(25-10-2019) “Cristo è vivo e vi vuole vivi! Giovani! Non abbiate paura di sognare, di osare di migliorare il mondo, di puntare in alto!” Queste le parole di Mons. Santo Marciano’, Ordinario Militare per l’Italia ai giovani militari convenuti ieri pomeriggio al primo appuntamento della scuola di preghiera che si è svolto presso il teatro del Genio. “Siamo ad una scuola di preghiera – ha continuato il Vescovo – ma chi è il grande docente di questa scuola? Lo Spirito Santo. È Lui che ci insegna a pregare, è Lui che ci permette di conoscere noi stessi e Dio”. Il Simbolo della croce, portato dagli stessi militari, è stato posto sul palco. Da quella croce il Cristo con le mani tese verso il mondo insegna che il grande sogno del servizio e dell’amore che si spende senza riserve non è un ideale irrealizzabile, ma è possibile nella misura in cui si vive l’affidamento al Padre. E proprio sotto questa luce va letto il secondo momento della serata: il giuramento di Marco Falcone e di Cosmo Binetti, i quali, apprestandosi a ricevere il ministero del diaconato, hanno pubblicamente dichiarato la loro fede, il loro amore a Gesù ed alla Chiesa, la loro volontà ferma di osservare il celibato per tutta la vita nella dimensione del dono di sé.
Il momento è stato di grande e sincera commozione, parenti e amici si sono tutti uniti intorno a questi giovani coraggiosi che hanno saputo sognare da svegli – come ha più volte ribadito il vescovo – il sogno di Dio. È davvero la preghiera l’anima di questo coraggio, del coraggio di Cosmo e Marco, e per questo è necessario imparare a pregare. Gesù stesso ci invita a pregare “senza stancarsi mai”, e perché “il padrone della messe mandi operai alla sua messe”. La messe infatti è molta ed attende uomini generosi e fedeli, ma occorre pregare il padrone della messe: Il “sì” di Cosmo e di Marco esprime dunque non solo la coraggiosa bellezza di una vita che si dona, ma ci ricorda anche che Dio è sempre fedele alle sue promesse e che manda ancora operai per i campi del mondo a compiere una mietitura di salvezza.
Raimondo La Valle