scrive come ha fatto Gesù: con una carezza!».
 
Don Pierluigi Plata