Verso la Giornata dei poveri

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(07-11-2023) Era l’11 settembre 1962 e Giovanni XXIII, in un messaggio radiofonico, presentava così la Chiesa alle soglie del Concilio Ecumenico Vaticano II: «La Chiesa si presenta quale è e vuole essere, come la Chiesa di tutti, e particolarmente la Chiesa dei poveri». Papa Paolo VI, nel 1963, affermava che «i poveri appartengono alla Chiesa per diritto evangelico e obbligano all’opzione fondamentale per loro». E Papa Francesco, ai nostri giorni, dice: «Perché parlo sempre dei poveri? Perché sono il cuore del Vangelo».

“Chiesa povera per i poveri”, così Papa Francesco si esprimeva all’indomani della sua elezione. I poveri sono i prediletti di Dio, a loro è concessa la sua prima misericordia, di essi è il Regno, sono un segno messianico della verità della missione di Gesù Cristo (Lc 4:18), e perché Cristo si è identificato in loro (Mt 15:20); è Dio stesso che ama preferenzialmente i poveri e tale amore fonda l’operazione che la Chiesa compie a loro favore. Tanti santi hanno ben compreso tutto ciò, essi con la loro carità vissuta affermano che “i poveri sono il nostro passaporto per il paradiso” e “se vuoi trovare Dio, cercalo nell’umiltà, cercalo nella povertà, cercalo dove Lui è nascosto: nei bisognosi, nei malati, gli affamati, i carcerati, i profughi, gli scarti”. Essi possono essere maestri per noi: ci insegnano che «una persona – come disse il Santo Padre nel 2014 ai giovani della XXIX GMG -, non vale per quanto possiede, per quanto ha sul conto in banca. Un povero, una persona priva di beni materiali, conserva sempre la sua dignità». Sembra chiaro a tutti che nulla agiti di più il Santo Padre che la sorte dei poveri. Ma, ce lo rivela la Sacra Scrittura, anche Dio fa lo stesso, quando mai Dio è rimasto insensibile al grido di “giustizia” che sale dai poveri del suo popolo? Ecco perché Papa Francesco sogna una Chiesa povera per i poveri.

I poveri non sono statistiche, non sono numeri a cui appellarsi per vantare opere e progetti. I poveri sono persone – come ci invita a fare sempre il Papa – a cui andare incontro.

Nel messaggio di quest’anno per la VII Giornata Mondiale dei poveri, dal titolo “Non distogliere lo sguardo dal povero”, Papa Francesco scrive: «Un fiume di povertà attraversa le nostre città e diventa sempre più grande fino a straripare; quel fiume sembra travolgerci, tanto il grido dei fratelli e delle sorelle che chiedono aiuto, sostegno e solidarietà si alza sempre più forte». Nel messaggio il Papa cita il libro di Tobia, lì dove dice: «Figlio mio, va’ e se trovi tra i nostri fratelli deportati a Ninive qualche povero, che sia però di cuore fedele, portali a pranzo insieme con noi. Io resto ed aspetto che tu ritorni, figlio mio» (Tb 2:1-2). Come sarebbe significativo – aggiunge ancora il Papa -, se, nella Giornata dei poveri, questa preoccupazione di Tobi fosse anche la nostra. «Non distogliere lo sguardo da ogni povero», dice ancora Tobi al proprio figlio. Insomma, «quando siamo davanti a un povero non possiamo voltare lo sguardo altrove, perché – scrive il Papa – impediremmo a noi stessi di incontrare il volto del Signore Gesù».

I poveri diventano immagini che possono commuovere per qualche istante, ma «quando li incontriamo in carne o ossa per le strade – come scrive Papa Francesco – allora subentrano il fastidio e l’emarginazione […] Delegare ad altri è facile; offrire del denaro perché altri facciano la carità è un gesto generoso; coinvolgersi in prima persona è la vocazione di ogni cristiano», è, mi permetto di aggiungere, la vera via della perfezione evangelica!

La Santa Casa di Loreto ci dice che tutti siamo toccati dall’amore di Dio, tutti stiamo a cuore all’Onnipotente, a Colui che – come canta Maria Santissima – “abbatte i potenti dai troni e innalza gli umili, ricolma di beni gli affamati e gli approfittatori li rimanda a mani vuote…”, sì, perché Lui è il Dio fedele, mantiene tutte le sue promesse fatte ad Abramo, a Tobi e a tutte le loro discendenze. È Maria che canta così la bellezza di Dio grande e mirabilmente vicino, che sta dalla parte dei piccoli e dei poveri.

Vivere senza amore, ci insegna Maria col suo esempio, non è veramente vivere, è semplicemente esistere. «Maria – la piccola Miryam di Nazaret – è colei che sa trasformare una grotta per animali nella casa di Gesù, con alcune povere fasce e una montagna di tenerezza» (Evangelii gaudium, 286). Maria in fretta va dalla Santa Casa in Galilea a trovare l’anziana parente che viveva in Giudea: è l’amore che la spinge, è l’aver messo i bisogni dell’altra al pari o addirittura al di sopra dei suoi. L’amore che porta nel grembo verginale fa miracoli prima ancora di venire alla luce! Sì, perché l’amore fa compiere sempre miracoli, anche a te.

Diceva la santa Madre Teresa di Calcutta – che è stata pellegrina in Santa Casa -, consacrata anima e corpo ai poveri più poveri del mondo: «Senza Dio siamo troppo poveri per poter aiutare i poveri». E, pensando che prima o poi anche a lei sarebbe toccato il turno di volare in Cielo, disse: «Quando morirò, con me solo la valigia della carità». I poveri non sono immagini commoventi, ma persone da amare, loro ci accoglieranno alla porta del Paradiso, loro ci abbracceranno se nella vita ci siamo resi degni di loro.

Padre Giuseppe Faraci