(07-01-2022) A quasi sessant’anni dalla morte, avvenuta il 3 giugno 1963, san Giovanni XXIII rimane uno dei pontefici che più hanno segnato la storia moderna della Chiesa. Fu pastore e guida consapevole della necessità di un profondo rinnovamento, perseguito attraverso l’apertura del Concilio Vaticano II, ma anche e soprattutto persona umile, perciò amato dalla gente. La celebre «carezza» inviata durante il “Discorso alla luna” dell’11 ottobre 1962 ai fedeli radunati in piazza San Pietro a Roma è una delle immagini più suggestive del suo pontificato.
Il “Papa buono” continua a suscitare riflessioni, come dimostra il nuovo libro Ritratto di Angelo Giuseppe Roncalli: una biografia interiore (edizioni Velar) di don Aldo Basso con prefazione di don Ezio Bolis, direttore della Fondazione Papa Giovanni XXIII. Sacerdote mantovano e attento studioso della figura di Roncalli, don Basso che ha diretto per 30 anni l’Ufficio per l’Educazione e la Scuola della diocesi, è stato consulente ecclesiastico nazionale della Fism e membro del Consiglio nazionale della Scuola Cattolica della Cei; oggi opera presso il Consultorio prematrimoniale e matrimoniale di Mantova – mette in luce gli aspetti della sua personalità, grazie a una lunga ricerca. «Roncalli è un esempio concreto di quanto un’umanità cristiana può affascinare e stimolare – spiega – se una persona è animata dal desiderio di conoscersi in profondità e si affida costantemente a un paziente lavorio su di sé. Un mio ricordo personale risale al 14-15 maggio 1957, quando l’allora patriarca di Venezia venne in visita a Mantova. Lo incontrai al Santuario delle Grazie, insieme ai miei compagni seminaristi. Dopo la Messa accettò di posare per una fotografia con tutti noi».
Tra le pagine si susseguono le testimonianze di chi lo ha conosciuto direttamente, come il cardinale Giacomo Lercaro (1891-1976), arcivescovo di Bologna, e don Giuseppe De Luca (18981962), oltre a note personali dello stesso pontefice. «La verità del personaggio sta fondamentalmente in quelle sue parole insostituibili – continua l’autore –: lì si coglie come Roncalli guardava a se stesso, alle persone, alla vita e agli avvenimenti che l’hanno segnata. Una nota ricorrente che mi colpisce molto è “La tua volontà, o Signore, è la nostra pace”. Sono diversi i tratti della sua personalità che emergono: l’impegno ascetico, la preparazione culturale, lo stile personale nell’esercizio dell’autorità, l’arguzia e l’umorismo ».
«Impressionante è il numero di lettere scritte, indice di una squisita attenzione alle persone – afferma don Bolis –. Particolarmente acute sono le annotazioni sui rapporti intrattenuti con alcune figure femminili. Del resto, è stato tra i pionieri dell’associazionismo cattolico femminile, prodigandosi generosamente per la promozione della donna».
Grazie al linguaggio immediato, il libro può essere apprezzato da chiunque. Gli studiosi troveranno spunti per approfondire le proprie ricerche, mentre chi vuole conoscere meglio Giovanni XXIII avrà modo di scoprirne il lato umano. «La sua memoria oggi è ancora forte – conclude don Basso –. Amava ripetere che occorre guardare “alto e lontano”: è ciò che ha saputo fare, aprendo alla Chiesa orizzonti nuovi e carichi di speranza. Il fatto che in questi sessant’anni dalla sua morte si sia continuato a pubblicare scritti suoi o di altre persone su di lui e il fatto che ancora oggi numerosi pellegrini si recano a Sotto il Monte, suo paese natale, danno l’idea di quanto sia forte l’interesse nei suoi confronti. L’umanità ha visto in Roncalli colui che meglio ha incarnato la saggezza nel Novecento e, come suggerisce la Bibbia, l’umanità ha bisogno di “fermarsi a lungo con i saggi”».
(da Avvenire – Roberto Dalla Bella)