Formazione sacerdotale per un linguaggio nuovo

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(25-04-2024) Il giorno 18 e il 19 di aprile 2024 si è tenuto presso il Seminario Scuola Allievi Cappellani il terzo incontro di formazione rivolto ai sacerdoti cappellani militari nei primi dieci anni di sacerdozio. “Questo appuntamento, parte integrante delle celebrazioni giubilari del Seminario Maggiore “San Giovanni XXIII” nel XXV di fondazione” ha dato la possibilità ai partecipanti di poter lucrare l’indulgenza plenaria accordata dalla Penitenzieria Apostolica per l’intero anno giubilare.

L’incontro che aveva come tema “Per le sue piaghe noi siamo stati guariti (Is 53, t). Morte e risurrezione – Il linguaggio della Salute e della salvezza”, si è aperto nella serata di giovedì con il Magistero Pastorale dell’Arcivescovo Ordinario Militare Mons. Santo Marcianò che ha presentato e illustrato la dichiarazione del Dicastero per la Dottrina della fede “Dignitas Infinita”.

Il venerdì mattina, a prendere la parola é stato, invece, don Massimo Angelelli. Del clero della diocesi di Roma, Cappellano sanitario residente del Policlinico universitario di Tor Vergata, dal 2017 direttore Nazionale dell’Ufficio Nazionale per la pastorale della salute della CEI, Don Massimo, dopo aver lodato il servizio pastorale dei cappellani militari ed aver mostrato le affinità con quelli sanitari si è soffermato sul tema della fragilità e vulnerabilità. “Alle volte si pensa che fragilità sia sinonimo di vulnerabilità”, ha affermato, “ma invece è necessario, accettare il fatto che la fragilità sia una condizione naturale della persona e che la vulnerabilità si presenta quando la fragilità subisce uno squilibrio”. A questo riguardo, il direttore dell’Ufficio nazionale ha portato l’esempio eloquente del bicchiere di cristallo che seppur molto fragile, non è difettoso; ma, se collocato al bordo di un tavolo, in una posizione di pericolo, corre il serio rischio di cadere e rompersi. “Sulla scatola c’è scritto maneggiare con cura, il bicchiere deve essere maneggiato con rispetto”. Ed è proprio questo il punto di partenza. “La vulnerabilità esce quando la fragilità naturale è messa a rischio da un evento traumatico. Pertanto, come per il bicchiere che lo si sposta dall’orlo perché non cada, così anche nella vulnerabilità si deve intervenire con la cura per ripristinare la situazione iniziale: riportando la fragilità in sicurezza”. Don Massimo, ha continuato il suo intervento affermando che, “Gesù Cristo stesso, dopo essere risorto mostra le sue ferite; Cristo è risorto con le ferite. Si risorge solo attraverso le ferite. Ci può essere vita con le ferite. Malattie e sofferenza non sono espiazione dei peccati, non sono eventi salvifici in sé. La malattia mette in crisi la propria esistenza: pone dinanzi a un modo di viverla. Questo fa la differenza: il modo di vivere la malattia; il “come vivere la malattia” può far diventare quel momento salvifico”.

La giornata è proseguita con la Santa Messa adempiendo così a quanto recita il Decreto di Indulgenza: “L’indulgenza è concessa ai fedeli che, spinti da vero spirito di penitenza e di carità, dal giorno 5 Dicembre 2023 al giorno 8 Dicembre 2024 avranno visitato in forma di pellegrinaggio la Chiesa del Seminario e avranno partecipato devotamente alle funzioni giubilari o almeno avranno dedicato un congruo spazio di tempo a delle pie meditazioni, che devono essere concluse con la preghiera del Padre Nostro, con il Credo e con le invocazioni alla Beata Vergine Maria e a S. Giovanni XXIII.”

Con il conviviale pranzo, offerto dalla comunità del Seminario, si è conclusa la due giorni di fraternità sacerdotale. (p. Domenico Vendemmiati, op)