Primo Messaggio ai sacerdoti e ai fedeli della Chiesa Ordinariato Militare

 Carissimi,  è con il cuore profondamente commosso e già carico di affetto per ciascuno di voi che rivolgo a tutti il mio saluto più caro e il mio augurio di pace. La volontà di Dio, attraverso Papa Francesco, ha voluto chiamarmi al nuovo e inatteso ministero di Pastore della Chiesa dell’Ordinariato Militare d’Italia. In questo momento, mentre nell’intimo della preghiera invoco e ringrazio il Signore, il mio pensiero si rivolge anzitutto al Santo Padre; nella Nomina con cui mi affida la cura pastorale di questa diocesi leggo la sua fiducia; nel modo in cui egli guida la Chiesa vedo un esempio; nella preghiera con cui accompagna noi tutti ricevo forza. E a lui dico grazie, con voi e per voi: per avermi donato a voi e per avermi donato voi. Con voi rivolgo un grato ricordo a Sua Eccellenza Monsignor Vincenzo Pelvi, mio predecessore come Ordinario Militare, per il servizio svolto.Vi confesso che ho risposto alla chiamata del Signore con trepidazione e non senza timore, ma anche con la certezza della fede che i Suoi progetti, pur quando ci chiedono di percorrere strade nuove, sono sempre tessuti nel segreto da Lui che poggia il Suo sguardo d’amore sulla storia degli uomini. Come Dio stesso dice al profeta Geremia, «Io conosco i progetti che ho fatto vostro riguardo, progetti di pace e non di sventura, per concedervi un futuro pieno di speranza (Ger 29,11).Sì, la pace e la speranza! Sono le prime parole che, con l’aiuto della Parola di Dio, sento di dirvi. Sono le prime parole che mi sono sgorgate dal cuore, non appena ho detto di «sì» al Signore accettando la Nomina del Santo Padre. E, appena quel «sì» è stato pronunciato, tutti voi mi siete entrati nel cuore! È davvero tutti, quindi, che vorrei raggiungere con questo Messaggio e con il mio abbraccio di padre e fratello.Saluto anzitutto voi sacerdoti, cappellani militari, miei primi collaboratori, e sono grato per il vostro ministero, segno dell’amore materno della Chiesa che raggiunge e guida ovunque il gregge del Signore: come Papa Francesco ci ricorda sempre, noi siamo «pastori che devono avere addosso l’odore delle pecore», non «funzionari» e viviamo quella «fatica» che sperimenta il prete che è «in contatto con il suo popolo» (cfr. Discorso al clero di Roma, 16 settembre 2013). In questo senso, la missione dei cappellani rappresenta un dono insostituibile e creativo, umile e prezioso, e si inserisce in diversi ambiti della pastorale della Chiesa: con le Celebrazioni Eucaristiche e la catechesi; con la cura dei giovani, delle famiglie, delle vocazioni; con l’assistenza spirituale dei militari e la loro educazione alla fede, alla vita e alla pace. Cari sacerdoti, con voi muoverò i primi passi del mio ministero, per conoscervi ed essere vicino ai vostri compiti, alle difficoltà, alle gioie, alle speranze, e crescere insieme nel servizio a Cristo e al Suo Vangelo.Saluto voi, seminaristi, la cui vocazione mi sta particolarmente a cuore, mentre ricordo, soprattutto ai sacerdoti, l’importanza che il Seminario e la pastorale vocazionale hanno anche per la nostra Chiesa.Saluto voi, diaconi, e voi, persone consacrate: a diverso titolo, prestate un delicato servizio in tanti luoghi, dove più urgente è il bisogno di cure e sostegno, dove la sofferenza è più stringente e la prova più intensa: lo Spirito Santo illumini la vostra opera rendendovi, sempre più, strumenti della Sua consolazione.E saluto tutti voi, carissimi militari, uno per uno: i capi di stato maggiore, gli ufficiali, tutte le componenti delle forze armate, gli allievi, coloro che, in questo momento, sono impegnati in missioni di pace del contingente italiano in Paesi stranieri. Spero di potervi presto incontrare tutti per incoraggiarvi e accompagnarvi, col ministero e la preghiera, nella missione che la Patria vi affida e per svolgere la quale il Signore vi assicura la Sua tenera vicinanza, chiedendovi di essere consapevoli di come siate a servizio della vita e della pace. La pace, infatti, è un cammino e i nostri passi devono essere guidati dal desiderio di fare la nostra parte per costruirla. Devono essere passi di dialogo con tutti, di rispetto reciproco e rispetto dei diritti umani; passi di ordine e libertà, di legalità e onestà, di giustizia e solidarietà, di lotta contro i soprusi e la corruzione, contro ogni forma di violenza o discriminazione; passi di protezione delle città dell’uomo, nella loro dimensione sociale e politica, nel loro patrimonio di storia e arte; passi di preservazione della natura e dell’ambiente, di custodia della straordinaria bellezza del Creato. Soprattutto, passi di difesa e promozione di ogni vita umana nella sua stupenda dignità: dei più deboli e poveri, dei piccoli e indifesi, dei carcerati e perseguitati, dei senzatetto e disperati, degli abbandonati ed esclusi, di coloro che vivono diverse forme di malattia o disabilità, dei tanti profughi e immigrati che continuano a sbarcare nelle nostre coste dopo viaggi in cui trovano anche la morte, continuando a sollecitare il nostro impegno e il nostro amore.Un ricordo speciale nella preghiera va a coloro che, per tutto questo, con senso di giustizia e fraternità hanno perso la vita, offrendosi generosamente nel compimento del loro dovere e talora