Clero giovane e “strumenti” per affrontare situazioni di difficoltà

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(02-12-2023) Il vocabolario del dolore e i processi di guarigione sono i temi del trittico di incontri che vedono il giovane clero impegnato nella consueta e sempre attesa formazione che l’Ordinariato Militare organizza presso il seminario della Cecchignola. Il primo incontro si è svolto il 23 ed il 24 novembre. Nel pomeriggio di giovedì l’Ordinario Militare per l’Italia, Sua Ecc.za Mons. Santo Marcianò, ha presentato i nuovi cappellani e ha illustrato alcuni tratti fondamentali del ministero pastorale della nostra chiesa particolare. Riprendendo i temi dell’ultimo convegno di Assisi, ha presentato la lettera “Il raggio della Pace – un ricordo di Giovanni XXIII a sessant’anni dalla Pacem in Terris. Nell’imminenza della Visita ad Limina Apostolorum l’Ordinario ne ha spiegato il significato e ha introdotto il lavoro a cui ogni cappellano è chiamato per collaborare sinodalmente a questo importante momento di comunione con il successore di Pietro. Il secondo giorno è stato dedicato alla formazione, raccogliendo l’esigenza del giovane clero di avere strumenti per affrontare situazioni di difficoltà riguardanti il fine vita ed il lutto.

La relazione si è svolta in maniera interattiva affrontando il tema “Abbi cura di Lui (Lc 10, 35b), ma anche di te”; La sindrome del bur-nout nella professione d’aiuto e nella vita Sacerdotale. Cause, prevenzione e cura di un modello stressogeno. A guidare l’incontro è stato il dott. Tura Giovanni Battista, medico Chirurgo Specialista in Psichiatria – Psicoterapeuta, Dirigente Responsabile IRCCS Centro S. Giovanni di Dio, docente presso la facoltà di medicina dell’università di Brescia, autore di molteplici pubblicazioni e membro accreditato presso la CEI nell’aria di Pastorale della Salute nel sostegno al clero.

L’incontro ha visto due momenti: il primo su dati teorici e soprattutto su elementi esperienziali dedotti dalla attività clinica del professore, mettendo a fuoco il tema del burn-out quale complesso di sintomi, come il logoramento, esaurimento e depressione, come risposte individuale ad una situazione lavorativa percepita come stressante e nella quale l’individuo non dispone di risorse e di strategie comportamentali o cognitive adeguate a fronteggiarla.

Nella seconda parte il professore ha affrontato la tematica secondo la prospettiva della Vita Sacerdotale, rispetto alle attuali situazioni esistenziali. Tematica questa molto pertinente per chi, come per il cappellano militare, si trova ad affrontare situazioni di particolare sofferenza legate allo stile di vita dei propri militari. Oltre che chiamato a fronteggiare tematiche particolari come quelle del lutto e del suicidio. «È la forma di stress che colpisce coloro che sono molto motivati nell’aiutare gli altri – afferma il dott. Tura – Questa dedizione può diventare, nel tempo, un sovraccarico perché è come se si percepisse che quell’aiuto non abbia mai una fine».

C’è una differenza marcata tra lo stress dei sacerdoti e quello degli altri mestieri di “supporto”. «Nel burn-out dei sacerdoti c’è una “spinta vocazionale”, una dedizione che è una chiamata carismatica, siccome alla base c’è questo ideale, è difficile accorgersi della stanchezza che gradualmente subentra. La trappola che a volte blocca i presbiteri è proprio questo spirito di dedizione tutto particolare che deriva dalla chiamata divina, e che viene tacitamente dall’istituzione; altresì non si può dimenticare che le esigenze del ministero sacerdotale sono continue nell’arco della giornata, perché bisogna preservare uno spirito collaborativo con gli altri sacerdoti per raggiungere risultati sempre migliori». Tutto questo potrebbe generare una pressione mentale tale da essere fonte di stress, e che talvolta può non essere compresa.

Nessuno è esente dal dolore e dalla sofferenza. Chiudendo l’incontro il dott. Tura ha donato al giovane clero diversi strumenti per percepire, affrontare e sostenere situazioni di disagio per coloro che ascoltano nel ministero di consolazione. Inoltre ha sottolineato come guarire il cuore ferito richiede pazienza con sé stessi, un uso costruttivo del tempo e l’attivazione di risorse umane e spirituali per elaborare positivamente il cordoglio. Questo ministero richiede anche tempi di riposo, di formazione permanente, di collaborazione con gli altri confratelli per scandire al meglio il percorso sacerdotale. Qualora ciò venisse meno il rischio di burn-out potrebbe addirittura trasforma l’attività di evangelizzatore in un’attività routinaria e priva di veri stimoli.

(Don Vincenzo Venuti)