(03-11-2024) Dal 27 al 31 ottobre siamo stati, come ogni anno, ad Assisi per il convegno di aggiornamento dei Cappellani Militari. Nell’occasione, mercoledì 30 ottobre, abbiamo dato seguito ad un desiderio che da anni albergava nei nostri cuori: fare visita a Brufa, un borgo di pochi abitanti vicinissimo alla città del serafico Padre, una piccola comunità raccolta intorno all’antichissimo castello posto sulla collina che affaccia sulla piana dove si trova Santa Maria degli Angeli
Il motivo? Questa comunità ha avuto forzato ospite il nostro patrono, san Giovanni da Capestrano, quando appena trentenne era Giudice e Capitano di Perugia.
Siamo stati accolti dal Parroco e dallo storico del luogo, abbiamo ammirato la bellezza della piana che spazia da Assisi a Perugia e così ci siamo resi conto del cammino fatto da Messer Giovanni in fra Giovanni da Capestrano.
Abbiamo visitato i luoghi dove Messer Giovanni divenne fra Giovanni, frate osservante, la prigione posta nel castello, ormai trasformata in civile abitazione. Una lapide posta, nel sesto centenario della nascita (1986), nella piazza di quella che doveva essere la corte del castello, recita: “qui giunse prigioniero degli uomini… da qui ripartì condottiero e pellegrino di Dio, san Giovanni da Capestrano nel 1415”.
I primi storici, confratelli e soci, scrivono: “qui stette diversi giorni a pane e acqua, mentre pesanti catene lo tenevano legato ai piedi. Vedendosi perso decise di darsi alla fuga. Tentò una rocambolesca discesa dalla torre che finì con la frattura del femore, la conseguente cattura ed il nuovo imprigionamento con inasprimento delle pene”.
In questo luogo avvenne la sua conversione, era il 22 luglio 1415, festa di santa Maria Maddalena: “imprigionato nel sotterraneo della torre con l’acqua che gli giungeva fino alla metà delle gambe perse le forze e a causa delle ferite e dei disagi cadde in delirio. (…) Iniziò a riflettere e a cercare di capire quanto era accaduto, concludendo che era stato san Francesco ad apparirgli. La perdita misteriosa dei capelli e il suo cranio calvo tosato alla maniera degli Osservanti era l’invito inconfondibile a diventare francescano”.
Graziano don Giuseppe