L’esperienza in Kosovo di don Antonio Di Savino

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(20-02-2023) Da quasi due mesi ho cominciato il mio servizio pastorale come cappellano militare in Kosovo. L’esperienza si è presentata da subito intensa, essendo giunto poco prima di Natale, ricca di incontri e di stimoli.

L’esperienza di servizio all’estero, per tutti i militari, è una dimensione “propria” che cambia l’abituale ritmo di servizio e genera nuove routine e relazioni.

Le due Basi in cui sono chiamato ad operare, il Comando KFOR e il Comando Carabinieri MSU in

Pristina, sono un insieme di realtà, di Nazioni e di servizi molto complessi.

L’attuale situazione tra Serbia e Kosovo, come spesso ci ricorda il nostro Comandante il Gen. Angelo Michele Ristuccia, è l’apice di una serie di azioni, reazioni e controreazioni che sono state alimentate da un’inutile retorica, da una narrativa distruttiva e da una disinformazione che non ha fatto altro che esacerbare gli animi e creare ansia e paura nella popolazione del nord.

La via del dialogo, dunque, rimane l’unica soluzione possibile a questa situazione e ogni cappellano

militare KFOR è chiamato a promuovere questa dimensione.

Il servizio pastorale nell’area KFOR vede impegnati cappellani militari cattolici, protestanti e ortodossi che si incontrano mensilmente, in amicizia e fraternità, per dialogare e pregare insieme.

Questi momenti sono il segno più eloquente e vero della proposta di pace che annunciamo quotidianamente nel nostro servizio.

Altra dimensione sostanziale dell’esperienza è la dimensione caritativa, declinata in mille modi e la

promozione del dialogo interreligioso particolarmente attuale in questo tempo in cui l’Assemblea della Repubblica del Kosovo sta discutendo il Progetto di Legge di modifica e integrazione della Legge sulla libertà di Religione.

Un aneddoto molto bello che mi è capitato in questo tempo è stato durante il Natale Ortodosso vissuto con i monaci del Monastero di Visoki Dečani dove, con orgoglio e sincera amicizia, hanno voluto mostrarmi un registro delle visite del 1926 che attesta il primo passaggio documentato di un cappellano militare italiano qui nel Kosovo.

Infine, come cappellano militare, mi sento grato di poter vivere questa esperienza come italiano, infatti, fra tutti, il Contingente italiano è apprezzato e stimato particolarmente dalla popolazione locale che riscontra, in esso, i valori dell’ascolto, della tolleranza, della comprensione e della pace.

La vita di servizio pastorale rispecchia molto il servizio svolto in Patria con l’accoglienza e l’attenzione ad ogni singolo militare che si rivolge al cappellano per svariati motivi; dalla preparazione ai Sacramenti alla chiacchierata per la nostalgia della famiglia lasciata a casa.