Una testimonianza molto particolare

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(16-05-2019) La Sezione di Busto Arsizio del PASFA desidera riproporre oggi, con scenari del mondo militare decisamente modificati, il pensiero di Mimma Ughi “Perché amo il PASFA”.

L’Autrice, mamma del famoso violinista Uto Ughi, esprime la stessa sensibilità, la profondità, la finezza, la dolcezza e la sonorità che ritroviamo nella musica del Maestro.

A Lei si deve, nel 1966 l’edificazione della Cappella dell’Immacolata Concezione, all’interno dell’odierno Comando di Reazione Rapida di Solbiate Olona, opera che, con un impegno e una determinazione ferrea, riuscì brillantemente a portare a termine.

E’ trascorso del tempo, ma il problema di riavvicinare le giovani generazioni ad ideali di pace, concordia, tolleranza, cultura, in un mondo sempre più materialista, egoista – spesso supponente – come l’attuale, si presenta con evidenza a chi riconosce nel PASFA un’associazione che, attraverso l’aiuto spesso materiale, voglia essere anche testimone di umanità, per elevare lo spirito di coloro a cui si dedica.

Perciò, pur a distanza di anni, in cui si sono verificati tanti cambiamenti, ci è parso utile far conoscere questa bella testimonianza di fede nei valori del PASFA. 

Maria Luce Bui Di Maria

Busto Arsizio, 23 – 03 – 2003

PERCHE’ AMO IL PASFA

Forse perché fui la fondatrice, con alcune colleghe della sezione PASFA qui a Busto nel lontano 1963, mi commuove scrivere su questa associazione che mi prese il cuore subito, alla quale da allora ho dedicato tutto il tempo possibile con una passione e impegno sempre maggiori man mano che il tempo e la saggezza della maturità scolpivano nel mio animo la sua segreta bellezza ed importanza.

PASFA: tante mamme e varie persone strette in un cuor solo attorno al Cappellano militare, che hanno sempre cercato e cercano tutt’oggi di essere accanto ai giovani militari, nelle loro esigenze materiali, psicologiche ed umane, quando se ne presenta l’opportunità, ma soprattutto spiritualmente, avvolgendoli in un abbraccio protettivo di preghiera a Dio ed amore, che supporti l’affetto lontano dei genitori e la mancanza dell’ambiente in cui sono cresciuti. La giovinezza è una stagione di cristallo, è fragile e riflette gli umori, i colori, le idee, i sentimenti, i pericoli che turbinano nel vento della vita.

Essere accanto ai militari, perché questo cristallo si mantenga integro e luminoso per trasformarsi in temperamento d’acciaio, per far loro sentire la tenerezza materna di qualcuno disponibile ad ascoltarli, ad accogliere con un sorriso in un luogo marziale, vera fucina di giovani duri e forti, leali e coraggiosi, sprezzanti del pericolo quando si tratti di difendere la pace e il più debole, mi è sempre apparso un alto valore umano. Forse questi anni di silenzioso nascosto operare del PASFA erano una preparazione a questo delicatissimo momento dell’umanità. In tempo di pace e progresso, una realtà di preghiera era assurda, misconosciuta e anche disprezzata. Ora il Papa ripetutamente e accoratamente ci richiama tutti a pregare con fede e penitenza per ottenere il bene della pace.

Il principale scopo del PASFA sta nella sua sigla (assistenza spirituale alle Forze Armate) e cos’altro non è, se non preghiera? Ecco l’ideale che nuovamente ci si propone: riscoprire questo valore meraviglioso e farlo lievitare, praticarlo e viverlo, respirarlo, offrendolo a Dio non solo per la sicurezza dei nostri ragazzi, ma per il trionfo del bene sul male, dell’amore sull’odio, del perdono sulla vendetta, della Pace che estingue ogni guerra e regni sovrana su di un mondo rinnovato facendo sentire tutti gli uomini fratelli.

Ammiro i giovani cresciuti nella sicurezza e anche nell’abbondanza, che devono dimenticare l’egoismo personale, il materialismo che deriva da un imposto consumismo livellante intelletti e coscienze, e scoprire in sé un ambiente di disciplina che incentiva la solidarietà e la vera amicizia, il vero significato di essere “uomo” nascosto dalle sovrastrutture di una società corrotta e senza ideali. La vera tragedia del nostro tempo è una concezione della vita umana come qualcosa di inconsistente ed effimero. Nel tempo dei flagelli sconosciuti, in una fase storica in cui le armi più micidiali possono essere usate, cosa resterebbe dell’uomo e del senso della vita? Scusatemi la prospettiva dell’Eternità, la nostra generazione rischia di entrare nel tempo delle insidie mortali priva di ogni luce, speranza e fede.

Ma sopra la terra veglia il Cielo, non muto e lontano, ma vigile ed operante in ogni cuore.

Per tutto questo, il primitivo interesse per il PASFA non mi ha mai abbandonato. I giovani vengono, stanno, vanno… dove a vita li chiama, sempre nuovi, sempre cari, sempre con un cuore sincero che batte, ama e soffre, sotto la corazza di indifferenza che nasconde la loro fragilità. Ed ora dove andranno, che la situazione mondiale s’è addensata di tempesta e risuona di tuoni di guerra…! Andranno dove il cuore li porterà, dove il loro dovere li chiamerà, a difendere la pace, a soccorrere i più deboli, con indomito coraggio e senza odio nel cuore, ma con la consapevolezza di mettere la loro vita al servizio dell’umanità, per un futuro limpido e luminoso, nuovo, com’è nuova l’alba dopo la più oscura delle notti.

Mimma Ughi