anche oltre il semplice dovere. Infine, abbraccio i sofferenti, gli ammalati, i feriti; saluto gli altri sacerdoti e laici collaboratori delle cappellanie, degli uffici delle caserme o dei diversi servizi delle Forze Armate; il personale sanitario; il personale civile della difesa, la Croce Rossa Italiana, le diverse associazioni; ringrazio tutte le famiglie dei militari, che sostengono il loro servizio e li accompagnano con pazienza e sacrificio, e rivolgo un caro pensiero ai familiari dei caduti, le cui lacrime mi toccano nel profondo. Carissimi, tutti voi siete, tutti noi siamo, la Chiesa dell’Ordinariato Militare! E, appena ho detto «sì» al Papa, nel mio cuore e dinanzi ai miei occhi si è spalancata la realtà di questa nostra Chiesa particolare: una porzione bella della Chiesa di Cristo che, come ogni diocesi, proclama con umiltà e forza che la Chiesa è viva nell’annunciare Gesù e il Suo Vangelo. Essa raccoglie in sé tante peculiarità, potenzialità e doni, assieme a difficoltà e fatiche; il suo territorio è molto esteso, ha zone pastorali definite ma si sviluppa, qualora necessario, in posti nuovi, in Paesi stranieri, lontani e diversi da noi. È una Chiesa sparsa per il mondo e, assieme, fortemente unita in Cristo e attorno al suo vescovo.Una Chiesa “senza confini”! La nostra è una diocesi che si diffonde lì dove ciascuno di voi è. Dove una sola caserma, un solo cappellano o anche un solo militare sono presenti, lì c’è la nostra porzione di Chiesa. Questo dimostra che ciascuno di noi, tutti noi siamo Chiesa: una, eppure sparsa, disseminata nel mondo, dovunque c’è un uomo che ha bisogno dell’annuncio di Cristo, c’è un fratello da soccorrere, c’è una vita da difendere, c’è una pace da custodire. Sì, la pace. Perché, se siamo sparsi per l’Italia e per i luoghi che richiedono la nostra presenza, è per essere, in ogni terra, semi di pace. Semi chiamati a fiorire nella pace! Come ho scritto al Papa nella Lettera di accettazione della Nomina, «nella storia del nostro tempo, leggo la missione che il Signore mi affida come un misterioso servizio alla pace, di cui l’umanità è assetata e che solo il Vangelo di Cristo può portare, insegnando l’amore fraterno e il rispetto incondizionato della vita di ogni creatura umana»; e considero significativo che, proprio in questi ultimi tempi, il Santo Padre ci spinga a pregare con particolare insistenza per il dono della pace. Chi di noi non sente questo? Chi non considera la propria missione per la pace impegno prioritario, imperativo urgente, motivazione così profonda da muovere il cammino e superare tanti ostacoli?La pace è un dono da chiedere e un cammino da percorrere; un cammino che è sempre, prima di tutto, personale e interiore. La Chiesa è chiamata a invocare questo dono e a guidare questo cammino. A far crescere il mondo nella pace e a far crescere uomini di pace, educatori di pace!Come ricordava Giovanni Paolo II, «la pace come pienezza di vita, cioè di verità, di giustizia, di libertà, resta il termine più alto dell’anelito e dell’impegno di ogni uomo e di tutti i popoli. La Chiesa serve la causa della pace predicando il messaggio delle beatitudini e dell’amore evangelico, proponendo criteri sempre più rigorosi di rispetto dei valori umani, indicando anche, come ha fatto nel Concilio Vaticano II, strade concrete di internazionalizzazione dell’autorità per ridurre le tensioni e quindi gli armamenti. E nessuno più di chi mette a repentaglio la propria vita, può essere sensibile e grato di questa passione per la causa della pace» (Giovanni Paolo II, Discorso ai giovani militari italiani, 19 aprile 1985). Carissimi fratelli e sorelle, Dio ha progetti di pace e di speranza! Dio ci vuole “Chiesa senza confini”! Per questo Egli chiama tutti noi, a partire da me, a non avere confini nel cuore. Ad essere, sull’invito di Papa Francesco, Chiesa aperta verso quelle «periferie geografiche ed esistenziali» che, per noi, sono così significative; ad essere «Chiesa povera e per i poveri», per portare Cristo, l’Unico necessario. È così che dobbiamo camminare come Chiesa, per incontrarci tutti e con tutti, credenti e non credenti, uomini e donne di buona volontà. È così che dobbiamo cercare «sempre ciò che unisce e non ciò che divide», come diceva l’amato Giovanni XXIII, cappellano militare e Papa della pace. Oggi, nel giorno di Vigilia della sua Festa Liturgica e pochi giorni dopo l’annuncio della sua Canonizzazione, sento, con fiducia, di dover affidare a lui i primi passi di questo cammino che iniziamo, perché ci renda pronti nel compiere la nostra missione: rispondere alle sfide della terra con lo sguardo al cielo, fedeli a Cristo e al Suo Vangelo, uniti nell’amore e gioiosi nella santità. Nell’attesa di incontrarvi e abbracciarvi, continuo a portarvi nel cuore della mia preghiera, dove siete dal primo istante, e invoco su tutti la Grazia, la Misericordia e l’Amore di Dio, contando sulla vicinanza forte dei nostri Santi protettori, di San Francesco e Santa Caterina Patroni d’Italia, e sulla tenerezza infinita di Maria, Regina della Pace e Madre della vita.Pregate anche voi per me! Di cuore, e con grande affetto, tutti vi benedico.   Rossano, 10 ottobre 2013 Vigilia della Festa del Beato Giovanni XXIII                                        X Santo Marcianò

19-02-2014